Erano passati un po' di giorni dal loro ultimo incontro informale. Quel giovedì sera non si erano visti per colpa di un impegno di lui —le aveva lasciato un bigliettino nella scatola vicino al Velux— e questo aveva permesso a Marinette di pensare. Ancora faticava a rendere reali le parole di Chat Noir. Lui l'aveva amata per quello che era, non per quella stupida maschera che indossava per sconfiggere Papillon. Non riusciva a crederlo, eppure da come si era espresso, dalla dolcezza insita nei suoi occhi mentre pronunciava l'amore che aveva provato per Ladybug era chiaro che fosse vero. Si sentiva più che mai stupida ad aver sottovalutato così tanto il ragazzo.
Nella settimana era comparsa una sola Akuma, estremamente semplice da sconfiggere, e durante la battaglia Chat Noir si era comportato in modo del tutto professionale. Non erano mancate le solite battute del gatto e il suo atteggiamento allegro, il che la rincuorò, ma non aveva flirtato con lei nemmeno una volta. Non l'aveva nemmeno chiamata Insettina, quel tanto odiato soprannome che ora le mancava come l'aria. Non capiva perché la cosa le dispiacesse tanto, se l'avesse saputo qualche settimana prima davvero non le sarebbe importato così tanto. Tikki doveva aver compreso il suo turbamento perché spuntò furtivamente fuori dalla sua borsetta per parlare.
«Marinette, è ovvio che i vostri incontri ti hanno cambiata. Hai scoperto molte cose sul suo conto, hai empatizzato con lui. Cosa credevi? Che Chat Noir fosse un robot? O forse pensavi che fosse una specie di Don Giovanni dalla bella vita?»
«Non lo so, Tikki! Non so cosa pensassi di lui... Ma di certo non pensavo di trovarmi davanti un ragazzo così tanto sensibile e premuroso! Cerca di capire anche tu, non è che oltre a giurarmi amore eterno a ogni singola battaglia facesse molto altro per far conoscere i suoi sentimenti...» rispose seccata la ragazza.
«Questo perché tu, a giusta ragione, non glielo hai permesso. Dovevi proteggere le vostre reciproche identità. È chiaro che, ora che sai molte più cose su di lui, potresti metterti a fare ricerche e in un battito di ciglia la scopriresti.» La piccola Kwami non disse ad alta voce che in realtà non sarebbero nemmeno servite le ricerche: sarebbe bastato che lei aprisse gli occhi e si guardasse intorno. Tikki però non avrebbe di certo lasciato che accadesse.
«Tranquilla, non accadrà... Ora rimettiti al sicuro: puoi essere vista ed è meglio evitarlo.» Non aveva voglia di affrontare il discorso identità, non voleva sorbirsi nuovamente gli ammonimenti della Kwami che ormai le affollavano la mente in continuazione. Tikki credeva che, ripetendole di fare attenzione e di non mettere a rischio la sicurezza di tutti, l'avrebbe tranquillizzata ma era totalmente il contrario. Il timore di scoprire l'identità del suo compagno e di esporlo al pericolo in una successiva battaglia le strozzava il cuore. Non voleva che gli accadesse nulla, assolutamente nulla.
Ancora preoccupata e un po' amareggiata, la ragazza proseguì la sua camminata verso la sua destinazione: un complesso di palazzi non troppo lontano da casa sua.
Una volta arrivata, suonò il campanello, e non appena disse chi era, il proprietario le aprì subito. Salì le scale fino a quando non arrivò al piano giusto e percorse il corridoio. Ben presto vide il basso vecchietto aspettarla fuori dalla porta.
«Buongiorno, Maestro Fu!»
«Ciao Marinette, mi chiedevo quando saresti venuta. Entra pure, ti faccio una tazza di tè.»
Marinette si accomodò nel piccolo salotto del Guardiano dei Miraculous, mentre Tikki uscì allo scoperto per salutare Wayzz, il Kwami del Maestro. La ragazza fece i complimenti al Maestro per la nuova abitazione.
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Maschere nella Città dell'Amore
FanfictionDesidero raccontare l'amore: quell'amore che ci pervade piano piano, senza che ce ne accorgiamo; quell'amore che ci fa venire mille dubbi e che rende la vita piena di incertezze e confusione; quello stesso amore che sa regalare momenti di felicità u...