Capitolo 20

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Era appena passata l'ora di cena in casa Agreste. Adrien aveva trascorso la sua intera giornata ad aspettare con ansia quel momento: quello in cui sarebbe andato da lei. Beh, a dirla tutta l'altro momento più atteso della giornata era stato incontrarla per riferirle la notizia che suo padre gli aveva dato la sera prima. Aveva spiegato leggermente in imbarazzo le dinamiche del loro incontro: avrebbe dovuto portare con sé una delle sue creazioni in modo che suo padre analizzasse le sue capacità, che lui stesso non metteva in dubbio. Aveva osservato bene la reazione della ragazza, che era passata da uno stupore basito, dall'incredulita assoluta ad una più totale ammirazione e gioia. Si era aspettato anche un leggero imbarazzo e contegno, ma si era totalmente sbagliato. Mai avrebbe potuto immaginare che la ragazza gli sarebbe saltata addosso, abbracciandolo fortemente e appendendosi letteralmente al suo collo. In un primo momento l'aveva spiazzato, certo, ma poi un'immensa ondata di calore e piacere lo aveva invaso: era così felice di vederla contenta grazie a quella notizia, grazie a lui, così appagato che affondò il viso nel suo collo e la strinse ancora di più a sé. Non si sarebbe staccato mai, se fosse stato per lui, ma dovette comunque farlo per non sembrare strano. Avrebbe dato tutto ciò che aveva pur di resipare ancora il profumo vanigliato dei suoi capelli, la freschezza della sua pelle... Anche in quel momento, mentre si apprestava a trasformarsi per tornare da lei, sentiva le farfalle pervadergli lo stomaco e la sua preoccupazione salire. Era conscio di stare giocando ad un gioco pericoloso. Alla fine, Plagg aveva ragione... Non riusciva più ad ignorare il calore che lo pervadeva quando si trovava in sua presenza, a fare finta di nulla quando il suo stomaco faceva le capriole. Non dopo le ultime due serate che aveva trascorso con lei in quanto Chat Noir: erano state talmente belle, talmente genuine che gli era sembrato di essere un ragazzo dalla vita normale per la prima volta dopo un'infinità di tempo. Gli era sembrato di essere a casa, in una vera casa che straripava d'amore. Di conseguenza, non aveva potuto ignorare quel fiume di incredibili emozioni che lo stava travolgendo e che si impadronivano di lui anche in quel momento. Disse velocemente a Plagg di trasformarlo per andare al più presto verso la pasticceria. Saltò impaziente da un tetto all'altro, rallegrandosi quando atterrò sul balcone della ragazza. Andò a bussare lievemente alla botola, come faceva d'abitudine, ma non ricevette alcuna risposta. Bussò più forte. Ancora niente. Eppure le luci erano accese. Per sicurezza aprì la scatolina lì accanto per vedere se lei gli aveva lasciato qualche messaggio che indicasse la sua mancanza. Nulla di nulla. Bussò una terza volta contro il vetro del Velux, accostandosi per sentire meglio cosa succedeva, ma riusciva a percepire solo del baccano. Ora iniziava seriamente a preoccuparsi, ma non voleva entrare senza il suo permesso, nonostante il Velux fosse solo accostato. Decise di andare a controllare ad una delle finestre che davano sulla camera, facendo attenzione a non farsi vedere, nel caso al suo interno ci fossero altre persone oltre alla ragazza. Controllò che in strada non ci fosse nessuno come era suo solito fare: non voleva di certo essere visto e riconosciuto dato che avrebbe potuto mettere in pericolo Marinette. Quando ci fu il via libera, con l'aiuto del suo bastone si tenne in equilibrio e guardò di soppiatto dentro la camera. Ciò che vide lo lasciò senza fiato per una bella manciata di secondi.

Intanto, il baccano di poco prima non era altro che musica dal ritmo martellante a medio-alto volume, il che spiegava perché Marinette non lo sentisse bussare. Inoltre, la ragazza era estremamente impegnata a ballare. Beh, più o meno. Non era esattamente quella che si poteva definire una cima, eppure Chat Noir ne rimase affascinato. Si stava muovendo in modo sconclusionato e assolutamente libero da ogni preoccupazione, la sua enfasi compensava la sua scarsa coordinazione. Non l'aveva mai vista così spensierata, così decisa ad esprimere le sue emozioni soltanto con i movimenti del suo corpo tanto da ballare in modo frenetico e ridere. Sì, perché stava ridendo sinceramente mentre girava su sé stessa con le braccia aperte. E poi, come suo solito, cadde a terra, per poi scoppiare nuovamente a ridere gioiosa, rialzarsi e riprendere a ballare.

Maschere nella Città dell'AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora