Capitolo 14

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Appena tornò a casa dopo la passeggiata con Luka, Adrien e Katami, Marinette cenò quasi immediatamente: aveva una fame pazzesca. Uscita da scuola era tornata subito a casa per cambiarsi in fretta e uscire con Luka. Avevano passeggiato e chiacchierato un bel po' ancora prima di incontrare Adrien e Katami, e non si erano mai fermati a prendere qualcosa. A nulla erano valsi i tentativi della ragazza di consigliare a Luka di fare una piccola sosta rigenerante: lui infatti rispondeva che non desiderava prendere nulla per il momento senza chiederle di rimando se volesse qualcosa. Di conseguenza non aveva messo nulla sotto i denti per un bel po' di ore e la sua pancia brontolava disperata.

Guardò l'ora per accorgersi che era effettivamente prestino per cenare. Beh, poco male... Mangiando presto avrebbe avuto più tempo per sé stessa e per le sue creazioni. O per i compiti. E quella sera toccava ai compiti, purtroppo. Almeno nessuno l'avrebbe disturbata dato che i suoi genitori erano via a cena. Nessuno tranne Chat Noir, ovviamente.

Tikki aveva appena finito di gustare la sua razione di biscotti quando lei si sedette sulla scrivania.

«Dovrai fare in fretta a finirli. Devi anche metterti il pigiama prima che arrivi!»

«Hai ragione! Per fortuna la signorina Bustier non ci ha dato troppe cose da fare, me la sbrigherò in mezz'oretta.»

Si mise di buona lena e in un attimo terminò tutti gli esercizi che le avevano dato. O almeno così parve a lei: in realtà era passata quasi un'ora e quando Tikki glielo fece notare lei si impanicò.

«Oh no, no, no. È una catastrofe!! Devo sbrigarmi a cambiarmi. Non posso rovinare la mia stessa sorpresa!» Si fiondò in bagno di corsa con in mano un gomitolo di vestiti neri che poggiò sul mobile del lavandino. Si pettinò in fretta i capelli e li raccolse in una coda. In seguito si spogliò per vestirsi con il suo nuovo pigiama. Tornò alla scrivania e, vedendo decise che per perdere un po' di tempo si sarebbe messa a disegnare.

Non sapeva perché si era tanto fissata sul prendere quel dannato pigiama. Era una cosa assolutamente stupida e probabilmente a lui non sarebbe minimamente importato. Anzi forse si sarebbe messo a ridere. Però da dopo la loro ultima battaglia sentiva che qualcosa era cambiato. Quando si era ritrovata a terra, privata di tutta la sua speranza, l'unica cosa che l'aveva fatta rialzare era stata vedere lui in una situazione ben peggiore. Era scattato qualcosa in lei, qualcosa che non riusciva a comprendere. Sapere di avere lui al suo fianco le aveva portato talmente tanta gioia che in seguito qualsiasi tentativo di Charmer di ammaliarla era terminato con un bel flop. Quello che l'Akumizzata non aveva capito era che lei, sì, aveva certamente paura di deludere Parigi, di non riuscire a compiere il suo dovere, sentiva certamente il peso di tutte le sue responsabilità, ma la cosa che temeva di più al mondo era perdere il suo compagno in battaglia per colpa sua. A farglielo capire non era stato solo vederlo in pericolo, ma le parole che lui le disse per confortarla in seguito confermarono la sua certezza. "Dobbiamo combattere per noi stessi, per i nostri cari, dobbiamo trovare la nostra motivazione". Per lei la sua motivazione era lui, con tutta la sua sicurezza, le sue battutine stupide nei momenti meno adatti, la sua galanteria e la sua spavalderia, la dolcezza del suo sguardo, la forza dei suoi muscoli...

Che?! Si scoprì ad arrossire. Scacciò immediatamente quel pensiero dalla mente. La pasta al pesto di sua mamma probabilmente le aveva dato alla testa. E il fatto che, di lì a poco, sentì bussare al Velux non aiutò minimamente il suo cuore a rallentare i propri battiti.

Mentre saliva le scale, si chiese cosa ne avrebbe pensato lui del pigiama, sperava davvero gli piacesse e, riflettendoci, si sentì nuovamente sciocca.

Maschere nella Città dell'AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora