Capitolo 1

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Era una bella giornata a Parigi: il cielo di un azzurro intenso illuminava la città come non faceva da tempo. Infatti, per tre settimane, la pioggia non aveva lasciato un attimo di pace ai poveri abitanti della città, ormai abituati ad essere costantemente bagnati e infreddoliti. Quel pomeriggio i parigini gioivano! Le strade si erano riempite della solita folla, fatta per lo più di turisti e ragazzini.
Tra le persone che si godevano allegramente il centro c'era anche Marinette Dupain-Cheng, che finalmente poteva prendersi una meritata pausa dallo studio. Stava aspettando la sua migliore amica, Alya Césaire, per fare dello "shopping terapeutico", così lo aveva definito lei. Marinette non ci credeva molto... Non era una fan sfegatata dello shopping, ma era contenta di trascorrere del tempo con Alya senza dover studiare. La stava aspettando in un bar, non troppo lontano dall'Avenue des Champs-Élysées dove le ragazze avevano pianificato di fare un giro. Stava osservando un paio di operai davanti a lei, che cercavano di installare un cartello pubblicitario, giusto per passare un po' il tempo. Quello più grosso dei due asseriva che il cartello, il quale era ancora coperto da un telo, fosse storto, mentre il secondo sembrava convinto del contrario. La ragazza si divertiva a sentirli litigare. Alla fine decisero di lasciarlo così com'era e di togliere il telo di copertura. A Marinette andò il frappè di traverso: il cartello raffigurava Adrien Agreste, il famoso modello parigino figlio del noto stilista Gabriel Agreste, nonché suo compagno di classe.
«Tikki! Lo vedi anche tu, vero? Non me lo sto sognando! È bellissimo! Così carino e dolce in quel completo grigio cenere, gli risalta gli occhi verdi!» esclamò la ragazza, rivolta alla sua piccola Kwami rossa nascosta nella borsetta che aveva appoggiato sulle ginocchia.
«Sì Marinette, lo vedo» affermò questa, ridacchiando.
Marinette e la sua Kwami avevano un rapporto speciale, non si nascondevano nulla, soprattutto perché era grazie a lei che poteva trasformarsi in Ladybug per proteggere Parigi. Perciò la povera Tikki era ben a conoscenza della cotta che la sua padrona aveva per Adrien, e sapeva altrettanto bene che la ragazza, di fronte a lui, iniziava a balbettare frasi sconclusionate la maggior parte delle volte.
«È così perfetto... E io sono una perfetta idiota! Non credo che riuscirò mai a dirgli quello che provo, non quando incasino tutte le parole. Mi risulta difficile parlargli. Certo, ho fatto progressi da un anno a sta parte: se gli parlo in quanto amica riesco, bene o male, ad uscire viva dal discorso e senza troppe figuracce; ma quando penso a lui in quel modo non riesco a controllarmi...» A quel punto Marinette si accasciò sul tavolino del bar.
«Marinette non ti abbattere così. Devi solo trovare un po' di coraggio e credere in te stessa, sei una persona fantastica e anche Adrien lo pensa. E se mi stessi sbagliando, lui non si starebbe avvicinando a te con l'intenzione di salutarti!»
«CHEEEE???» La ragazza si alzò di colpo e vide Adrien avvicinarsi al suo tavolino. Tikki era ben nascosta nella borsetta, nessuno l'aveva vista, ma sicuramente il giovane modello si stava chiedendo perché Marinette stesse parlando da sola. L'avrebbe creduta mezza pazza! La sua vita era rovinata, completamente, assolutamente, totalmente rovinata.
«Ehi Marinette!» Lui al contrario sembrava molto tranquillo.
«Erm... Ehi! Erm, volevo dire ciao... Cioè come stai?» chiese la ragazza che ormai aveva la faccia di un colore rosso, leggermente tendente al viola.
«Bene grazie, stavo andando verso il luogo del prossimo servizio fotografico e avevo voglia di fare due passi.»
«Oh... Bene! Sei fantastico... Cioè, volevo dire, è fantastico, sì insomma, il tuo passatempo... Cioè il tuo lavoro, sì, lavoro, ecco...» Il ragazzo si mise a ridere di fronte alla sua reazione.
«Grazie Marinette, sei divertente, ora scappo. Il lavoro mi aspetta, ci vediamo a scuola!»
«Ciao Adri...en» ma lui era già corso via, veloce come un fulmine.
«Oh Tikki sono un disastro! Altro che progressi! Quando mi coglie così alla sprovvista non so più che fare, non connetto!» e si accasciò nuovamente sul tavolino.
«Su Marinette... Ti aspetta un pomeriggio con Alya, che a proposito sta arrivando. Ti devi divertire, te lo meriti! Cerca di eliminare quel muso lungo.» La piccola Kwami era quasi sempre ottimista, il che era d'aiuto alla ragazza che si sottostimanva troppo spesso. Alya raggiunse Marinette al bar e insieme si incamminarono verso i loro negozi preferiti. Più che comprare e indossare i vestiti, a Marinette piaceva guardarne lo stile per ispirarsi e crearne lei stessa di nuovi. Il suo sogno più ambizioso era di diventare una stilista famosa almeno quanto Gabriel Agreste. Difficile, ma non impossibile. E lei era davvero molto talentuosa: lo stesso Gabriel, che aveva avuto l'occasione di osservare alcune sue creazioni, lo credeva. Per questo, pur essendo ancora una giovane adolescente, si dedicava con dedizione alla sua passione. Perciò entrambe passeggiavano e guardavano attentamente le vetrine. Di tanto in tanto entravano nei negozi e Alya si metteva a provare tutti i capi che le piacevano. Fino a quel momento aveva accumulato una decina di borse da shopping — cinque per braccio — e Marinette insisteva nel volerla aiutare a portarne qualcuna, con scarsi risultati. Alla fine ci rinunciò e si godette la passeggiata.

Maschere nella Città dell'AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora