Mentre Luka chiacchierava con Katami, Marinette si trovava a casa sua e, in particolare, stava tentando di riparare un vecchio pantalone che uno dei suoi rari clienti le aveva affidato. Il compito non solo era arduo in sé, poiché lo strappo risultava essere molto esteso, ma anche la distrazione della ragazza non era d'aiuto: nella sua mente frullavano una massa estremamente ingarbugliata di pensieri. Primo tra tutti, quello che quel giorno Wayzz, il Kwami di Maestro Fu, doveva farsi vivo per fare il punto della situazione e decidere il giorno in cui poter lasciare incustodita Parigi. Alla fine, durante la settimana c'era stato un'unico attacco oltretutto molto semplice da risolvere, il che era fantastico per i loro programmi ma abbastanza allarmante da un punto di vista più generale.
Un altro tarlo che popolava la sua mente era Chat Noir. Sì, esatto, proprio lui... Il lunedì e il giovedì scorsi si erano incontrati senza intoppi e avevano trascorso delle serate assolutamente normali, prive dei soliti drammi che popolavano i loro incontri. Si erano limitati a raccontare aneddoti divertenti riguardo alle loro vite di tutti i giorni, senza parlare delle rispettive cotte. Marinette avrebbe tanto voluto tirare fuori l'argomento "Ladybug" nuovamente per saperne di più, per capire meglio il ragazzo e buttarsi tutto alle spalle. Purtroppo però non ne ebbe occasione: lui era così spensierato e curiosamente dolce che non voleva in alcun modo alterare il suo umore. Grazie a quelle due serate aveva avuto l'opportunità di scoprire molti suoi aspetti caratteriali che, ancora una volta, non si aspettava di trovare in lui: alla sua curiosità, per esempio, si accompagnava anche una certa consapevolezza dei limiti che non poteva oltrepassare, quindi le sue domande risultavano discrete e interessate. E poi aveva scoperto che il ragazzo adorava leggere qualsiasi tipo di libro, che si trattasse di un romanzo o di un polpettone filosofico non aveva importanza per lui —anche se adorava in particolar modo i manga giapponesi. Chat Noir leggeva! Era una cosa talmente normale e banale che non avevrebbe mai pensato di associarla a lui, un supereroe! E rimase ancor più di stucco quando lui si mise a citare a memoria Shakespeare giusto per il gusto di impressionarla.
Di fronte tutte queste scoperte, lei era arrossita. Sicuramente per l'imbarazzo e per la vergogna poiché si era resa conto ancor di più di quanto la sua impressione sul suo compagno fosse sbagliata, di quanti pregiudizi, col passare del tempo, si era ficcata in testa e aveva dato per scontato fossero veri: le parole di Tikki le risuonavano nella mente... "Cosa ti aspettavi? Che fosse un robot?" No, certo che no... Però nei film, nei libri, nelle storie in generale i ragazzi come lui vengono quasi sempre descritti come dei farfalloni scansafatiche, no? No, Chat Noir non era affatto così.
Un altro motivo per cui era arrossita era —ma questo faticava ad ammetterlo anche alla parte più intima di sé stessa— il proprio compiacimento. Sì, perché Chat Noir era lì a parlare di queste cose con lei, quando a sua disposizione avrebbe potuto avere qualsiasi altra ragazza di Parigi. Era compiaciuta perché il ragazzo si confidava, si complimentava, si comportava in modo dolce e carino con lei. Solo con lei, a detta sua, e lei gli credeva poiché provava una fiducia cieca nei confronti di quel ragazzo che mai e poi mai le avrebbe mentito. Chat Noir non era un bugiardo; aveva altri difetti, come l'arroganza ad esempio in alcune occasioni, ma non era in alcun caso un bugiardo o un mentitore.
Marinette si sentiva particolarmente stupida ad averlo rifiutato così tante volte in passato senza dare credito al suo amore per lei. Non che non avesse preso sul serio i suoi sentimenti, quello no, però si era detta che si trattava solo di una cotta passeggera, finta. Era convinta che fosse un sentimento più superficiale solo perché lui si era innamorato di Ladybug, del suo essere perfetta agli occhi del mondo. Invece... Ancora non riusciva a crederci... E addirittura, più passava il tempo, più il fatto che lui avesse smesso di provare quei sentimenti per lei le dava fastidio, facendola sentire in seguito sempre più addolorata. Vederlo sorridere in modo così dolce e spensierato quel giovedì le aveva scaldato il cuore, tanto quanto le aveva fatto male il suo atteggiamento in battaglia. Non sentirsi più chiamare Insettina le procurava una fitta nello stomaco perfino più dolorosa di quando le veniva il ciclo, il che era tutto dire.
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Maschere nella Città dell'Amore
FanficDesidero raccontare l'amore: quell'amore che ci pervade piano piano, senza che ce ne accorgiamo; quell'amore che ci fa venire mille dubbi e che rende la vita piena di incertezze e confusione; quello stesso amore che sa regalare momenti di felicità u...