Capitolo 3

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«Marinette! Svegliati! La signorina Bustier sta arrivando!» Marinette si sentì scuotere vigorosamente. Si alzò di colpo dal banco, in panico. Si tranquillizzò quando vide Alya che rideva seduta accanto a lei. Quella mattina aveva faticato a svegliarsi, Tikki l'aveva buttata giù dal letto a forza, un po' trascinandola e un po' minacciandola. Era rimasta sveglia fino a tardi per terminare un lavoro di scuola, non essendo riuscita a farlo nel pomeriggio. Tutto per colpa di Mister "Prenderò I Vostri Miraculous A Forza Di Akuma" Papillon. Era passata una settimana dall'attacco di Humiliatrix. Una settimana in cui lei e Chat Noir avevano dovuto lottare quasi ogni giorno, dato che quel fanatico sfornava Akuma alla stessa frequenza con cui i suoi genitori sfornavano croissants. Se fosse andato avanti così, Marinette non avrebbe più saputo quando farsi la doccia. Per non parlare dello studio... Per stare al passo le ci erano volute ore sacrificate al sonno. Il suo amato letto sentiva la sua mancanza ormai. Perciò quella mattina non sapeva come ci era arrivata a scuola, probabilmente da sonnambula.
La signorina Bustier entrò in classe e salutò tutti gli alunni; iniziarono le lezioni, che Marinette faticò a seguire un po' perché gli argomenti non erano tra i suoi preferiti, un po' perché era un miracolo che riuscisse a tenere gli occhi aperti.
La giornata trascorse lentamente, inesorabilmente; così la fine delle lezioni arrivò. Marinette stava tranquillamente riponendo i libri nel suo armadietto quando fu raggiunta dalle sue compagne di classe. Volevano organizzarsi per trovarsi nel pomeriggio e andare a prendere un gelato. Ci sarebbero state Alya, Rose Lavillant, Juleka Couffaine, Mylène Haprèl e, eccezionalmente, anche Luka, il fratello di Juleka. Purtroppo Alix Kubdel non poteva raggiungerle per via di un impegno famigliare.
«Ci sarai Marinette?» le chiese Alya.
«Ecco... Io...» rispose esitante. Lo desiderava molto, ma d'altra parte il letto la chiamava...
«Una stupida passeggiata per un gelato? Bah, voi nullità avete proprio tempo da perdere. Io, la figlia del sindaco, non mi abbasso a tali futilità, non è vero Sabrina?» Il temibile duo Chloé Bourgeois-Sabrina Raincomprix si avvicinò al gruppo delle ragazze.
«Nessuno ti ha invitata a venire infatti, Chloé...» rispose seccamente Alya. Chloé  era insopportabile, come sempre d'altronde. Si sentiva superiore a tutti perché suo padre era il sindaco di Parigi e il direttore dell'hotel "Le Grand Paris", ma non era altro che una viziata figlia di papà. Così la vedeva Marinette, la maggior parte delle volte. Era vero che aveva visto anche il suo lato buono, ma questo emergeva raramente con la giovane ragazza, quindi finiva per trovarla disperatamente odiosa. Dopotutto, Chloé aveva iniziato a bullizzarla alla scuola materna e non aveva più smesso da allora, perciò non nutriva la massima simpatia per lei.
«Io oggi viaggerò in elicottero fino a Versailles per raggiungere mio padre e assistere alla sfilata organizzata all'aperto da mia madre! Una sfilata assolutamente esclusiva.» La ragazza si gonfiava a ogni parola che pronunciava. La sua espressione assunse un cipiglio saccente.
«Bene, mentre tu passerai il tuo tempo sotto il sole cocente delle tre a guardare modelle sudare più che sfilare, noi mangeremo un bel gelato rinfrescante all'ombra degli alberi del parco.» Replicò Marinette con un sorriso.
«Come?! Questo è ridicolo! Assolutamente ridicolo! Andiamo Sabrina, non perdiamo altro tempo con queste qua. Ci divertiremo un mondo alla sfilata!» Detto questo, se ne andò dal locale armadietti con Sabrina alle calcagna. Marinette tirò un sospiro. Quanto era difficile avere a che fare con Chloé...
«Significa che verrai!!!» Alya era estremamente eccitata. Marinette sorrise e annuì dolcemente. Mentre la bionda parlava, aveva capito che aveva voglia di divertirsi. Non avrebbe fatto tardi, così da avere del tempo per riposarsi. Si diedero appuntamento per le tre e si salutarono per andare a casa a mangiare. Mentre camminava, Tikki spuntò fuori dalla sua borsetta quel tanto da permetterle di parlare alla ragazza.
«Sei sicura che non sia meglio una sana dormita per oggi?»
«Ci ho riflettuto, e ho abbastanza tempo da dedicare sia alla passeggiata che alla dormita. Dato che ieri sera mi sono impegnata e ho terminato tutti i compiti che avevo in sospeso per la scuola, oggi non devo fare nulla. Un po' di svago dovrebbe farmi bene.» Sorrise alla piccola Kwami, che la guardò dubbiosa ma non la contraddisse.
«Va bene, ma non stancarti troppo.»
Marinette entrò nella panetteria e salutò i suoi genitori con un bacio. Le dissero che il pranzo era pronto e che poteva iniziare a mangiare perché loro avevano del lavoro da terminare. Così la ragazza mangiò e si riposò in camera sua. In un battito di ciglia arrivarono le tre; la giovane non se ne accorse nemmeno, impegnata com'era a disegnare un vestito. Ad un certo punto il suo telefono prese a squillare, spaventandola.
«È Alya... Che cosa... Aaaaaaaah! L'uscita! Sono le tre! Devo sbrigarmi!» Marinette farfugliava strane parole mentre si preparava frettolosamente per uscire. Si accorse che il telefono stava ancora squillando, quindi rispose.
«Ciao Alya... Si certo, sono per strada. No, non mi sono dimenticata della passeggiata, sto arrivando. Mi ci vorranno solo due minuti. Ora ti devo lasciare, mi rallenti.» Chiuse di colpo la chiamata. «Devo sbrigarmi! Per fortuna che il parco è a due passi! Ma dove hai la testa Marinette!» Nel frattempo Tikki osservò la scena divertita e rassegnata. Una volta pronta scese di corsa le scale, salutò velocemente i suoi genitori affermando che sarebbe tornata prima che facesse buio e corse via. Si diresse rapidamente verso il parco, dove trovò tutti quanti ad aspettarla.
«Ciao! Scusate il ritardo, non mi sono accorta che il tempo volava perché stavo disegnando, e ci ho messo più tempo del solito per prepararmi» affermò imbarazzata. Le sue amiche scoppiarono a ridere. La conoscevano fin troppo bene ormai ed erano abituate ai suoi ritardi. Le volevano bene anche per questo. Luka, che sorrideva dolcemente, la salutò con la mano mentre le sue amiche la soffocavano in un forte abbraccio di gruppo. Lei ricambiò con un'espressione a metà tra l'imbarazzato e il felice.
«Allora, questo gelato?» chiese Mylène.
«Hai ragione! Dove volete andare? Si sa dove si trova oggi André?» chiese Alya. André era il famoso gelataio degli innamorati di Parigi: si diceva che le coppie che mangiavano il gelato da lui sarebbero state insieme per sempre. I genitori di Marinette si conobbero così, e ogni volta che lei nominava il gelataio, non perdevano occasione di raccontarle la loro storia.
André le ispirava sia ricordi bellissimi che dolorosi: era stato trasformato in supercattivo per colpa sua poiché lei si era fatta prendere dallo sconforto a causa della mancanza di Adrien e aveva negato la magia dei suoi gelati. Quella stessa sera aveva scoperto che Chat Noir amava il suo alterego, Ladybug, e aveva dovuto rifiutarlo perché era innamorata di Adrien...
D'altra parte aveva mangiato molte volte il gelato con i suoi amici, trascorrendo bellissimi pomeriggi pieni di gioia e risate e...
«Pronto?! Terra chiama Marinette! André è davanti al Louvre, andiamo?» Alya le sventolò una mano davanti alla faccia ridacchiando e raggiungendo le altre. Si riscosse dai suoi pensieri e si rese conto che le ragazze si stavano incamminando. Notò che Luka era rimasto indietro per aspettarla, perciò sorrise e lo affiancò. Di fronte al gruppetto si prospettava una camminata discretamente lunga e Marinette aveva tutta l'intenzione di godersela. Luka era taciturno e, all'apparenza, sereno. Come al solito a dirla tutta. L'unica differenza era che quel giorno non aveva con sé la sua chitarra. La ragazza gli chiese perché non l'avesse portata dato che, da quando lo conosceva, non l'aveva quasi mai visto senza.
«Sento che oggi non ne avrò bisogno» rispose tranquillamente con un lieve sorriso misterioso. A volte Marinette faticava a comprenderlo, mentre lui sembrava capirla perfettamente. Riusciva a leggerle dentro come pochi riuscivano a fare. Capiva come si sentiva da un suo semplice sguardo e convertiva le emozioni di lei in note musicali per farla sentire meglio.
Sapeva che Luka nutriva dei sentimenti per lei, eppure lui non le metteva pressione, non faceva riferimenti ai suoi sentimenti. Si comportava da amico tutto il tempo, senza far mai intuire nulla. La ascoltava perfino quando lei si disperava per Adrien, le stava accanto nonostante sapesse della sua cotta per il modello. Nulla sembrava turbarlo. Un giorno le disse che lui desiderava molto che le cose tra lei e Adrien andassero a buon fine. Aggiunse anche che, se così non fosse stato, lui sarebbe sempre stato al suo fianco. Il suo coraggio l'aveva stupita. Era diverso da tutti i ragazzi che conosceva ed esercitava uno strano effetto sulla ragazza. Mentre Adrien la confondeva, la imbarazzava e le impediva di esprimersi; Luka la rasserenava, le infondeva pace. Eppure questo non faceva altro che confonderla maggiormente: non comprendeva cosa sentiva nei suoi confronti, non sapeva se era semplice interesse o qualcosa di piu6. Per questo tendeva a non voler pensare a lui. Paradossalmente, per quanto fosse una buona spalla su cui appoggiarsi quando era delusa, Luka la rendeva insicura: lui demoliva i paletti su cui aveva costruito meticolosamente la sua vita e le sue passioni, come il suo amore per Adrien, con un semplice sorriso. Perché provare dei sentimenti era così complicato? Perché quando si trattava di amore tutte le sue certezze crollavano inesorabilmente?
«Sembri pensierosa oggi. Qualcosa ti preoccupa?» La voce di Luka, che si era avvicinato sempre di più a lei, la riportò alla realtà.
«Sì, cioè no. Voglio dire, sì sono pensierosa ma non penso a nulla in particolare.» Lui accettò la sua risposta senza fare una piega.
«Marinette! Hai terminato quell'abbinamento a cui stavi lavorando? Quello della borsetta e della gonna!»
«Oh sì Mylène! Alla fine ho pensato di aggiungere dei dettagli floreali su un lato della borsetta, per richiamare i disegni sulla gonna.»
«Hai con te lo schizzo?» domandò Rose.
«Certo, porto sempre con me il quaderno nel caso mi venga qualche ispirazione. Dopo quando ci sediamo ve lo mostro!» La ragazza era molto contenta del risultato che aveva ottenuto con quell'abbinamento ed era ansiosa di sapere il parere delle sue amiche. In caso di pareri positivi, avrebbe realizzato la sua idea. Non avendo commissioni urgenti in quel periodo, poteva tranquillamente dedicarsi ai suoi modelli preferiti. Akuma permettendo ovviamente...
«Avete notato che ultimamente Nathaniel se ne sta spesso con Marc?!» Alya era ammiccante. Adorava il gossip in tutte le sue sfaccettature. Non per nulla era una blogger con i fiocchi.
«Eddai Alya, lo sai che stanno lavorando al secondo volume del loro fumetto...» Marinette invece preferiva non interferire con le questioni di cuore degli altri: le bastavano le sue; la sua vita era già una telenovela di suo.
«Secondo me ha ragione, forse hai davvero creato una coppia facendoli avvicinare Marinette.» Era stata Juleka a rispondere. Non parlava spesso, ma quando lo faceva diceva sempre ciò che pensava.
La ragazza fece spallucce. Erano affari loro in fin dei conti, a lei importava che stessero bene insieme e che creassero dei bellissimi fumetti in armonia l'uno con l'altro. Se poi la simpatia sfociava in amore non poteva che essere felice per loro. Mettersi a fare congetture non aveva molta importanza.
Continuarono a camminare e, tra una chiacchiera e un gossip, raggiunsero André che quel giorno si era appostato accanto alla piramide del Louvre. Fortunatamente non era troppo affollato. Appena il gelataio li vide, li salutò calorosamente poiché li aveva riconosciuti.
«Salve ragazzi! Come ve la passate?» chiese curioso, con il suo accento marcato.
«Bene André, avevamo voglia di rinfrescarci con un gelato. Cosa ci consigli oggi?» A quella domanda il gelataio iniziò a fare un elenco di tutti i gusti più ricercati che aveva. Una a una le ragazze ordinarono, finché non fu il turno di Marinette. André aveva notato la sua vicinanza con Luka e propose loro un gelato di coppia. In un primo momento la ragazza si imbarazzò, guardò Luka per capire cosa fare e rifletté se era il caso di prenderlo o meno. Lui non le diede indizi, la guardò in modo tranquillo, pronto ad accettare ogni sua decisione. Dipendeva da lei e il suo buonsenso le diceva di accettare. Era un gelato un fin dei conti, non una proposta di matrimonio. Però una parte di lei aveva sempre desiderato mangiare il gelato di André con Adrien... Il gelataio la osservava paziente, col passare del tempo sempre più consapevole di averla messa in difficoltà data la sua esitazione. Alla fine, Marinette prese la sua decisione.
«Certo André, quali gusti ci consigli?» Il buonsenso aveva avuto la meglio; inoltre voleva bene a Luka, forse anche più bene di quanto avrebbe dovuto considerata la sua cotta per Adrien. Non riusciva davvero a capire cosa stava provando. Forse il suo cuore tentava di dirle che il modello non era il ragazzo più giusto per lei. In fin dei conti aveva passato l'ultimi anni a sbavargli dietro mentre lui non dava segni di interesse. E poi ultimamente si era avvicinato un po' tanto a Katami... Eppure Marinette non voleva rassegnarsi. Era troppo presa per lasciare perdere. Ma non avrebbe certo permesso che Adrien le impedisse di mangiare il gelato con Luka.
«Per voi un abbinamento unico e raro. Fragola come il colore della sua bocca; mora, dolce quanto il suo profumo e anice, forte e amabile come il suo carattere. E anche leggermente azzurro, che fa pendant con i capelli» e fece un occhiolino a Luka, il quale prese il gelato ringraziandolo e sorridendo calorosamente. Si sedettero tutti insieme su una panchina lì vicino assaporando per un momento i loro gelati. Mylène chiese a Marinette di vedere i bozzetti e la ragazza non la fece aspettare. Una volta che il suo quaderno fu contemplato da tutti, la ragazza chiese ansiosa la loro opinione.
«Ti sei davvero superata questa volta, devi assolutamente realizzarli!» Mylène era super entusiasta, Rose annuiva felice e Alya sorrideva e la guardava teneramente.
«Dovresti aggiungere più azzurro su alcuni fiori» sostenne Juleka, si aprì un piccolo dibattito alla fine del quale tutte le ragazze concordarono con lei. Le ringraziò per il consiglio e si rivolse a Luka.
«Che ne pensi?»
«Penso che sei incredibilmente talentuosa e che non vedo l'ora di ammirarti mentre indossi quella gonna.» Lo disse senza malizia, con l'unico desiderio di vedere Marinette realizzare ciò che aveva pensato e disegnato. Voleva vederlo diventare realtà. La ammirava per questa sua capacità di rendere concreto qualcosa di astratto, non solo per quanto riguardava i vestiti ma anche per i principi che la ragazza, sempre coerente com sé stessa, rispettava. Lei rendeva veramente il mondo migliore con le sue buone azioni, aiutando gli altri, unendo tra loro persone che in principio non andavano d'accordo. E non se ne rendeva nemmeno conto! Luka ne era assolutamente meravigliato. Nel frattempo Marinette era arrossita leggermente, non si aspettava una risposta così dolce e allo stesso tempo incoraggiante. Cercò di nascondere il rossore mangiando una cucchiata di gelato dalla coppetta che stava reggendo il ragazzo.
Terminarono i loro gelati e passeggiano per un po', fino a quando non si fece ora di tornare a casa. Marinette aveva detto ai suoi genitori che non avrebbe fatto tardi, perciò doveva iniziare ad incamminarsi se non voleva farli preoccupare. Alle ragazze dispiaceva che andasse via così presto, infatti insistettero affinché lei rimanesse ancora cinque minuti. Quei cinque minuti che non si rivelano mai abbastanza. Dovette quindi rifiutare i loro inviti a fare un altro giretto lì intorno e iniziare a incamminarsi. Luka la raggiunse velocemente, chiedendole se poteva accompagnarla a casa.
«Oh, certo.» L'aveva colta alla sprovvista. Non le dispiaceva passare del tempo con lui.
«Allora... Che programmi hai per questa sera?»
«Pensavo di tornare a casa e dormire. Sì esatto, dormire. In questi giorni ho dormito pochissimo perché cercavo di districarmi tra tutti gli impegni che ho avuto...» La sua mente vagò verso gli innumerevoli attacchi di Papillon e le ore passate a liberare Parigi dalle Akuma. «E quindi devo recuperare.» Si girò verso di lui con un sorriso a metà tra lo speranzoso e disperato. Scoppiarono entrambi a ridere.
«Bene, spero che tu riesca nel tuo intento e che nessuno ti svegli. Odio la sensazione che si prova quando si viene estirpati a forza da un bel sogno e non la augurerei a nessuno!» replicò lui sorridente.
«E tu cosa farai, Luka?»
«Questa sera pensavo di preparare io la cena; a casa saremo solo io e Juleka dato che nostra madre è via. Poi penso che mi metterò a suonare tranquillamente la chitarra. Ho ancora una melodia in sospeso che devo sviluppare.»
«Uh! Luka versione Masterchef! Sarei curiosa di assaggiare il tuo piatto migliore.» La ragazza si fece ammiccante.
«A dire il vero non sono un granché, però cerco di cavarmela. Soprattutto se Juleka, come questa sera, deve studiare. Non voglio accollarle un peso in più.» E fu così che Marinette vide per la prima volta Luka imbarazzato. Le venne naturalmente da sorridere di fronte a tanta tenerezza nei confronti della sorella. E insieme con il sorriso arrivarono inaspettate anche le farfalle nella pancia. La ragazza non ci fece caso, le ignorò non dando troppo peso alla cosa.
«Me la farai sentire? Quella melodia che stai scrivendo intendo.» Si stavano avvicinando alla panetteria. Il tempo era volato in un battito di ciglia! Non si era minimamente accorta di aver percorso tutta quella strada.
«Se ti fa piacere, volentieri.» Lui sorrise amabilmente. «Siamo al capolinea. Ti ringrazio per avermi permesso di accompagnarti Marinette, è stato un piacere.»
«Anche per me Luka.» E prima che Marinette avesse il tempo di aggiungere altro, lui si avvicinò a lei e la abbracciò. La strinse a sé con dolcezza per una manciata di secondi. Secondi in cui la ragazza si sentì librare in aria; eppure i suoi piedi erano ben aderenti al marciapiede. Sentì Luka prendere un respiro profondo prima di salutarla.
«A presto Marinette.» Sciolse l'abbraccio, sorrise e si incamminò per la sua strada, lasciandosi dietro una Marinette priva di parole. La ragazza divenne paonazza nel momento in cui le fece un cenno di saluto con la mano, che lei ricambiò timidamente. Non riusciva a spiegarsi cosa fosse successo, cosa stesse sentendo.
Cercò di ritrovare il fiato, che fino a poco fa aveva trattenuto, ed entrò nella panetteria salutando i suoi e dirigendosi a velocità supersonica in camera sua. Una volta dentro si andò a sedere sulla chaise longue e si mise a riflettere in silenzio sull'accaduto.
Tikki uscì dalla borsetta e osservò la sua portatrice ancora pensierosa.
«Marinette... Vuoi parlarne?»
«Non lo so, Tikki, non so cosa pensare. Luka è un amico, un ottimo amico. E io sono innamorata di Adrien. Non capisco perché io abbia reagito in quel modo, non ce n'era motivo! Era solo un abbraccio...»
«Forse... Non vedendo alcun riscontro da parte di Adrien, la tua mente e il tuo cuore stanno andando altrove.» Alla piccola Kwami faceva male vedere la ragazza così abbattuta e la sua frase non migliorò le cose.
«Ora... Vado un po' a letto... Ho bisogno di riposarmi.» Così, arrampicandosi sulla scala, salì sul suo letto e si distese su un fianco, rivolta verso il muro.
La Kwami era consapevole che le sue parole avrebbero potuto ferirla, in fin dei conti vedere il proprio cuore cambiare direzione all'improvviso era devastante. Nonostante ciò, era la verità: le cose cambiano, non rimangono immutate per l'eternità —Tikki ne sapeva qualcosa. Si cresce. E Marinette stava crescendo, lentamente. Cresceva per diventare sé stessa ogni giorno che passava, una persona nuova e possibilmente migliore. Questo era straordinario e terrificante allo stesso tempo.

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