Capitolo 28

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Era già passata più di una settimana da quando Adrien, o meglio Chat Noir, si era dichiarato a Marinette. La settimana più bella della sua vita. Non riusciva più a ricordare se avesse mai provato tante emozioni belle tutte in un'unica volta come gli era successo ultimamente. Solo pensare che alla fine di una lunga ed estenuante giornata poteva andare a ricercare conforto tra le braccia della sua ragazza gli riempiva il cuore di estasi. E tutto questo era possibile solo grazie a Marinette, che gli aveva dato il coraggio di dichiararsi nonostante il profondo terrore di essere rifiutato aleggiasse ancora nella sua anima, grazie alla stessa ragazza che ora lo ricambiava e che, così facendo, gli rendeva le gambe di gelatina.

E, non bastasse, era solo merito suo se aveva avuto quella conversazione del tutto inverosimile con Ladybug: era incredibile da credere, ma la sua compagna gli aveva davvero dato la sua benedizione! Si era fermato a parlarle dopo uno dei loro allenamenti e, tremante, le aveva spiegato la situazione. Lei si era dimostrata pienamente felice della notizia; gli aveva detto che comprendeva la situazione e, dopo averlo messo in guardia dai possibili pericoli, aveva affermato che doveva vivere la sua vita felicemente e che, se era questa misteriosa ragazza la fonte della sua felicità, allora doveva buttarsi a capofitto in essa. La supereroina l'aveva in seguito abbracciato, per poi volteggiare via grazie al suo yo-yo, lasciandolo completamente di stucco.

Alla fine Marinette ci aveva azzeccato! Ma non avrebbe dovuto stupirsi troppo, no? In fondo lei era la ragazza più empatica che conosceva, perciò doveva capire Ladybug molto più di quanto lui avesse mai fatto. Inoltre, il loro carattere era simile, anche se questo Marinette non poteva saperlo. Non come lo sapeva lui almeno.

Ad ogni modo, subito dopo quello scambio, divenne troppo impaziente di andarla a trovare. E così si era ritrovato sul balcone della ragazza senza avere nemmeno il tempo di rifletterci su. Non avrebbe dovuto andarla a trovare quella sera e forse stava trasgredendo a una delle preziose regole che si erano imposti, però gli mancava e aveva bisogno di abbracciarla per darle la bella notizia. Marinette non ne era rimasta affatto sorpresa, e infatti gli aveva sbattuto in faccia un bel "te l'avevo detto!" che lui aveva accettato di buon grado, felice di poterla circondare liberamente con il suo corpo e la sua anima. Salutarsi però era stato davvero difficile... Eppure prima o poi doveva accadere. Ebbe appena il tempo di mettere piede sul tetto di un palazzo vicino alla pasticceria che già sentiva la sua mancanza. Per non parlare del fatto che  incontrarla ogni mattina a scuola non aiutava di certo a fargli mantenere la calma: era lì ma non poteva starle accanto; era vicina ma allo stesso tempo così tanto lontana da spezzargli il cuore. Fu solo grazie ai suoi anni e anni di pratica che riusciva ancora a mantenere stabile la sua facciata, senza far trapelare i suoi veri pensieri. Non aveva altra scelta. Un minimo cambiamento e gli altri se ne sarebbero accorti, esattamente come quando aveva iniziato a balbettare di fronte a lei poco tempo prima. Certo, si sentiva ancora mortalmente in imbarazzo quando i loro migliori amici trovavano ogni scusa per poterli lasciare soli, ma tentava di fare del suo meglio per contenersi. Si limitava quindi a osservarla, il più discretamente possibile. E in quell'ultima settimana lei gli era sembrata raggiante, molto più del solito: sorrideva molto spesso per nessuna ragione apparente e aveva la testa per aria ogni qualvolta qualcuno le rivolgeva la parola.

Ovviamente, non era stato l'unico ad accorgersene poiché Alya, anche quel giorno come negli ultimi tre, stava tentando di torchiare la ragazza per estorcerle qualche informazione.

«Eddai Marinette! Non ho intenzione di credere alla tua balla su tua nonna un secondo di più. So che c'è dell'altro e ti assicuro che lo scoprirò.» Per tutta risposta, Marinette scoppiò a ridere, continuando a sbucciare il mandarino che quel giorno la mensa offriva come dessert.

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