Capitolo 6

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«Quindi meglio il vestito o gli shorts?» Marinette era ancora indecisa su cosa indossare per la sua uscita con Adrien e Katami: infatti, teneva tra le mani un vestito estivo dal tema floreale che aveva preso ancora l'anno prima ma che non aveva mai avuto occasione di indossare, mentre sulla chaise longue giacevano un paio di shorts e una maglietta bianca. Il secondo abbinamento era molto semplice, ma le dava più sicurezza, non era abituata ad indossare i vestiti molto spesso. Non che non le piacessero, chiaro, era solo che non le veniva in mente di indossarli perché prendeva in mano cose in quel momento più comode, tutto qui. Ma allo stesso tempo quei fiori azzurro sulle balze del vestito erano esattamente dello stesso colore dei suoi occhi mentre il bustino stretto in vita l'avrebbe resa più longilinea.

«Marinette sei perfetta con quell'abito, perché esiti?»

«Non lo so, Tikki... Non vorrei che Adrien pensasse che non mi sta bene o macchiarmi in qualche modo. E se inciampassi sull'orlo e cadessi sul fango? E se cadendo sul fango mi trascinarsi dietro Adrien facendo cadere anche lui? E se strappassi il vestito? E se...»

«Marinette! Calmati! Sai bene che non succederà nulla di tutto questo. Come potresti inciampare sull'orlo se ti arriva sopra le ginocchia! Non essere così agitata, andrà tutto bene. Non partire già così demotivata.» Tikki era abituata a sentire Marinette che delirava sulle infinite cose che potevano andare male in certe situazioni, ma continuava a stupirsi per la fervida immaginazione della sua padrona.

Marinette sospirò e sorrise sconfitta.

«Hai ragione, non mi devo preoccupare, andrà tutto bene. Vado a cambiarmi e a mettermi del profumo. Torno subito.» Si diresse verso il bagno e si chiese se fosse il caso di legarsi i capelli in uno chignon. Poi ci ripensò, perché forse lo chignon l'avrebbe resa troppo elegante. Alla fine si fece i soliti due codini, per non rischiare. Si stava mettendo le ballerine quando sentì sua madre chiamarla affermando che Adrien e Katami erano giù ad aspettarla.

«Cooooosaaaa?! Ma dovevamo vederci al Trocadéro! Fra mezz'ora! Aaaah! Devo sbrigarmi!» In velocità si mise il profumo, prese la borsetta, la riempì con l'occorrente per la passeggiata, disse a Tikki di entrarci dentro e si precipitò al piano di sotto. Si fermò appena in tempo per non andare addosso a sua mamma, che le stava venendo incontro pensando che non l'avesse sentita. Sabine, vedendo sua figlia così bella e allo stesso tempo così agitata, le sorrise dolcemente per incoraggiarla.

Se Marinette non fosse stata troppo impegnata a chiedere a Katami il perché del loro curioso anticipo con la voce ancora affannata dalla corsa, avrebbe visto che Adrien, più indietro rispetto a Katami, la stava osservando. E anche molto attentamente. Di rado aveva visto degli abiti addosso alla ragazza e quello le stava d'incanto. Si chiese come mai avesse deciso di metterlo proprio il giorno della loro uscita, e si sorprese ad arrossire. Marinette però non badò minimamente alla sua reazione poiché ascoltava attentamente e con una lieve punta di furia assassina Katami.

«Abbiamo finito scherma una ventina di minuti prima perché il professore aveva un impegno. Perciò siamo venuti noi qui, un po' per occupare il tempo e un po' perché volevamo evitare che arrivassi in ritardo.» Marinette si sforzò di sorridere. Nella sua testa stava partendo una locomotiva a vapore piena di risentimento e rabbia. Lo sapeva di essere goffa, imprecisa, ritardataria. Sapeva di non riuscire a gestire bene il tempo che aveva a disposizione, ma sentirselo dire da Katami in quell'occasione, con Adrien di fronte, era distruttivo. Colpita e affondata, pensò lei. Si riprese subito per dare una risposta innocua e per evitare che vedessero uscire il fumo dalle sue orecchie.

Maschere nella Città dell'AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora