Capitolo 6:Un'Informazione

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La mattina seguente Ive si svegliò ancora appoggiata alla gamba della scrivania con le la lettera in mano. Si alzò lentamente asciugandosi dalla faccia quel che rimaneva del pianto della sera prima. Incastrò il biglietto di Cedric nella cornice dorata dello specchio e raccolse alcuni libri e rotoli di pergamena che erano   sul pavimento.

"Santo Salazar che dolore..."

Pensò massaggiandosi le tempie mentre arraffava la prima gonna che le capitava sotto mano dall'armadio. Era in ritardo, era sempre in ritardo, ma aveva il privilegio di poter dare la colpa agli orari parecchio strani del negozio in cui lavorava. Infatti il proprietario, il signor Genner, un buffo vecchietto bassino con le rughe che nascondevano gli occhi e un sorriso sdentato ma caldo e familiare, aveva un concetto di tardi leggermente diverso dal normale. Per lui se il negozio non era aperto entro le sei e mezza di mattina era un disastro. 

Ive guardò la sveglia, erano le sei meno cinque. Se si sbrigava poteva farcela. Si infilò freneticamente una maglia e un mantello estivo prima di scendere di corsa le scale arraffando la bacchetta dal comodino. Scese in cucina dove l'unica completamente sveglia era la signora Weasley che puliva il tavolo. Suo marito era mezzo addormentato su una sedia, mentre leggeva il giornale e Sirius stava bevendo una tazza di caffè con gli occhi che minacciavano di chiudersi.

«Buongiorno!» esclamò energica, ricevendo un cenno della testa come risposta da parte di tutti e tre. Attraversò a grandi passi la stanza arrivando ad afferrare uno dei dolcetti al cioccolato che la signora Weasley aveva appena finito di preparare (o almeno così credeva Ive dato che c'era ancora una ciotola sporca di impasto). Quella sarebbe stata la sua colazione, vi diede un morso mentre varcava la soglia della porta e si voltò verso la donna. «Delizioso...»

disse con un sorriso sommesso uscendo definitivamente dal numero dodici di Grimmauld Place. Da lì al Paiolo Magico erano una ventina di minuti a piedi che con il fresco estivo di Londra erano piuttosto piacevoli. La brezza mattutina smuoveva delicatamente le fronde degli alberi lungo il viale. Il parchetto di fronte al quartier generale era ovviamente deserto e la rugiada baciava il prato verde costellato da alcuni fiori selvatici. Il sole filtrava pallido attraverso le nuvole che rivestivano il cielo.

"Probabilmente più tardi pioverà..."

Si ritrovò a pensare leggermente sconsolata dal fatto che avrebbe dovuto farsi tutta quella strada sotto l'acqua.

 Il Paiolo Magico era un locale che già dall'esterno appariva piuttosto cupo, in mezzo ad alcuni negozi  di abbigliamento Babbano, eppure la gente  sembrava non accorgersene. Ma probabilmente loro vedevano solo un vecchio locale abbandonato con qualche cartello che vietava l'entrata. La porta di legno nero era davvero pesante e come al solito Ive fece parecchia fatica per aprirla. Dentro c'era quel genere di casino che potrebbe sia spaventarti che farti sentire a casa. Una decina di tavoli erano disposti nella stanza che seppure fosse molto grande appariva ristretta, quasi soffocante, per via dei toni scuri delle pareti e del soffitto e anche della grande calca di gente che la popolava. Tuttavia la maggior parte della gente era appoggiata al lungo bancone nell'angolo destro del locale dove il barista Tom serviva bevande ai clienti aiutato da una strega bionda e dall'aria giovane. Sulla sinistra invece c'erano le scale che portavano al piano di sopra dove c'erano delle stanze per chiunque volesse alloggiarvi.

Salutò con un cenno Tom e altri clienti abituali del Paiolo Magico che vedeva praticamente tutti i giorni, anche a quell'orario, tra cui la signora Selwyn una ricca vecchietta di stirpe Purosangue che aveva una montagna di soldi da spendere in cavolate più vecchie di lei e perciò si ritrovava spesso nel negozio dove Ive lavorava. Lei credeva che Voldemort fosse tornato ma Ive doveva ancora trovare il modo per chiederle di far parte dell'Ordine. Probabilmente avrebbe dovuto provare a convincere anche il signor Genner, ma dubitava fortemente che lui avrebbe accettato. Era un uomo a cui piaceva la tranquillità.

||Ive Lestrange, The Nightmare's Mystery (l'Ordine della Fenice)||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora