Capitolo 20: Solo Uno Su Mille

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«Ehi ehi ehi» Tamsin l'afferrò per un braccio «Dove scappi?»

Ive si fermò, rimanendo di spalle. Sentì l'amico avvicinarsi finché non fu abbastanza prossimo da poterla abbracciare.

«Non ci credi alla scusa che Hermione ha inventato, vero?» Gli chiese lei voltando leggermente la testa per poterlo guardare negli occhi. Lui scosse la testa e lei sospirò. Si perse qualche secondo a fissare le poche foglie rimaste su un albero più avanti, mentre si contorceva le mani. Poi si distaccò leggermente. «Vuoi davvero... sapere la verità?»

«Si Ive, lo sai che puoi dirmi tutto...»

Ive annuì, si voltò.

«Probabilmente molti ti chiederebbero di non arrabbiarti» partì «Ma io no, non posso chiedertelo. So che ti arrabbierai ed è giusto così, me lo merito...»

Cominciò a raccontare . Non ci volle molto perché le lacrime cominciassero ad uscire e si sfogò veramente per la prima volta. Era diverso da tutte le altre volte, non si stava difendendo, non stava urlando contro qualcuno, stava semplicemente raccontando i fatti come erano successi. E anche se sapeva che Tamsin l'avrebbe odiata per quello, gli doveva la verità. Cedric era il suo migliore amico...

...

...Una stanza, delle voci sussurrate. Un arco, voci...

Buio.

Delle bacchette puntate sul collo-

Buio.

Un lampo di luce rossa e un ultimo sorriso sul volto.

Buio.

Lacrime, urla e una risata malvagia.

Buio...

Ive si svegliò di soprassalto, col fiato corto e alcune gocce di sudore che le scendevano lungo la schiena. Era terribilmente arrivata l'ora di dare il bentornato agli incubi. Corse nel bagno del dormitorio buttandosi l'acqua in faccia con le mani. Guardandosi allo specchio vide la propria immagine riflessa, i capelli in disordine gli occhi stanchi e gli zigomi macchiati da ombre violacee. Anche nel buio delle quattro di mattina si percepiva il grande cambiamento che piano piano le stava tessendo una nuova vita, stravolgendola. E nonostante fosse tutto così lento ancora doveva abituarcisi ed era tutto ancora così confuso nella sua testa che ormai non sapeva nemmeno più chi era. Era la Ive fredda e acida che era sempre stata, quella che sputa battutine accusatorie sulla gente solo perché le capita sotto il naso, quella perennemente chiusa nel suo angolino di superiorità? O quella dolce e affettuosa che era con Cedric, quella che si lasciava cullare dagli abbracci e che si perdeva in quelle iridi nocciola, quella che non aveva più il coraggio di dire cattiverie? O magari quella calorosa e tenace, quella che sapeva dare consigli e difendere gli amici? Ma forse era quella fragile dentro che dopo tante pugnalate sarebbe bastato un soffio di vento per farla crollare, quella che piangeva ogni notte sotto le coperte quando nessuno poteva vederla. Quella che portava dentro le sofferenze di tutte le perdite che pesavano sulla sua coscienza come massi in un cuscino di piume?

"Qual è la vera me?"

Qual era la vera Ive? Cosa era veramente lei? Un mostro? O un tenero orsacchiotto di peluche? Una foglia che si stacca dall'albero e cade lentamente portata dal vento, in attesa che qualcuno la raccolga e la porti via dalla tempesta? O una forte quercia che nonostante tutto continua a crescere? 

Ma tutto questo era solo una goccia, una delle tante che in quel momento scivolavano sul suo viso stanco e straziato da quei dubbi. Era solo uno dei tanti problemi. Solo uno su mille.

Si svegliò molto presto (probabilmente perché non si era proprio riaddormentata), quando scese in Sala Comune e si avvicinò alla piccola folla che si era creata davanti la bacheca degli avvisi.

||Ive Lestrange, The Nightmare's Mystery (l'Ordine della Fenice)||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora