Capitolo 8: Per Nome

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Lo ricordava bene il primo giorno in cui aveva incontrato Potter. Era stato cinque anni prima alla Gringott. Lei era lì con sua zia Narcissa per recuperare un po' di denaro per i libri nella sua camera blindata. Erano entrate a passo lento e ampio, del resto Narcissa camminava sempre così e la Ive tredicenne faceva un po' di fatica a starle dietro. Allora era diversa. A parte il fatto che era molto più bassa e che aveva i capelli più lunghi, era molto diversa anche di carattere. Arrivate davanti ad uno dei folletti Narcissa aveva consegnato la chiave un tempo appartenuta alla sorella. Ive era rimasta a fissare i dettagli della banca. Dalla porta di bronzo e quelle di argento che aveva appena varcato, al pavimento di marmo, ai banconi pieni di folletti, tutto l'affascinava lì dentro anche se ormai era la terza volta che vi entrava. In tutto quell'immenso spazio oltre a Ive e a sua zia c'erano solo altre due persone. Una Ive la riconobbe subito, era Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts. L'altra era un bambino minuto con i capelli neri che andavano da tutte le parti e un paio di occhi verde smeraldo nascosti dalle lenti rotonde degli occhiali. Quando gli erano passate accanto Ive l'aveva studiato bene.

«Il signor Harry Potter vorrebbe prelevare del denaro»

stava dicendo Hagrid e in quel momento Ive aveva notato la cicatrice sulla fronte del ragazzo circondata da ciocche nere. Lui si era voltato a guardarla e Ive non aveva percepito nulla di positivo nei suoi occhi. Aveva distolto lo sguardo e aveva continuato a camminare verso la camera blindata.

Alla fine Ive non ci era proprio andata a pranzo. Quando aveva declinato l'invito della signora Weasley aveva pensato che sarebbe scesa più tardi a prendere qualcosa, anche solo un pezzo di pane. Ma era ormai quasi ora di cena e non si era mossa dalla propria camera. quando qualcuno bussò alla porta.

«Avanti» disse mentre nella sua testa pensava il contrario «Cosa vuoi?»

sbottò quando vide Potter sulla soglia.

«Ehm...» si grattò la nuca imbarazzato «La cena è pronta...»

comunicò tenendo lo sguardo basso.

«Arrivo»

rispose lei apatica. Lui però non dava segni di volersene andare.

«Ahhh.... un'altra cosa...» aggiunse il Grifondoro «Io... ehm... volevo parlarti di una cosa...»

Ive alzò un sopracciglio.

«Beh... siediti...» disse indicando la sedia accanto alla scrivania. Lui sembrò sorpreso. E la guardò come per chiederle "Sul serio?" «Su cosa aspetti! Io avrei fame...»

Potter si sedette nervosamente sulla sedia. Ive lo guardava e lui finalmente alzò gli occhi.

«Beh vedi... credo che...a Sirius» la guardò come se si aspettasse di essere interrotto, poi tornò a fissarsi le mani «Penso che lui... non sia proprio contento di quello... ehm... del... rapporto che c'è tra di noi. Penso che forse sarebbe felice se... smettessimo di odiarci... ecco...»

Ive ci rifletté un attimo.

«Perché dovrei smettere di odiarti?» disse aggrottando la fronte «Voglio dire, sono nell'Ordine, ok, passeremo l'estate insieme ma questo non vuol dire che quando torneremo ad Hogwarts avremo un rapporto diverso da quello che abbiamo sempre avuto. Io non sono entrata in questa società per proteggere te, non ho lasciato casa mia, non mi sono trovata un lavoro pessimo per te e la tua stupida ferita sulla fronte. Io sono qui per rivendicare la perdita della cosa più importante della mia vita, sono qui per Cedric, per rendergli giustizia e per fare fuori la causa della sua morte, e darò qualsiasi cosa per riuscirci. Però non mi è di alcuna utilità essere in buoni rapporti con te, tu non mi sei di alcuna utilità»

Si stava avviando verso la porta ma venne interrotta da Potter.

«Perché tu pensi di essere utile a me?» chiese con la voce troppo alta «Pensi che io sia venuto qui perché voglio qualcosa da te? Beh ti sbagli! IO A DIFFERENZA TUA NON SONO SOLO CAPACE DI USARE LE PERSONE PER I MIEI SCOPI! IO CI TENGO A SIRIUS E MI DISPIACE CHE STIA MALE PERCHÈ NOI CI ODIAMO! Pensavo che anche tu gli volessi bene...»

«Sirius è mio cugino, certo che gli voglio bene»

ribatté lei cominciando ad alterarsi.

«GIÀ IL CUGINO TRADITORE INCENERITO DALL'ARAZZO! TU PERÒ CI SEI SULL'ARAZZO E NON MI SEMBRA CHE HAI MAI SPRECATO L'OCCASIONE DI VANTARTENE IN CINQUE ANNI! O sbaglio? Anche adesso che sei...»

«TU NON CAPISCI PROPRIO NIENTE POTTER!» gridò anche lei «IO SONO STATA CRESCIUTA CREDENDO DI ESSERE MIGLIORE DEGLI ALTRI. SONO STATA EDUCATA PER SEGUIRE QUEGLI IDEALI PUROSANGUISTI E NON POSSO FARCI NIENTE. NON È CHE PUFF! DA UN GIORNO ALL'ALTRO CAMBIO. IO SONO UN ESSERE UMANO NON UN INCANTESIMO!»

«CHE VUOL DIRE? ANCHE SIRIUS È CRESCIUTO CON I GENITORI CHE CERCAVANO DI FICCARGLI IN TESTA QUELLE CAVOLATE SUL SANGUE EPPURE NON LO VEDO MAI DARE DEL SANGUEMARCIO A NESSUNO!»

«BEH MA...» non ce la faceva proprio a dire quello che stava per dire urlando «Vedi Potter... è proprio questa la differenza tra me e Sirius, tra Grifondoro e Serpeverde. Entrambi con la noncuranza delle regole entrambi con una grand voglia di mettersi in gioco... eppure voi con quel coraggio misto alla curiosità, quel coraggio che vi porta ad esplorare, a vagare in ambienti sconosciuti per scoprire cose nuove... e noi, noi siamo furbi preferiamo muoverci su un territorio che conosciamo, dove siamo sicuri di non poter sbagliare, dove conosciamo tutti i particolari e usiamo l'astuzia come scusa per giustificare l'assenza di coraggio, la paura di sperimentare l'ignoto.. questa è la differenza, Sirius ha avuto il coraggio di ribellarsi ai suoi genitori senza sapere cosa lo avrebbe aspettato, io no. Io ho preferito assecondare i miei zii per restarmene nel mio confortevole mondo conosciuto. Per questo Sirius è Grifondoro e io Serpeverde.»

lui rimase immobile, forse stupito da quel discorso e anche dalla relativa calma con cui Ive aveva parlato

«Scusa...»

borbottò nervoso, ma la Serpeverde non lo ascoltava neanche troppo impegnata a rispondere ad un quesito creatosi nella sua mente "Voglio bene a Sirius abbastanza da smettere di odiare Potter?"

«Cosa intendi?»

chiese all'improvviso.

«Eh... io? Scusa, non pensavo...»

«Ah, ma che hai capito?» esclamò lei «Cosa intendi con "smettere di odiarci" Potter?»

«Beh potremo iniziare chiamandoci per nome, non credi Ive

«Potremmo... Harry... e poi?»

«Poi... potremmo smettere di insultare l'uno gli amici dell'altra...»

«Da quando tu insulti i miei amici?»

«Emh...»

Ive alzò gli occhi al cielo.

«Lascia perdere... »

«Perciò... affare fatto?»

«Affare fatto!»

Si strinsero la mano poi lei lo precedette fuori dalla porta.

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Hoooollllaaaaaaaa!

Come vaaaaaa?

Cosa ne pensate di questo capitolo?

bye

_silvia

||Ive Lestrange, The Nightmare's Mystery (l'Ordine della Fenice)||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora