Capitolo 26

110 4 0
                                    

Era tutto uguale, tutto, non cambiava mai niente, niente di interessante.
Continuai a parlare con Mattia nei giorni successivi dell'accaduto con Federico, stava passando..
Sapevo che Mattia mi vedeva come una sorellina minore, questo mi bastava..
Non andavo più a mare, non scrivevo più, non studiavo neanche più..
Avevo trovato quella pace interiore..
Era sabato, e il sabato non faccio mai nulla da quando non c'è Monica, sapevo che sarebbe stato un altro pomeriggio a casa passato sul divano..
Vidi le vecchie foto con Monica e le attaccai al muro, guardai la Tv e dopo tanto mi misi a scrivere.
Decisi di mandare un messaggio a Mattia..

Jessica:dove sei?

Mattia: A lavoro :)

Sapevo che lavorava alla via dopo casa mia, così mi venne una brillante idea

Jessica: Posso passarti a trovare o hai da fare?

Mattia: '' Bambina, per te ho sempre tempo, vieni ''

Salii le scale, presi la piastra e me la cominciai a passare, mi truccai, misi dei jeans un maglione nero, dei stivali neri ed ero pronta.
Scesi le scale, presi le chiavi e mi incamminai .

Appena arrivai aveva la sigaretta in bocca ed era seduto su uno scalino.

''Ciao'' dissi

''Ciao Jessica'' mi abbracciò

All'inizio c'era imbarazzo, ma stavo passando del tempo con lui, niente di che, chiacchieravamo, parlavo anche con i suoi colleghi, dopo circa due ore mi alzai
''Vado'' dissi

'' a casa?'' Mi disse Mattia

''Si a casa'' mentii
Sorrisi e mi girai..

Ma non andavo a casa, ma bensì in un posto dove sapevo che l'avrei trovato..
Vicino alla stazione.
Era sabato e lui il sabato usciva.
Vidi la sua macchina parcheggiata e sorrisi..
Venne Alan, ero contenta di vederlo, erano passati 20 giorni dall'ultima volta.
''Mi metto qui, e lo aspettiamo insieme '' disse
Posò il bastone sull'asfalto e si mise seduto vicino a me..

Sospirai
Era bello sapere che con me aspettava qualcuno..
Non parlammo per tutto il tempo ma lui prese parola..
''Jessica, posso farti una domanda?''

''Dimmi'' risposi

''Mi devi elencare tutte le cose che faresti se non avessi paura'' mi disse serio

''Davvero?'' Stavo per scoppiare in una risata rumorosa

''Davvero'' era ancora più serio
Capii che non stava scherzando.

Fissai la sua macchina e cominciai
''Se non avessi paura mi presenterei sotto casa di Monica, gli citofonerei e gli direi che mi manca e di uscire, l'abbraccerei e la porterei a Roma, da Gianluca, perché so quanto gli manca, se non avessi paura andrei da Federico e lo abbraccerei, andrei da Tommaso e lo ringrazierei, andrei da Anna e gli direi che è colpa sua ma la perdono, andrei da Mattia e cazzo, lo bacerei, quelle labbra carnose che mi tolgono il fiato ogni volta, scriverei a Federico e gli andrei Sotto casa come l'altra volta gli citofonerei e gli direi che lo aspetto nel caso gli venga voglia di amarmi''

Continuai a fissare la sua macchinetta.
Poco dopo passò un ragazzo, con una felpa grigio chiaro e dei jeans, lo riconoscevo solo dal modo di camminare.

''Eccolo li'' disse Alan fiero

''Eccolo li '' risposi distrutta io

''Il tuo grande Forse''

''Il mio grande forse ''

aprii lo sportello prese non so cosa, lo chiuse e si mise seduto sopra una panchina con il mano il cellulare.

''Ti ricordi il primo giorno che vi siete conosciuti ?'' Mi disse Alan

''Si'' risposi

''E cosa ti ricordi?''

''Quando ci siamo conosciuti io non cercavo niente, avevo già perso troppo.
Quando mi è arrivato davanti con quei suoi modi semplici, con quei suoi occhi grandi, con quelle gambe troppo magre, io non cercavo amore, avevo già perso troppo.
Quando mi ha chiesto come mi chiamavo, quando mi ha fatto ridere, quando mi ha fatto arrabbiare dopo soli cinque minuti di conversazione, io non cercavo carezze, sesso, attenzioni.
Lui mi aveva già scelta, mentre io avevo scelto la solitudine.
Io non volevo baci, non volevo cene fuori, non volevo regali a Natale, non volevo anniversari, non volevo promesse, non volevo storie, non volevo bugie, non volevo giochi, non volevo le lenzuola sopra le nostre teste, non volevo che lui mi togliessi la nutella ai lati della bocca, non volevo che lui mi prendesse in giro per la mia voce al telefono.
Non volevo passare del tempo con lui, non volevo vederlo mangiare, vederlo correre, vederlo dormire, vederlo arrabbiato, triste, confuso, o peggio, felice, o peggio, eccitato, o peggio, dolce.
Non ero pronta. Non di nuovo. Non ancora.
Ma lui insisteva
Io scappavo e lui mi rincorreva.
Io gli dicevo cento no, e lui faceva di tutto per strapparmi un solo sì.
"Io sono diverso" diceva, e lo diceva con quell'aria sincera, così sincera che a volte gli credevo quasi.
Faceva tutto quello che nessuno aveva mai fatto per me: c'era.Stava con me.
Stava con me a tempo perso, e io gli dicevo che dovevo andare e lui mi voleva accompagnare.
Non ricordo nemmeno il giorno in cui non sono più riuscita a mandarlo via.
All'inizio era semplice.
"Ma guarda questo, ma chi si crede di essere?"
Poi, lentamente, come i mali peggiori, era andato ad adagiarsi sui miei pensieri, tra i miei desideri, e dirgli di no era più doloroso di farlo restare.
Come ogni sciocca che si rispetti, ci sono ricascata'' (PRESO DA TUMBLR maledettestelle)

'' perché non hai fatto in modo che restasse'' mi disse mentre continuammo a fissarlo

''In un altra vita magari'' risposi

''Ma in questa dici a tutti che è lui quello che se ne è andato''
Non risposi

Vicino a Federico si sedette Federica che arrivò sola, Federica guardava verso me e mi sorrise, ricambiai il sorriso .

''L'hai vista?'' Disse Alan

''Si'' risposi io

'' è buona, lei.. Com'eri buona tu, ma forse non sanno che un cane ferito prima o poi morde''

Scrollai le spalle
''Vado piccola'' disse

''Ma dovevamo aspettare insieme'' risposi offesa

''Qui non c'è niente da aspettare''

E forse era vero, li non c'era niente da aspettare.
Mi alzai e me ne andai anche io .

Volevo essere salvata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora