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Act 2: you look like a failed trapper

"Dici che sto bene così?" Minho era davanti allo specchio della sua stanza, mentre provava la medesima camicia, sperando che l'amico non gliela bocciasse. Aveva già rifiutato di farlo andare alla festa con le sei camicie che si era provato.

"Questa non va bene, sembri un trapper fallito."

Minho sbuffò esausto, togliendosi la camicia con le stampe dorate e posandola nuovamente nell'armadio.
"Allora decidi tu per me." aveva detto, buttandosi di schiena sul letto.
"Non puoi metterne una semplice bianca? Sarai fantastico lo stesso, dai." disse disinteressato, mentre guardava il telefono.

"Vada per una bianca." disse strofinandosi distrattamente gli occhi.
Non l'avesse mai fatto! Adesso aveva rovinato tutto il trucco.

"Minho! Ma sei impazzito! Adesso mi toccherà rifarlo daccapo!" gli gridò contro Hyunjin. Sembrava volesse picchiarlo da un momento all'altro, ma sicuramente non l'avrebbe mai fatto: se gli avesse lasciato un livido avrebbe dovuto impiegare più tempo a rifargli il trucco e avevano i minuti contati.

Così Hyunjin era corso nel bagno per recuperare tutte le sue palette e rifare il make-up completo all'amico.
Il maggiore fece finta di non sentire gli insulti che Hyunjin mormorava, mentre cercava di stare il più fermo possibile in modo da non fargli sbavare l'eyeliner.

"Non puoi venire anche tu?" chiese Minho, pur sapendo che Hyunjin avesse rifiutato sin dall'inizio.
Infatti, scosse la testa, troppo concentrato a truccarlo per parlare.

"Dai ti prego, sarebbe imbarazzante se rimanesse da solo con Jisung! Non puoi accompagnarmi?"
"No, assolutamente! Lo sai quanto odio le feste." disse di rimando, mentre gli spalmava l'illuminante sugli zigomi.
"Tu? Odiare le feste? E da quando?"

"Da quando Seungmin ha detto di non volermici vedere." rispose con fare ovvio.
Minho sbuffò. "Adesso ti lasci comandare da lui?"

"Ah, non hai una relazione a distanza, non capiresti. Non voglio farmi comandare da lui, voglio che lui si fidi di me, e se per farlo fidare di me devo rinunciare alle feste ben venga! Tra l'altro, mi annoierei tantissimo senza di lui e sarei triste." Una notifica dal telefono del più piccolo interruppe la conversazione e, quando Hyunjin si rese conto fosse la suoneria personalizzata che aveva scelto per i messaggi del fidanzato, lanciò il pennello e corse a rispondere.

"Aww Minnie mi ha scritto!" urlò Hyunjin.
"Parlando del diavolo!" disse annoiato.

Non che odiasse Seungmin, anzi, l'aveva incontrato molteplici volte quando lui e il fidanzato si erano visti ed era un tipo davvero simpatico, uno dei suoi migliori amici a dire la verità, ma era così stancante sentire Hyunjin parlare ossessivamente di lui, ventiquattro ore su ventiquattro.

Dopo una quindicina di minuti che Hyunjin aveva speso messaggiando con il suo ragazzo, Minho lo interruppe.
"Che ore sono? Muoviti oppure faccio in ritardo."
"Nah, sei ancora in tempo - guardò l'orario sul telefono - le nove e quaranta, comunque."
Minho scattò in piedi. "Cazzo! Era alle nove!"
"Oh...ops."
"Devo muovermi."

Si mise velocemente la camicia bianca, stando attento ad abbottonarla bene, poi recuperò la giacca di pelle e fece per uscire dalla stanza, ma Hyunjin lo bloccò.
"Non ti ho ancora finito il trucco! Adesso ti siedi e aspetti, non ti lascio mica uscire conciato così."
Minho non sapeva se essere grato all'amico per essersi offerto di aiutarlo o se offendersi per ciò che aveva appena detto, in ogni caso si sedette e attese che finisse il suo lavoro.

"Grazie Jinnie." disse quando dopo mezz'ora aveva finalmente finito di truccarlo. "Adesso mi muovo, oppure arriverò direttamente quando la festa sarà finita."
"Di nulla, divertiti e mi raccomando, conquistalo." gli fece l'occhiolino, Minho scosse la testa, ridendo.

Così si alzò ed uscì di casa. Sarebbe benissimo andato a piedi, ma era in mega ritardo, quindi si precipitò in macchina e guidò il più veloce possibile, forse infrangendo anche qualche regola del codice stradale.
Infine parcheggiò l'auto, recuperò il pacchetto regalo che quella mattina aveva lasciato sui sedili posteriori, ed uscì, chiudendo la portiera e dopo la macchina.

Si rimise le chiavi in tasca e raggiunse l'indirizzo indicato nell'invito, ma notò subito qualcosa di strano.
Niente musica, niente vociare della gente e niente risate. Le tende erano chiuse, il che gli impediva di vedere cosa stesse accadendo all'interno della casa. Che avesse sbagliato indirizzo? No, impossibile, sapeva perfettamente dove si trovasse casa di Jisung, in più aveva controllato un milione di volte l'invito e sul citofono c'era il cognome Han.

Che fossero già tornati tutti a casa? Quando diceva di dover arrivare dopo la fine della festa stava scherzando! No, impossibile, non erano nemmeno le undici.
Decise comunque di suonare il campanello per vedere cosa stesse accadendo. Nessuna risposta. Lo suonò una seconda volta, questa volta con più insistenza. Finalmente qualcuno aprì.

"Ciao Jisung, sono venuto per la fe-" Strabuzzò gli occhi quando si ritrovò davanti Jisung in lacrime, con le guance rigate di nero a causa del mascara colato e il trucco sfatto.
"Cosa è successo?"
L'altro sospirò tristemente, poi tirò su con il naso.

"Non... non si è presentato nessun altro. Puoi anche andare via."

Birthday| MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora