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Act 8: marriage?

Minho aveva una considerazione strana di Jisung.
Lo vedeva come un essere perfetto, prezioso, quasi ultraterreno. Insomma, più che un normale ragazzo, per lui era un angelo.

Aveva speso anni ad osservarlo da lontano e, adesso che finalmente poteva stargli vicino, si chiedeva continuamente se fosse effettivamente abbastanza. Lui, un un comunissimo umano pieno di difetti, poteva permettersi di stare al fianco di qualcuno che agli occhi suoi pareva così perfetto?

Non che avesse una bassa autostima, aveva sempre creduto abbastanza in se stesso, ma poteva davvero mettersi al pari di Jisung?

Era sicuro di amarlo. E non credeva di star correndo troppo, tantomeno che tra qualche anno ci avrebbe ripensato dandosi dello stupido per aver definito un sentimento tanto banale come "amore". Lui ne era certo. Lo amava e mai avrebbe guardato qualcuno con gli stessi occhi con cui guardava lui.

Sentiva che la sua anima fosse legata indissolubilmente a quella di Jisung e, pur non sapendo se ciò che provava lui fosse lo stesso, il suo cuore avrebbe seguito sempre quello dell'altro, indipendentemente da cosa pensasse di lui.

Erano questi i pensieri che viaggiavano nella mente di Minho, mentre guardava il minore seduto sul suo letto, concentrato sui compiti di algebra, in un giorno dei primi di ottobre, mentre fuori dalla finestra le foglie tinte di colori caldi, ormai secche, occupavano il suolo.

Purtroppo, la scuola aveva preso una piega davvero stressante ed era davvero raro che i due, sommersi dai compiti, potessero trovare un po' di tempo libero per poter uscire ed incontrarsi.

Tuttavia, solevano riunirsi in casa di uno dei due per poter studiare insieme, e a volte darsi una mano a vicenda.

Minho si sentiva in paradiso ogni volta che Jisung gli chiedeva come si svolgesse un determinato esercizio, oppure quando gli ripeteva la lezione per l'interrogazione del giorno dopo, o anche soltanto quando incrociava il suo sguardo e il piccolo gli mostrava uno dei suoi più bei sorrisi.
E, per quanto gli sarebbe piaciuto uscire insieme a Jisung e fare esperienze del tutto nuove, anche starsene in casa, con due tazze di the caldo davanti, non era così male.

Jisung ad un certo punto alzò lo sguardo dai compiti, richiamando l'attenzione del maggiore.

"Mi spieghi come si fa questo?" aveva chiesto, mostrandogli il quaderno con su scritto la traccia dell'esercizio.

Così Minho gli aveva sorriso e gli si era accomodato al fianco, cercando di applicare al massimo le sue abilità in matematica, avrebbe voluto aiutarlo a tutti i costi.

Era un argomento che ovviamente aveva già studiato due anni prima e che, fortunatamente, aveva capito, così ci mise poco a spiegargli tutto.
Sorrise soddisfatto vedendo Jisung svolgere al termine l'esercizio, essendo sicuro di aver fatto un buon lavoro con la spiegazione.

Tuttavia, non tornò al suo posto sulla scrivania, bensì buttò la schiena all'indietro, sprofondando nel materasso e poggiando la testa sul cuscino.
Jisung mise da parte il suo quaderno e fece lo stesso, stendendosi di fianco a Minho.
Stettero in silenzio per un po', Jisung che fissava il soffitto bianco e Minho che fissava Jisung.

L'atmosfera in casa di Minho era davvero piacevole, almeno secondo Jisung.
A casa sua, quando sua madre non era di turno all'ospedale, si poteva sentirla urlare per tutta casa quando doveva parlare con uno dei suoi figli, oppure si sentivano costantemente le imprecazioni del figlio maggiore quando perdeva ad un videogioco o quando si lamentava di avere troppo da studiare per gli esami universitari. Insomma, un gran caos che la maggior parte delle volte impediva a Jisung di concentrarsi.

Birthday| MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora