Al Bar

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-Isabelle sono le 17- mi urlò dalla cucina mia madre

"Cavolo sono in ritardo" pensai mentre mi pettinavo con la spazzola i lunghi capelli neri.

Corsi in cucina, e afferrai il manico della mia borsa.

-Ciao mamma, ci vediamo dopo- dissi, così velocemente che quasi non si capirono le parole.

-Isabella aspetta, prendi il telefono- disse mia madre.

-Sì si- dissi, correndo di corsa in cucina e afferrando il telefono che era appoggiato sul tavolo, feci un segno di saluto a mia mamma e chiusi la porta dietro le mie spalle ormai convinta che non sarei mai arrivata in tempo.

finalmente raggiunsi il bar in cui dovevo incontrare Eric che era il mio migliore amico fin dalle medie quando veniva nella mia stessa classe, entrai ansimando.

Avevo corso per ben 10 isolati, ed ero esausta.

Cercai Eric, finché non lo vidi.

Eric era un ragazzo piuttosto basso e magro., aveva gli occhi color mandorla, e i capelli corti di colore nero.

Mi sedetti di fianco a Eric.

-Scusami se sono in ritardo di mezz'ora, e solo che....- dissi,in modo calmo, ma non riuscii a finire la frase che Eric mi interruppe.

-Fa niente Isabelle, può capitare- disse Eric, facendo una specie di sorriso.

-Ah, vuoi qualcosa da mangiare Isabelle?-

-Sì, vorrei solo un caffè-

Intanto Eric andò a ordinare un caffè.

Vidi un ragazzo che era appena entrato nel bar, e che aveva fatto cadere un qualcosa di fianco al tavolo in cui ero seduta.

Presi l'oggetto che era caduto per darglielo ma prima lo osservai, aveva le dimensioni di una palla da ping pong ma era tutta nera, e al centro emanava una luce rossa.

Lo guardai attentamente, e all'improvviso l'oggetto cominciò a suonare , il rumore era simile a quello di un telefono quando squillava.

Mi sentì un po in imbarazzo, tutte le persone mi guardavano.

Il ragazzo a cui apparteneva quel l'oggetto si girò verso di me

I suoi occhi erano color oro ed emanavano scintille, aveva i capelli ricci corti , e alcuni ciuffi biondi gli cadevano sul viso.

I suoi occhi mi fissavano con un aria severa quasi da sfida.

Lui mi prese l'oggetto che avevo in mano, che stranamente smise di squillare.

Poi mi afferrò per un braccio con una forza tale, che in quel momento pensavo che mi avrebbe spinta contro un muro, cercai di ribellarmi ma lui era troppo forte.

-Lasciami !!!- urlai cercando di liberare il braccio da quella presa possente, ma non ci riuscii, il ragazzo non rispose.

E mi tirò per un braccio fuori dal bar, sotto lo sguardo della gente, che se ne stavano indiscreti senza dire una parola, cercai con lo sguardo Eric ma non lo trovai.

Lui continuò a tirarmi finché non fummo arrivati a un vicolo ceco.

-Ti ho detto di lasciarmi- dissi, e gli tirai un calcio alla gambe sinistra del ragazzo , che non ebbe nessuna reazione , anzi sorrise.

Però mi pentii di avergli dato un calcio, perché mi ero fatta male al piede , il corpo del ragazzo sembrava duro come pietra.

-Evita queste scene pietose- disse il ragazzo duro.

La Figlia della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora