Non ho fretta, mi godo il percorso, mi piace questo panorama, è rilassante. E dopo la nottata terribile che ho passato, questa deviazione lungo la campagna mi ci voleva proprio.
Non la vedo neanche arrivare, sbuca all'improvviso dalla curva, la derapata peggiore che abbia mai visto. D'istinto freno, incollo gli pneumatici all'asfalto ma stridono, perdo il controllo della moto, finisco dritto nel paraurti della Smart, la ruota anteriore si incastra nella lamiera e quella posteriore s'impenna catapultandomi per aria. Dopo aver fatto da mazzafionda precipita e vortica fino a morire. Intanto carambolo sul tettuccio e rotolo per terra piombando di culo sotto al cofano. Un dolore mai sentito in vita mia mi spezza in due il respiro. Lancio un urlo.
Non riesco a muovermi. Cazzo, mi sento malissimo, l'osso sacro sembra schiacciato e le costole gridano, mi manca l'aria.
Una ragazzina mi appare davanti e si muove frenetica come un cane che ti gira intorno e ti annusa senza decidersi, e non capisco cosa dica. È molto giovane, non avrà vent'anni. Minuta, leggerissima. E spaventata. Le parlo, cerco di dimostrare a me stesso che sono ancora in forze, ma non è così.
Ricado all'indietro e la ragazza si piega sopra di me, le sue mani mi accarezzano, sono lisce, sottili, e il suo viso controluce è così angelico, una specie di visione che probabilmente sarà l'ultima cosa che vedrò prima di morire. Sto per dire qualcosa ma lei mi cade addosso e mi schiaccia costole che stavano già urlando e ora bestemmiano. Non è possibile, l'angioletto è svenuta. E io non la forza di togliermela di dosso.
Restiamo sdraiati sull'asfalto bollente, lei sopra di me, per un tempo indefinito. Ho perso e ripreso conoscenza a fasi alterne ma non posso muovermi e lei non si sveglia. Quando in lontananza ascolto l'eco lunga e singhiozzante di una sirena mi pare di rinascere.
L'ambulanza accosta a poca distanza dall'incidente. Sento la voce di un automobilista che indica dove la moto ha impattato. Poi il ruggito di un carro attrezzi. Vorrei stimare i danni della mia Ducati ma non riesco neanche a formulare una frase, finché due paramedici ben piazzati mi tolgono di dosso questo peso morto.
Mi fanno un sacco di domande, forse perché sono l'unico ad avere gli occhi aperti, oppure per verificare quanto io sia stordito o cosciente, so solo che ringhio feroce per il dolore appena mi infilano un collare, mi imbracano su una barella, e poi domandano come sia possibile che la donna del sinistro fosse a terra insieme a me e cosa le sia successo. Lo chiedono a me, questi due idioti. Cosa ne so io?
La sistemano accanto a me, all'interno dell'ambulanza, supina. Le infilano ventose, la collegano a una macchina che monitora i battiti. Intanto aspettano che arrivi la seconda ambulanza.
È tipo in delirio, bofonchia qualcosa di indecifrabile. Alla fine realizzo che sta chiamando qualcuno: Francesco, Francesco.
Forse invoca il suo ragazzo, vorrebbe che fosse qui. I paramedici provano a risponderle, la rassicurano, chiameranno loro questo Francesco. Ma lei insiste che deve andare a prenderlo, che se non lo fa, lo lasceranno in mezzo a una strada. Ma chi diavolo è Francesco, un cane?
Li vedo più preoccupati per lei che per me.
«È tutta intera», mormoro nello sforzo. «Sono io quello rotto.»
Uno dei due scuote la testa e si rivolge al collega: «Nella Smart ho trovato i documenti. Dobbiamo muoverci, potrebbe andare in arresto».
Mi pare di capire che la tipa ha qualche problema di cuore. «Mica muore, adesso, eh? Ci manca solo che muore lei, la colpa è la sua, non la mia. Sono io quello investito».
«Ha finito?», mi domanda torvo il paramedico.
Evidentemente non mi ha riconosciuto.
«Salvatela, sennò non le posso chiedere i danni.»
Sennò mi rimane sulla coscienza.
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⭐TUNING HEART⭐
RomanceCOMPLETA***Sullo sfondo di una pista di Formula Uno, un amore è proibito oltre ogni limite. * * - Dubita che le stelle siano fuoco; dubita che il sole si muova; dubita che la verità sia mentitrice; ma non dubitare mai del mio amore. - (W. Shakespea...