9 - Elis

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Speravo che alla fine di questa giornata snervante ci mollassero alla villa e se ne tornassero a casa, invece Rudolf e mamma giocano in salone con Chicco e non accennano a togliere il disturbo, anzi mi hanno gentilmente chiesto di mettere su l'acqua per la pasta. Ma io dico: dopo un pranzo a base di fritto di pesce, aragosta in salsa d'ostrica e il dessert più dolce della storia accompagnato da amaro e limoncello a litri fino alle cinque del pomeriggio, come diavolo fanno ad avere ancora fame all'ora di cena?

Sposto l'attenzione dalla ricerca che stavo facendo col cellulare, "linguine al tonno, come si preparano", fino alla pentola sul fornello, e infilo sale grosso a manciate, loro mangiano salato.

Ascolto il suono di un messaggio.

Quando lo apro mi acciglio.

Kay: Buonasera, Elisabetta, sono Kay Moser. Non ho gradito la sua diserzione e la invito ad assumersi le sue responsabilità. È lei che mi ha investito, non peggiori le cose sguinzagliandomi quell'assatanata di sua sorella.

Assatanata? Non riesco a capirlo.

Elis: Buonasera, signor Moser. Mia sorella mi rappresenta come lei è rappresentato dal tizio che solo ieri mi ha derisa al telefono. A quanto pare ognuno ha i suoi demoni da guardia.

Dopo averlo inviato mi mordo il labbro, forse ho esagerato, continuo a dimenticare che questo qui ha i soldi per farmi una guerra, e forse non ho capito la sua battuta: demoni e assatanati sono la stessa cosa? O alludeva ad altro?

Kay: Glielo concedo. Adesso direi di mettere la museruola ai nostri demoni e di incontrarci di persona.

Non lo voglio incontrare, soprattutto: non lo posso incontrare. Non guiderò fino a chissà dove né ora e né mai, e poi ho Chicco alla Colonia ogni mattina, insomma no, io non ci vado, sono appiedata!

Elis: Non può fare le sue richieste per telefono?

I puntini si fermano e poi riprendono, ci sta impiegando molto a dare una risposta, ho paura di averlo fatto incazzare.

Sto per andare offline, quando compare il suo messaggio.

Kay: Sto cercando di essere gentile, non fosse altro perché mi trovo davanti a una ragazza madre e non voglio infierire, ma non mi provochi, per favore. L'aspetto domani a Capodimonte, ho una conferenza lì. Villa Simius, alle diciotto. Lago di Bolsena. A domani.

Resto immobile a fissare il display: ragazza madre? Poi realizzo il tragitto: lago di Bolsena?

«Cazzo!»

Lancio il telefono nel lavandino e la gomma che lo riveste lo fa rimbalzare.

«Che succede, tesoro?», mamma mi sbuca alle spalle. «Ma non hai ancora preparato il soffritto?»

Sbuffo: «Soffritto? Soffritto di cosa?».

«Ma di cipolle, no? La sai preparare o no, 'sta pasta al tonno?», con un colpo d'anca mi allontana dal piano e afferra un coltello. «Vai di là, ci penso io.»

Non ho parole, avrò la cucina che puzza di cipolla per tutta la notte.

«Mamma, mi servono cento euro, non ho contanti e qui non esistono bancomat, e domani devo prendere un taxi che da Viterbo arrivi qui e mi porti a Capodimonte, poi dovrà riportami qui...»

Mamma si mette a ridere e taglia alla velocità del razzo la cipolla che dovrebbe farla lacrimare, ma ora è troppo divertita per piangere: «Non ti bastano cento euro per far fare a un taxi 'sta trasferta. Ma vai con la Panda, no? Te l'abbiamo riportata.»

Digrigno i denti e stringo a morte i pugni lungo i fianchi: «Non abbiamo stabilito solo stamattina che ho un karma che attira gli incidenti stradali? Vuoi davvero che la trasferta la faccia autonomamente?».

Ruota lenta il collo verso di me e sgrana gli occhi: «Oh, Gesù. Hai ragione». Poi torna alle cipolle e scrolla le spalle. «Pazienza, vorrà dire che risarciremo il prossimo ostacolo che investirai, se ci va bene sarà una mucca diretta al macello e avremo reso più semplice il lavoro del fattore.» Ride di gusto, lacrima e ride.

«Spiritosa», grugnisco.

E se gli dessi buca? Quello è famoso, circondato da persone di ogni tipo, e ha una conferenza. Figuriamoci se si ricorda di me e nota l'assenza. , mi torna il buon umore, farò così.

Nell'atto di ramazzare le cipolle che galleggiano nell'olio dice: «Che ci devi andare a fare domani a Capodimonte? Un nuovo libro?».

Alzo gli occhi al cielo. «Sono in ferie, mamma. Nessun audiolibro fino a settembre. Solo una seccatura: sai il tipo che ho investito?»

Lei si volta a osservarmi con gli occhi spalancati: «Kay Moser?».

Si ricorda persino il nome.

«Sì, quello. Vuole discutere i dettagli della denuncia. Ma gli darò buca.»

Finisco di dirlo e mamma chiama a gran voce col collo proteso verso la porta: «Ruuuudooolf!».

Rudolf con Chicco sulle spalle, compare sudato e stufo e chiede cosa c'è.

Mamma lo indica col mestolo unto: «Prepara il divanoletto matrimoniale in salone, le lenzuola sono di sopra. Stanotte dormiamo qui».

Chicco urla: «Sìììììììì evvaaaaiiiiii!».

Io scuoto la testa: «No, ma che...».

Rudolf bofonchia: «Perché mai? Io domani lavoro».

«Rudy, non rompere, Elis ha un appuntamento importantissimo e non vorremo mai che non facesse in tempo, tu penserai a Chicco e io l'accompagnerò a Capodimonte.»

Io e Rudolf parliamo in coro: «Tu?».

Poi lui sbraita: «Non è più logico che l'accompagno io che ho il cantiere da quella parte?».

Lei si adira. «No, non è più logico. Voglio vederlo da vicino.»

«Chi?»

«Kay Moser!»

Sono esasperata, che cosa prende alla mia famiglia? Perché vogliono tutti avere a che fare con quel tipo?

Rudolf sbuffa e suda: «Il coach Moser? Cosa devi vedere? Quando guardo le gare mi odi, e adesso ti interessa la Formula Uno?», chiede nel tentativo di non farsi strappare le orecchie da Chicco che fa il contorsionista su di lui.

Lei si passa una mano sul ciuffo cotonato e alza il mento guardando per aria: «Non capita tutti i giorni di incontrare dal vivo un genio milionario e pure noto casanova. Sono curiosa».

Non può essere per questo che mia sorella ha deciso di prendere il mio posto, immagino che nel suo caso c'entri la passione sfrenata che ha per i motori. Ma le ragioni di mamma mi fanno emettere un verso di disgusto: «Come sei civetta», le dico.

«Che vuol dire casanova?», domanda Chicco.

Mamma non gli risparmia la verità. «Pare che questo tizio abbia avuto più di cento relazioni, secondo Forbes è tra gli scapoli più richiesti d'Europa».

Rudolf scuote la testa incredulo. «Quello è un ingegnere elettronico della Hakkin International F1 pluripremiato, e lei pensa allo scapolo!» Alza gli occhi al cielo, «Donne!».

«Che significa scapolo?»

Intervengo prima che la serata diventi un incubo: «Vieni, Francesco, andiamo a giocare di là».

Lo prendo in braccio e me lo porto via, e intanto penso che in un modo o nell'altro domani darò buca allo scapolo elettronico.

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