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«Wrapped up, so consumed by all this hurt, if you ask me, don't know where to start, anger, love, confusion, roads that go nowhere, I know that somewhere better 'cause you always take me there. Came to you with a broken faith, gave me more than a hand to hold, caught before I hit the ground, tell me I'm safe, you've got me now.
Would you take the wheel if I lose control? If I'm lying here, will you take me home? Could you take care of a broken soul?»

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Amalfi, Italia. Dicembre 2020

Daisy's P.O.V.

Non ho chiuso occhio, non ho chiuso occhio per tutta la notte.
Non riuscivo a calmarmi così ho preso le mie medicine, forse più del dovuto, ma non hanno avuto alcun effetto su di me.

Le confezioni di antidepressivi e ansiolitici sono sparse sul pavimento, ed io seduta tra di loro con le spalle poggiate al bordo del letto, lo sguardo fisso nel vuoto.
La verità è che sono terrorizzata, sono terrorizzata perché so che in un modo o nell'altro dovrò farmi forza per far forza a mia mamma, ma non è semplice, è la cosa più difficile che io mi sia mai trovata ad affrontare, e la cosa peggiore è che non è la prima volta, e che la scorsa è stata l'inizio della mia decaduta.
È per questo che ora sono allo stesso tempo terrorizzata all'idea di perdere mia mamma, ma anche all'idea di perdere me stessa un'altra volta, proprio ora che cominciavo a ritrovarmi.
È una merda, tutto questo è una merda, vorrei solo potermi svegliare e realizzare che è solo un terribile incubo, che in realtà va tutto bene, ma non è così.

Il suono del campanello mi fa sussultare, interrompendo per un istante i miei pensieri, io lentamente mi alzo e con la poca forza che ho, non avendo toccato cibo da ieri mattina e avando passato il tempo a piangere, urlare e prendere medicinali, mi dirigo fino all'ingresso e controllo dallo spioncino chi ci sia dall'altro lato, sospirando sonoramente quando scorgo la figura di Hank.

Faccio un passo indietro, poi poso la mano sulla maniglia e apro la porta

-Daisy- quasi sussurra notando lo stato in cui sono ridotta, io lo lascio entrare e mentre lui chiude la porta alle sue spalle, io torno in camera mia, sedendomi nuovamente sul pavimento.
Quando Hank entra in camera io resto in silenzio, ma mi accorgo della sua espressione scossa nel vedere i medicinali sparsi sul pavimento, il disastro che mi circonda e le mie condizioni penose.

L'uomo compie un paio di passi in avanti nella mia direzione e pian piano si abbassa alla mia altezza, inginocchiandosi sul pavimento proprio di fronte a me

-tesoro, hey..- sussurra accarezzando delicatamente il mio viso, i miei occhi stanchi e colmi di lacrime scattano nei suoi e comincio a tremare
-no, no.. vieni qui- senza dire altro mi attira tra le sue possenti braccia e mi stringe forte a sé, permettendomi così di crollare, di sfogarmi e i singhiozzi non cessano di abbandonare le mie labbra
-lo so, so che è dura, lo so..- sussurra al mio orecchio accarezzando la mia schiena
-ti assicuro, Daisy, che ce la metteremo tutta, che troveremo i medici migliori, che le starò accanto in ogni istante, non lascerò che crolli, non sarà mai sola, ma ha bisogno di noi.. di me, di te..- spiega sciogliendo lentamente l'abbraccio

-l-lo so..- mugolo cercando di asciugare le lacrime dal mio viso

-ed io sarò qui anche per te, so che magari sono l'ultima persona con cui vorresti parlare, ma- impedendogli di terminare la frase lo abbraccio, cogliendolo di sorpresa e lui immediatamente ricambia, se solo sapesse che nonostante io lo abbia sempre negato, forse anche a me stessa, lui è l'unico uomo che mai desidererei avere come padre, e che sono talmente grata che sia entrato a far parte della vita della mamma, della mia e che mi dispiace di avergli dato del filo da torcere per anni, che ho bisogno di lui anche se non lo dico mai

Golden [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora