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«Think I'd leave you down when you're down on your knees, I wouldn't do that, I'll tell you you're right when you're wrong and if only you could see into me oh, when you're cold I'll be there, hold you tight to me, when you're on my outside, baby, and you can't get in, I will show you, you're so much better than you know.»

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Amalfi, Italia. Dicembre 2020

Daisy's P.O.V.

Poco fa ho ricevuto una chiamata da parte di Oliver, partiremo per girare il videoclip tra meno di una settimana ed io non conosco ancora la meta.
È per questo che Oliver mi ha chiesto di andare da lui, non abbiamo molto tempo a disposizione e c'è un sacco di roba a cui pensare, da organizzare.

Prima di dirigermi da Oliver ho però deciso di passare a fare colazione da mia mamma ed Hank, ma ad essere sincera un po' me ne pento.
Da quando sono arrivata non hanno fatto che tartassarmi di domande, opprimermi, ed io lo so che lo fanno per il mio bene, ma ho bisogno che mi lascino respirare

-quindi, correggimi se sbaglio, partirai verso una meta che non conosci, con un ragazzo che frequenti da poco, per girare un videoclip?- alle parole di mia mamma alzo gli occhi al cielo seccata

-e sarai l'unica ragazza?- infierisce Hank

-Cristo- sbotto alzandomi da tavola, afferro la mia tazza e la poso nel lavandino
-no, non sarò l'unica ragazza, Abbie e Kahfee vogliono assistere alle riprese, quindi ci accompagneranno. E quel ragazzo, mamma, è il mio ragazzo e ci conosciamo da settembre- spiego visibilmente infastidita
-non ho cinque anni, so badare a me stessa e mi fido delle persone con cui lavoro- aggiungo indossando la mia giacca

-ma noi non lo conosciamo, sappiamo di lui soltanto ciò che i giornali dicono- mi fa notare Hank riferendosi ad Harry

-tutto meno che la verità, insomma. Lo conoscerete, d'accordo?- mi arrendo
-quando saremo di ritorno dal viaggio lo porterò qui a casa e potrete conoscerlo, se è questo che volete- aggiungo indossando anche il cappello e la sciarpa

-sì, è quello che vogliamo- risponde seria mia mamma
-ma da' una regolata a quel tono, signorina- mi rimprovera
-forse è il caso che controlli se stai prendendo le tue medicine e se le stai prendendo nelle giuste dosi- un sorriso amaro appare sulle mie labbra

-dimmi che stai scherzando! Ascolta, non ero venuta qui per litigare, ma se per una volta mi lasciaste vivere la mia vita senza mettermi sotto interrogatorio, ve ne sarei grata- spiego scuotendo la testa

-Daisy, se ci comportiamo così è perché teniamo a te, non dovresti rispondere in questo modo a tua madre- Dio, è il colmo

-non comportarti come se fossi mio padre- borbotto
-non lo sei- afferro la mia borsa e mi allontano per raggiungere l'ingresso

-Daisy, torna immediatamente qui!- urla mia mamma, io inspiro profondamente cercando di calmarmi e mi fermo soltanto una volta aperta la porta

-devo andare, Oliver mi aspetta, abbiamo del lavoro da fare. Grazie per la colazione, comunque- senza aggiungere altro esco di casa e finalmente chiudo la porta alle mie spalle.

Odio discutere con loro, lo odio.
Però sentirmeli costantemente con il fiato sul collo in un momento in cui pensavo di essere riuscita ad ottenere un minimo di indipendenza, mi soffoca.
Mi soffoca perché in quei pochi momenti in cui sto meglio, non voglio pensare a ciò che di negativo c'è nella mia vita.
Quindi cercando di scacciare via ogni pensiero dalla mia mente, comincio a camminare più in fretta e mi dirigo verso la zona di Amalfi in cui Oliver abita.
Una volta raggiunta casa sua, salgo gli scalini che portano all'ingresso e suono il campanello, ma non passano neppure dieci secondi che la porta si apre ed Oliver appare davanti a me

Golden [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora