Gabriele's pov
Non riesco a credere a quello che mi ha raccontato Arya, avevo visto la ferita sul ventre quando l'avevo spogliata ma mai avrei pensato che fosse stato tuo padre, sangue del suo sangue.
Pian piano sto iniziando a collegare gli eventi, i miei genitori devono esserne a conoscenza, forse è per questo che le hanno fatto partire subito per venire qui. Si, il motivo sarà sicuramente questo.
Arya ha detto che aveva smesso con quella merda, ha ricominciato da solo dopo essere arrivata qui.
«Di quando sono quelli?» chiedo continuando a tenere lo sguardo sui suoi polsi.
«Gabriele, per favore, ti ho già detto quello che volevi sapere; non ne voglio più parlare. » dice senza guardarmi. Vuole liquidarmi così, non ci riuscirà.
Fa per andarsene ma la afferro per un braccio e la sento imprecare. Cazzo, le ho fatto male.
«Scusa, non volevo, però adesso ti siedi qui e parli.» dico in tono fermo.
Fissa le onde infrangersi contro uno scoglio per un tempo indefinito, tanto da farmi innervosire.
«Aria! Parla, sto perdendo la pazienza! »Sbotto facendola sussultare e dissuadere da quelle cazzo di onde.
Il suo sguardo si posa su di me, è spento come e aveva timore di quello che sta per dire.
Continua a non parlare così provo ad incitarla di nuovo ma ancor prima di farmi aprire bocca mi blocca.
«Smettila di dirmi che ti stai innervosendo!» sbotta guardandomi.
«Beh bambolina se tu non parli.» dico serio.
Porta di nuovo il suo sguardo sulle onde per poi fare un sospiro.
«Sono del giorno in cui sono partita, contento ora?» dado.
Sta mentendo, ne sono sicuro. I segni sono troppo freschi per essere di quasi una settimana fa.
Non le credo, ma non lo do a vedere.
«Perché l'hai fatto?» chiedo.
Arya si volta di nuovo verso di me ma questa volta sorride, un sorriso che nasconde un miliardo di emozioni, un sorriso finto, un sorriso che mostra dispiacere e disprezzo allo stesso tempo.
«Non c'è una motivazione, mi andava di farlo e l'ho fatto; ora possiamo andarcene? » dice alzandosi e guardandomi dall'alto.
Mi ha mentito, di nuovo.
Non ribatto più, mi limito ad alzarmi e ad andare verso la macchina; in testa mi frullano ancora un centinaio di domande da farle ma so che non risponderebbe, per oggi ha detto troppo.
Saliamo in macchina e nessuno dei due parla. Lei guarda fuori dal finestrino, io immerso nei miei pensieri; Penso alla ragazza seduta al mio fianco che in meno di una settimana è riuscita a stregarmi l'anima, è riuscita a farmi provare delle emozioni alle quali non sono mai stato abituato. Il solo pensiero di vederla insieme a qualcuno mi fa prudere le mani, vorrei portarla di nuovo in moto per sentire le sue braccia strette intorno al mio corpo, vorrei farla mia e non solo portarndomela a letto, sarebbe troppo facile così; mi fa impazzire quando mi tiene testa, o almeno ci prova; è una tortura averla così vicina a me con questa divisa scolastica, vorrei strappargliela di dosso. Aspetta, ma questo cazzo di divisa non è troppo corta?
Calmati Romeo
Anche la mia coscienza ha iniziato a prendermi per il culo.
Mi risveglio dai miei pensieri solo quando sento un clacson e di colpo inchiodo mettendo istintivamente una mano sul ventre di Arya che fortunatamente indossa la cintura; davanti a noi c'è stato un incidente, il che significa traffico, il che significa altro tempo in macchina con Arya.

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Mai più sola.
Roman d'amourArya è una giovane sedicenne costretta a lasciare la propria città a causa del lavoro della madre. È un'ex ginnasta di ritmica, ha vinto tutto ciò che avrebbe potuto vincere alla sua età, ha un fisico spettacolare; le forme giuste al punto giusto...