26 - Blood

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Furono ore confuse, in cui raccontarono alla polizia diverse volte l'episodio dell'aggressione di Tyler ai danni di Lauren, cercando di spiegare perché la ragazza avesse deciso di non denunciare il fatto. Mentre una squadra cercava informazioni sul ragazzo, altri cercavano di contattare i genitori della ragazza scomparsa, e altri agenti erano in giro per le strade con una foto di Lauren, facendo domande ai pochi passanti.

Se non fosse stato per la macchia di sangue, probabilmente non avrebbero iniziato a cercarla così presto, ma il detective che si trovava di turno fortunatamente capì la situazione. Rintracciarono Justin per avere altre informazioni e rimasero scioccate vedendolo arrivare in centrale, con il naso rotto, un livido sotto l'occhio e zoppicante. Sporse subito denuncia contro Tyler, il suo aggressore, e confermò ai poliziotti le cattive intenzioni dello stesso nei confronti di Lauren.

Alle due di notte ebbero finalmente il mandato per entrare in casa del sospettato, e si diressero con svariate auto verso la sua abitazione. Camila li supplicò per andare con loro, ma l'unica cosa che le accordarono fu che l'avrebbero chiamata per informarla una volta conclusa l'operazione. Così si ritrovarono ad attendere notizie nella sala d'aspetto della centrale, una enorme stanza con tante sedioline di metallo, fredda e umida, con in fondo dei distributori che facevano degli strani ronzii e una luce al neon che tremolava. Insieme a lei e alle sue amiche, c'erano Chris e Taylor che si erano degnati infine di raggiungerli, e cercavano di non mostrarsi preoccupati.

"Mamma?" Ruppe il silenzio Taylor, incredula nello scorgere la figura preoccupata dall'altro lato della stanza.

Gli occhi di tutti erano puntati sulla donna, Clara, che si avvicinò ai suoi due figli, stringendoli in un abbraccio mentre le lacrime le scorrevano liberamente sulle guance.

Camila restò a fissare quella scenetta con un leggero disgusto. Vedere quella donna lì, in quel momento era ridicolo, dopo aver abbandonato la sua famiglia per anni. Dopo qualche minuto si accorse di loro, e riconoscendo Camila si rivolse a lei.

"Ehi, ragazze, perché non ve ne tornate a casa?"

Camila dovette mordersi la lingua per non risponderle male. Fece un respiro profondo per calmarsi e rispose semplicemente.

"Io non mi muovo di qui, può andarsene lei se la cosa le crea disturbo." Ok, forse non era il modo migliore di rapportarsi con la madre della propria fidanzata, ma pensando a quello che avrebbe voluto urlarle addosso era stata persino gentile. "E comunque appena si sa qualcosa, è me che chiameranno." Precisò.

"Non capisco, perché te?" Le chiese Clara.

"Perché sono la sua fidanzata. E anche perché se fosse stato per voi, la sua famiglia, non vi sareste nemmeno accorti della sua scomparsa, ancora." Replicò cercando di essere il meno acida possibile, ma era davvero difficile mantenere la calma in quel momento.

"Non capisco, cosa è successo?" Si rivolse ai suoi figli, che rimasero fermi, con lo sguardo rivolto al pavimento impolverato.

Camila si alzò di scatto, allontanandosi da quelle persone, e iniziando a camminare nervosamente per la sala d'aspetto. Non aveva tempo per quello. L'ansia le attanagliava il petto da ormai troppe ore, aveva bisogno di sapere che Lauren stava bene, non sapeva nemmeno immaginare come potesse sentirsi in quel momento. Lo squillo del cellulare che aveva in mano la fece sobbalzare, per poco non le cadde a terra. Rispose con voce tremante, restando ad ascoltare le parole del detective che l'aggiornava.

Quando riattaccò si rese conto che tutti i presenti erano vicino a lei, in attesa di notizie.

"Non era lì." Riferì semplicemente. "Ma hanno trovato segni di colluttazione e..." ingoiò a vuoto, cercando di non pensare al peggio, e continuò: "e del sangue, molto sangue, e recente, quindi credono sia stata lì." Si lasciò cadere sulla sedia più vicina iniziando a piangere. Non riusciva più a fermare le lacrime, trattenute per troppo tempo. Lauren. La sua Lauren.

Tra le lacrime e il vociare delle persone accanto a lei, quasi non sentì il cellulare che squillava di nuovo, lo recuperò dalla tasca del jeans chiedendo a tutti di fare silenzio, vedendo un numero sconosciuto.

"Pronto." Rispose, ascoltò un attimo e fece una faccia sorpresa, fissando un punto indefinito della stanza. "Lauren, dove sei? Sei ferita?"

Tutti sobbalzarono a sentire quelle parole. Camila corse in uno degli uffici, attirando l'attenzione di altri agenti che cercavano informazioni su Tyler, i quali compresero subito la situazione.

"Cerca di darmi un punto di riferimento, ti prego." Ascoltò per un attimo, annuendo e riferendo tutto agli agenti, che si misero subito in contatto con le squadre sul campo. "Ok amore tranquilla, verranno a prenderti il prima possibile, sono già in zona, tranquilla." Ancora silenzio. "Avviso di mandare anche un'ambulanza. Tieni premuto sulla ferita."

"Tienila in linea il più possibile." Le disse uno degli agenti. Camila annuì furiosamente, non avrebbe attaccato per nessun motivo. Continuò a parlare con lei, preoccupata. Sentiva che Lauren era allo stremo, le rispondeva sempre più lentamente.

"Piccola, resta con me ti prego."

"Sempre." Le rispose Lauren con un filo di voce. "Cam, amore..."

"Si?"

"Sono arrivati. Vedo i lampeggianti." Sussurrò, poi Camila sentì un rumore e voci indefinite per qualche minuto, cercando di capire cosa stesse accadendo.

"Signorina Cabello, è lei? È ancora in linea?"

"Si. Si, sono qui. Come sta?"

"Ha perso conoscenza, e ha avuto una grande perdita di sangue, ora la stanno portando al Memorial Hospital se volete raggiungerla lì. I paramedici hanno detto che non è in pericolo di vita."

"Ok, grazie." Disse sollevata. Aggiornò anche gli altri, notando il sollievo sul volto di tutti, compresi i familiari di Lauren. Le sembrò addirittura di scorgere Taylor con gli occhi lucidi.

Arrivarono in ospedale in contemporanea all'ambulanza, vedere Lauren stesa su quella barella, coperta da un lenzuolo macchiato di sangue, priva di sensi e con una flebo attaccata fu straziante. Fu portata in una sala del pronto soccorso, poi di nuovo fuori, di corsa verso gli ascensori.

"Cosa succede?" Chiesero un po' tutti.

"Dobbiamo portarla in sala operatoria d'urgenza." Rispose un medico frettolosamente. "Lei è la madre?"

"Si." Rispose Clara, sconvolta.

"Deve firmare dei consensi, venga con noi."

Un infermiere si premurò di accompagnare gli altri in una sala d'attesa. Sarebbe stata una lunga notte.

Senza una donna - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora