Capitolo 20

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20.  Il lavoro sporco lo fa zio Nicco

"Amò mi ha appena chiamato Martina e mi ha chiesto se potevo stare un pochino con Gioele, solo che ti avevo promesso di passare tutto il giorno con te e mi dispiace stravolgere i piani

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"Amò mi ha appena chiamato Martina e mi ha chiesto se potevo stare un pochino con Gioele, solo che ti avevo promesso di passare tutto il giorno con te e mi dispiace stravolgere i piani." Gioia aveva appena finito la sessione e le avevo promesso che avremmo passato tutto il tempo che desiderava insieme. In quel periodo ci eravamo potuti dedicare poco a noi, avevamo passato tante ore insieme, nella stessa stanza, ma a fare cose diverse e dato che in quel momento avremmo potuto avere tutto il tempo per poter fare ciò che volevamo ne avrei voluto approfittare. Quel giorno sarei dovuto andare a lavorare la sera e se lei avesse voluto sarebbe potuta tranquillamente venire con me, quel posto era nostro.

"Possiamo stare insieme lo stesso, facciamo una passeggiata noi tre e Spugna, che in questi giorni lo abbiamo portato poco a spasso." Roma era stata inondata dalle piogge e non avevamo mai trovato il momento giusto per far fare una piccola passeggiata al nostro cagnolino. Ultimamente era molto silenzioso, stava fermo nella sua cuccia come se non volesse essere disturbato. Non sapevo se avesse capito che Gioia fosse sotto stress e quindi cercava di non far notare la sua presenza, oppure se fosse semplicemente stanco e volesse stare per fatti suoi.

"Dici davvero? Grazie Giò, mi farò perdonare." Ero davvero dispiaciuto, non perché non mi piacesse stare con mio nipote, assolutamente, ma perché non mi piaceva non mantenere le mie promesse, ovviamente la mia ragazza non me lo avrebbe mai fatto pesare, perché avendo conosciuto, seppur poco, Martina aveva capito che tipo di persona fosse ed era anche venuta a conoscenza di tutti i suoi problemi, sentendosi anche in colpa per il trattamento che le aveva riservato.

"Nì, ma dai non è successo niente, non mi stai abbandonando di punto in bianco, usciamo insieme con Gioele e non può farmi che piacere." Sapevo quanto le facesse piacere passare del tempo con me e davvero mi dispiaceva non poterla accontentare, ma vederla felice nel vedere mio nipote non poteva che farmi gioire di rimando. Gioele era diventato una delle persone più importanti della mia vita, da quando era nato me l'aveva stravolta e, davvero, lo avevo cresciuto come un figlio, anche se ero consapevole che non fosse mio. Non avevo mai avuto uno spirito paterno così sviluppato, ma ogni volta che stavo con Gioele tutto era naturale, sembrava che riuscissi ad essere me stesso al cento per cento.

"Ciao zio! Ciao zia!" Un uragano di nome Gioele era appena entrato in casa, scombussolando i piani in un millisecondo. Quel bambino aveva adorato sua zia dal primo momento in cui l'aveva vista ed io non potevo che essere più felice di così. Si erano trovati fa subito in sintonia i due, a volte si coalizzavano anche contro di me per farmi qualche piccolo scherzo, ma alla fine ne uscivo sempre vittorioso, dato che mi divertivo a fargli il solletico, fin quando non mi chiedevano di smettere e non ammettevano le loro colpe.

"Ciao amore! Sei pronto oggi a fare un giretto con Spugna?" Anche l'amore tra Gioele e Spugna era stato immediatamente corrisposto, quel cagnolino che stava crescendo insieme a noi, ogni volta che vedeva Gioele gli faceva le feste, era davvero contento di poter giocare con un bambino, infatti, nemmeno il tempo di chiamarlo che già aveva iniziato a scodinzolare per attirare l'attenzione di Gioele.

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