Capitolo 33

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33. Vedi che papà avresti avuto?

Il tepore delle coperte mi stava avvolgendo, alzarsi era sempre un trauma di prima mattina, ma in quel momento, al contrario degli altri giorni, quando toccai il lato destro del mio letto, notai l'assenza del mio ragazzo, di scatto aprii gli occhi...

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Il tepore delle coperte mi stava avvolgendo, alzarsi era sempre un trauma di prima mattina, ma in quel momento, al contrario degli altri giorni, quando toccai il lato destro del mio letto, notai l'assenza del mio ragazzo, di scatto aprii gli occhi, non era solito alzarsi senza darmi il buongiorno, a volte, per avvisarmi della sua uscita mi svegliava e subito dopo tornavo a dormire, quindi l'atteggiamento di quella mattina mi era sembrato davvero strano.

"Prima di alzarti leggi." L'unica cosa che i miei occhi avevano notato appena avevo aperto gli occhi era questo piccolo post-it su un foglio bianco ripiegato che aveva in basso a destra un cuore sghembo che mi fece sorridere. Immaginavo di chi fosse, ma non potevo immaginare cosa ci fosse scritto all'interno. Curiosa com'ero non mi persi in chiacchiere e aprii quel foglio, se Niccolò non era lì, voleva sicuramente che leggessi da sola.

Giò,
c'ho provato in tutti i modi ad iniziare una lettera in modo decente, con parole come amore mio, ma forse erano le meno adatte. Non capì male eh, te sei l'amore mio, ma scriverlo su carta me sapeva di troppo formale.
In questo momento non sono poi così lontano da te, se esci mi troverai o in cucina a preparare la colazione o sul divano a sonnecchiare, ovviamente se dovessi arrivare proprio nel momento in cui sono appisolato ti direi che stavo riflettendo sul senso di ciò che stanno trasmettendo in televisione, con la speranza che non ci siano scene vietate ai minori di diciotto anni. Ventidue, detto così sembra solo un numero insignificante, oggi, invece, dodici maggio, è un numero fin troppo importante. Non sono uno troppo romantico, il giusto, basta che poi non mi vengano le carie, non ti dirò la solita frase fatta "ventidue anni fa è nato un angelo", no perché te sei tutto tranne che un angelo.
Non so perché stia scrivendo questa lettera e perchè ci stia mettendo così tanto tempo sai? Vorrei dirti tante di quelle cose che non so da dove cominciare, vorrei dirti che ti amo, che stare con te mi rende felice e mi rende un uomo migliore, ma questo, secondo me, devo essere in grado di dimostrartelo giorno dopo giorno, altrimenti non sono poi così bravo come fidanzato. Ma chi ce crede, so il migliore che esista sulla faccia della terra.
Oh e io che volevo fa na cosa carina, ma alla fine finisco per dire cose belle solo su me stesso, so irresistibile lo so, ma adesso torniamo a te che certe volte e dico certe, nun te montà la testa, lo sei più di me.
Con questa lettera volevo dirti di non pensarci, almeno oggi, lo so che in questo momento starai alzando gli occhi al cielo, ma ne abbiamo parlato amore e ti chiedo solo di goderti questa giornata come viene, con me al tuo fianco, seduti, accoccolati sul divano a non fare nulla. Liberi da ogni obbligo, liberi da ogni paura, solo per oggi che per te non è un giorno qualsiasi, ma il giorno in cui compierai ventidue anni.
Fra poco mi diventerai dottoressa amò ci pensi, ma t'è andata bene che non sei un medico vero, sennò sai quante te ne avrei fatte passà? Maurizio avrebbe sicuramente pensato che a lui gli era andata meglio.
Un medico in famiglia mi sarebbe piaciuto averlo, ma dato che a te dà fastidio il sangue mi accontento di una biologa, ma te prego nun diventà nutrizionista che da me non sentirai mai la frase "da lunedì dieta", non ci provo nemmeno tanto so che fallirei miseramente, o se ce diventi nun venì da me pe convincermi a fa la dieta, io alla carbonara nun ce rinuncio.
La professoressa di italiano mi diceva che ero troppo sintetico e io le rispondevo sempre che quando c'avevo troppo da dì scrivevo e diventavo pure prolisso, sta lettera ne è la dimostrazione, vorrei dirti tante di quelle cose che non so nemmeno cosa dire, i pensieri si accavallano l'uno sull'altro e la mia mano, con la penna fa segni circolari che creano linee immaginarie. So andato da mamma pe prende na sorpresa, ma tranquilla questo è solo un piccolo regalino che credo possa farti felice.
Non la vorrei conclude sta lettera, mi sembra di esse uno di quei soldati che scrivono alle proprie fidanzate quelli sproloqui per colmare il vuoto di giorni giorni, ma per me non è così, massimo fra cinque ore sarai sveglia e sarai tra le mie braccia. Lo sai? Mi piace guardati dormire, mi infondi un senso di pace, quella che io di notte non riesco mai a trovare e, anche se non te l'ho mai detto guardandoti dormire, di notte, trovo quella sicurezza che mi dà la spinta per chiudere gli occhi e riuscire a riposare quel poco che mi basta per iniziare bene la giornata.
Spero tu possa svegliarti presto e non perché ti debba cantare la canzoncina, ma perché, altrimenti, non troverai più niente di tutto il ben di Dio che ho preparato (non è vero, la maggior parte delle cose le ho comprate, ma tu fai finta di nulla, altrimenti anche a colazione avresti mangiato la carbonara), sarà bello che digerito nella mia pancia.
Ho deciso di smetterla, promesso, altrimenti mi mandi a quell'altro paese.
Tanti auguri amò, si fanno ventidue anni na volta sola e sta volta ti è andata bene perchè, proprio come l'anno scorso, li festeggi con me.
Che serve la firma? Spero di essere l'unico che ti chiama amò, o me devo preoccupà?
Ti amo Giò e forse non te lo dico spesso perché non voglio che diventi abitudine, ma che venga davvero dal cuore.
Vabbè per sicurezza la firma ce la metto, altrimenti usciranno altri venti punti prima che la lettera finisca.
Il tuo unico e solo fidanzato,
Nic

Se mi avesse visto qualcuno mi avrebbe consigliato sicuramente un buon ospedale psichiatrico, la mia espressione era a dir poco inquietante, le lacrime mischiate ad un sorriso sincero che il mio ragazzo mi aveva fatto spuntare sulle labbra erano segno di instabilità, ma a me, in quel momento, poco importava. Nonostante la metà della lettera fosse ironica, era riuscito a commuovermi, forse, erano gli ormoni della gravidanza, ma Niccolò nemmeno scherzava.

"Vedi che papà avresti avuto?" Accarezzarmi la pancia era diventata quotidianità, non lo facevo quasi mai davanti a Niccolò perché non sapevo quale potesse essere la sua reazione nel vedermi compiere quel gesto. Desideravo da sempre accarezzarmi la pancia e sentire le mani del mio ragazzo su di essa che mi coccolava mentre sussurrava delle frasi a mio figlio o mia figlia. Niccolò, però, non lo aveva mai fatto ed io non stavo poi così tanto a chiedermi il perché, immaginavo il motivo è non volevo fargliene una colpa.

Alzarmi dal letto, da un po' di tempo a questa parte, non era mai stato così semplice, volevo andare da Niccolò, ringraziarlo per quello che aveva fato per me, aveva dedicato ulteriore tempo della sua vita per farmi sentire bene, per farmi sentire amata, senza filtri, con la sua solita schiettezza e sincerità. Non era semplice trovare una persona come lui che ti amava incondizionatamente, non era mai stata una di quelle persone che per donarti tutto il suo amore cercava dei ritagli di tempo, si dedicava completamente a te senza mai rinfacciare nulla perchè lo faceva con il cuore.

Cercando di trattenere il più possibile le lacrime indossai una vestaglia per stare comoda in casa e lo raggiunsi in cucina, con il tempo le pareti di casa nostra venivano arricchite da foto che raffiguravano i nostri momenti, dai più significativi a quelli più insignificanti e osservarli in quel momento mi faceva pensare che la vita, nonostante mi stesse togliendo la possibilità di diventare madre, mi aveva dato un dono, Niccolò.

"Amore mio, grazie." Non volevo aggiungere altro, non dovevo aggiungere altro, il mio sguardo ricco di gratitudine, ricco di amore, poteva espressamente dire tutto ciò che avevo da confessargli, non sarebbero bastate parole per poter esprimere tutti i miei sentimenti.

Spazio autrice

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