25. Sei come mio padre!"Cosa mi stai dicendo mamma?" Sentii da fuori la porta della stanza di Maria, non capivo cosa si stessero dicendo, ma sentivo la voce di Gioia tremare, mi sembrava un brutto segno. Decisi di affacciarmi, ma di restare in disparte, non mi sembrava il momento di invadere i suoi spazi. Non sapevo come parlasse con sua madre, non ero mai stato con lei, ma sembrava davvero distrutta, cosa che non mi faceva sperare niente di buono.
"Che ti voglio bene figlia mia." La voce di Maria era difficile da sentire, era molto bassa e sembrava stesse per accadere qualcosa di brutto, i suoi occhi si stavano chiudendo, ma sembrava si stessero chiudendo per sempre. Appena sentii Gioia urlare mi precipitai in camera capendo davvero che sua madre aveva esalato l'ultimo respiro. Non sapevo come comportarmi, avrei sbagliato di sicuro, ma le volevo stare vicino, la strinsi forte a me e lei si aggrappava come se fossi l'unico appiglio in quel momento. Piangeva, le sue lacrime avevano bagnato la mia maglietta, ma non mi importava aveva bisogno di una persona che le stesse vicino e io, nonostante non fossi una delle persone migliori, ero una delle più adatte in quel momento.
"Ragazzi mi dispiace, ma dovete uscire." Avevo perso la cognizione del tempo, non sapevo quanto ne fosse passato, solo quando Michela, con le lacrime agli occhi ci chiese di uscire capii che non era passato poi molto tempo. Avevo sentito parlare più e più volte di lei da Gioia, aveva preso davvero a cuore il caso della madre, le stava vicino il più tempo possibile e Maria ne era felice. In quel momento però la ragazza al mio fianco non dava alcun segno, non voleva muoversi, ma, purtroppo, dovevamo. La presi in braccio e la portai fuori dalla stanza di sua madre, aveva provato ad opporre resistenza, ma non ci riuscì, era troppo debole.
Passarono pochi minuti e Michela tornò vicino a noi, non aveva pianto, ma aveva gli occhi lucidi, segno che era davvero distrutta. Gioia non si staccava dalla mia spalla e non volevo farglielo fare contro la sua volontà, non l'avrei violentata, aveva appena perso sua madre e non aveva più nessuno che potesse starle vicino. Aveva ritrovato la persona che l'aveva messa al mondo dopo anni e si era abituata a vivere dei pezzi della sua quotidianità con lei, ora la malattia gliel'aveva strappata dalle braccia ed in quel momento non poteva che essere distrutta.
"Gioia tesoro mi dispiace davvero tanto, non ho le parole per esprimere il mio dolore." Gioia nonostante avesse sentito le parole di Michela non accennava a staccare la testa dalla mia spalla, non riusciva più a fare nulla, era diventata immobile. Sussurrò un unico grazie sulla mia spalla che anche Michela percepì.
"Niccolò ti chiedo di portarla a casa, non serve farla stare qui, forse farla stare in un altro ambiente le farà bene." Cercai di alzarmi in tutti i modi, ma Gioia cercava sempre di farmi risedere, non riusciva a parlare, ma con i suoi gesti mi stava comunicando il suo volere, voleva ancora stare vicino a sua madre. Avrei voluto accontentarla con tutto me stesso, ma Michela era stata chiara, per il bene di Gioia era meglio portarla via da quell'ambiente. Ero sicuro che andare via non le avrebbe alleviato il dolore, ma sicuramente stare a casa, lontano da quell'ambiente che le aveva portato via sua madre, l'avrebbe fatta sentire sollevata. Ovviamente con tutta se stessa sarebbe voluta rimanere lì, come se lì la sua presenza potesse cambiare molto o potesse cambiare qualcosa.
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Saresti la risorsa per ogni sorriso 2 /Ultimo/
FanfictionSequel di "Saresti la risorsa per ogni sorriso" Niccolò ha bussato alla porta di Gioia facendo terminare la ricerca del coinquilino da parte della ragazza. I due hanno imparato a conoscersi, litigando e facendo pace continuamente. I loro litigi li...