Capitolo 31

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31. Te lo ricordi che quello che porto in grembo è anche tuo figlio?!

 Te lo ricordi che quello che porto in grembo è anche tuo figlio?!

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"Buongiorno." Il mio risveglio sembrava paradisiaco, Niccolò mi stava lasciando baci ovunque, sul viso, sul collo e sulle labbra, sembrava che stessimo vivendo un momento tranquillo, ma appena riuscii a destarmi davvero ricordai la visita, ricordai di essere incinta e ricordai che non avrei mai potuto portare a termine la mia gravidanza, non avrei mai potuto stringere tra le mie braccia quel fagottino che avrebbe reso sicuramente la mia vita migliore.

"Ciao." Fu l'una parola che riuscii a pronunciare, non riuscivo nemmeno ad essere dolce con il mio ragazzo che in quel momento stava facendo di tutto pur di non farmici pensare, la mia mente non riusciva a fare altro che a sentirsi in colpa per quello che stava succedendo, mi ero da sempre ripromessa che avrei fatto di tutto per poter portare a termine una mia possibile gravidanza, anche senza la presenza di un padre, ma questa volta non dipendeva da me, ma comunque dentro di me non riuscivo a smettere di sentirmi in colpa.

"Ti ho portato la colazione a letto, oggi ce la prendiamo comoda, mi sono preso un giorno da lavoro ci pensano Gabriele e Adriano, spegniamo i telefoni e ci viviamo a pieno questa giornata." Non riuscivo a capire il motivo per il quale lui facesse finta di nulla, ma soprattutto io non riuscivo ad essere indifferente alla mia situazione, non riuscivo ad essere per niente tranquilla, mi sentivo male solo al pensiero.

"Come fai a vivere una giornata tranquilla quando sai che dentro di me sta crescendo una vita che non verrà mai al mondo? Come fai a pensare che tutto questo sia normale eh Niccolò?!" Non sapevo nemmeno perchè avessi iniziato ad urlargli contro, forse quella sua indifferenza mi aveva fatto pensare che a lui non importasse di quella gravidanza, forse quella situazione gli poteva far comodo, non sapevo davvero cosa pensare, la mia mente faceva dei viaggi immensi, lunghissimi che non sapevano mai dove fermarsi.

"Gioia amore non so davvero come fare, lo so che da oggi in poi la nostra vita non sarà più normale, ma cosa dobbiamo fare, dobbiamo piangerci addosso fin quando sarà possibile?" Niccolò, come me, era sempre stata una persona che razionalizzava le situazioni, cercava sempre di trovare il lato positivo oppure cercava di non andare nel panico per qualsiasi cosa, tranne quando sentiva anche un minimo fastidio, in quel caso doveva chiamare il medico in qualsiasi momento, per potersi tranquillizzare, solo che in quel momento nemmeno la chiamata di un medico avrebbe migliorato la mia giornata, o meglio se mi avessero detto di aver sbagliato la visita sarei stata la persona più felice del mondo, ma la tristezza e la sicurezza nella voce della dottoressa non lasciavano dubbi.

"Ma tu stai scherzando vero?! Come cazzo fai a dire una cosa del genere? Te lo ricordi che quello che porto in grembo è anche tuo figlio?!" Non litigavamo da veramente molto tempo, a parte piccole discussione che sinceramente iniziavano e finivano lo stesso giorno, ma in quel momento alzare la voce mi sembrava inevitabile, sembrava davvero che a lui non fregasse nulla di quello che stava succedendo e per me era una cosa inconcepibile. Non sapevo come si potesse affrontare un dolore del genere, perdere un figlio non era assolutamente nei miei piani, ma la cosa peggiore per me era quella di saperlo ma di non poter fare nulla, assolutamente niente, dovevo solamente aspettare che il tutto accadesse e l'impotenza, per me, era da sempre stata la cosa peggiore.

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