CAPITOLO 17

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Il giorno dopo, domenica, è un giorno infernale per Simona. Qualsiasi cosa faccia le ritorna in mente il bacio del giorno prima. Mentre fa la doccia, mentre stende i panni, mentre si prepara il caffè. È un continuo ripensare a ciò che è successo. La cosa che la sconvolge è il modo in cui lei stessa si sia lasciata andare. Si è fatta coinvolgere interamente da quel bacio. Non è riuscita a fermare subito Niccolò. E la cosa che ancor di più la spaventa è la passione che ha sentito salire quando le sue labbra hanno toccato quelle di Niccolò. Una passione famelica che non le era mai capitato di provare prima. Non immaginava che il suo corpo desiderasse così tanto Niccolò. Sì, è un bel ragazzo e Simona lo trova attraente, ma niente di più! E invece non appena le labbra di Niccolò hanno toccato le sue, Simona ha sentito scatenarsi nel suo corpo una voglia di baciarlo che l'aveva scossa dalla testa ai piedi. E Niccolò? Perché l'aveva baciata se era fidanzato? Simona si odiava perché Niccolò ha una ragazza e lei non è così! Lei non è l'amante di nessuno ne tantomeno la ragazza che ci prova con i ragazzi delle altre. Odia questo genere di comportamenti e non lo farebbe mai. E invece è quello che era successo il giorno prima. Aveva baciato il ragazzo di un'altra - non di una ragazza a caso, ma della sua sorellastra! - e si sentiva talmente in colpa da non riuscire a trovare pace. La cosa che più la faceva stare in ansia era il fatto che le fosse piaciuto e che se Niccolò avesse riprovato a baciarla non era sicura che sarebbe riuscita a fermarlo perché sentiva il proprio corpo desiderare quel ragazzo. E purtroppo non solo il proprio corpo, ma anche il cuore che le batteva forte quando si toccava le labbra e ripensava al modo delicato in cui Niccolò le aveva stretto i fianchi e l'aveva avvicinata a sé. Era stato bello, dannatamente bello.
A quel pensiero si da uno schiaffo in faccia, «Simò che cazzo basta! È stato un errore» - è questo che continua a ripetersi e cerca di convincersene perché alla fine anche Niccolò lo aveva detto ieri, "Come se nulla fosse successo" le aveva gridato dietro e Simona a quelle parole aveva sentito il cuore perdere un battito. Era rimasta delusa? Ma perché? In fin dei conti doveva andare così no? Dovevano far finta di nulla per ricominciare tutto da capo. Era questo che Simona voleva. E allora perché a ripensare a quelle parole la tristezza e la delusione l'assalivano?
Non lo sapeva - o faceva finta di non saperlo -, ma un cosa era sicura: doveva stare il più lontano possibile da Niccolò




«Va bene, ci riaggiorniamo per mercoledì» - con queste parole chiude la chiamata con Giovanni e inserisce il telefono in borsa prima di chiudere a chiave la porta di casa. È lunedì e alle dodici di quella mattina suo padre sarebbe uscito di prigione sotto libertà vigilata. Talmente tanta era stata la preoccupazione per quel bacio che Simona se ne era scordata. Per ora il padre sarebbe stato a casa di sua madre e mercoledì, purtroppo per Simona, lei, sua madre e suo padre si sarebbero visti per accordarsi su dove suo padre sarebbe stato. Simona non aveva la minima intenzione di ospitare quel verme in casa sua e sarebbe rimasta ferma sulla sua decisione. Mentre mette il casco e sale in motorino accantona il problema di suo padre - che avrebbe rivisto due giorni dopo - e il cuore le accelera quando si immette nella carreggiata per dirigersi al lavoro. Quel giorno aveva anche pensato di darsi malata, ma poi ci aveva riflettuto bene: le servivano i soldi che quel lavoro le dava e per la faccenda di Niccolò sarebbe bastato evitarlo, no?
Marisa le aveva mandato molti messaggi per sapere cosa fosse successo, ma Simona odiava essere sommersa di domande e li aveva ignorati. Solo a quello della mattina dove Marisa le diceva che non sarebbe venuta al lavoro perché le avevano spostato il turno Simona aveva risposto un semplice "okay". Poi però si era sentita in colpa per averla girata e così aveva aggiungo un "Comunque non è successo nulla l'altro ieri" e aveva spento lo schermo del telefono. Le dispiaceva trattare così una ragazza dolce come Marisa che si vedeva che teneva a Simona. Si odiava per essere così, ma Simona aveva difficoltà a fidarsi ciecamente degli altri. A dirla tutta aveva paura. Paura che Marisa sarebbe scappata al sentire la sua storia e i suoi problemi.
«Aò movite che è verde!» le grida dietro un automobilista innervosito e Simona parte a tutto gas regalando un gestaccio all'uomo dietro di lei - nonostante fosse lei ad avere torto. Quel giorno si era svegliata male e sperava con tutta sé stessa che al lavoro non ci sarebbero stati problemi.




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