«Carina questa felpa, vero?» domanda Marisa e Simona le lancia un'occhiata e annuisce.
«Io invece ho questi pantaloni» risponde Simona mostrando a Marisa un paio di pantaloni neri di tuta con il logo di una chiave stampato sul lato destro.
Tutte le ragazze hanno ricevuto ognuna un pacco con dentro diversi capi, di colori e taglie diverse e ora si stanno cambiando, anche se Simona si sente un po' in soggezione a cambiarsi davanti ad un'altra persona. Infatti con in mano i pantaloni della tuta inizia a giocare con questi, perdendo tempo e guardandosi intorno imbarazzata. Marisa le lancia un'occhiata divertita.
«Andiamo! Non mi dire che ti vergogni a cambiarti davanti a me!» la rimprovera teneramente, iniziando a slacciare la collana con le stelline.
«Diciamo che mi sento a disagio. Non ho un bel fisico» confessa a bassa voce, ricevendo un'occhiataccia da Marisa che slaccia velocemente la collana inserendola nella propria borsa per poi mettere le mani sui fianchi.
«Perché io ti sembro Belen?» le risponde con tono deciso per poi addolcirsi e tornare a sorridere, «Senti, ci hanno scelto per un motivo. E anche se non siamo modelle, ma che ci frega? Dobbiamo piacere a noi stesse, non agli altri».
«Appunto, già è tanto se mi guardo allo specchio una volta a settimana» borbotta Simona, grattandosi la testa. Si sta pentendo di aver accettato quel lavoro e l'ansia di non essere adatta allo sta divorando. E se non fosse piaciuta? Se non fosse stato fotogenica? Da quella mattina continuava a ripetersi che lo faceva solo per i soldi, ma nonostante questo aveva comunque paura di venire scartata e umiliata.
Marisa non demorde e le poggia una mano sulla spalla, costringendola a guardarla, «Simo ti fai troppe paranoie. Andrà come andrà, ok? E poi ricordati che se non cominci con l'amare te stessa, non puoi pretendere di amare gli altri. Perché questo fisico che hai è il tuo,» - la guarda dritta negli occhi mentre pronuncia quelle parole con assoluta sincerità e convinzione, «e sei tu che decidi cosa farne. Se non ti piace puoi sempre migliorare» afferma regalandole una carezza sulla guancia che Simona non si accorge di ricevere finché non sente il contatto caldo della mano di Marisa che si allontana dal suo volto. Simona la guarda e sa perfettamente che le parole di Marisa sono vere. Peccato che lei non riesca a recepirle bene e a metterle in pratica. Quella ragazza che conosce da due giorni nemmeno ha già capito come sia fatta e Simona si chiede se sia così facile leggerle dentro; leggere la paura che ha di mettersi in gioco, di farsi vedere. La paura di ricominciare. Così tira su con il naso e rivolge un sorriso alla ragazza di fronte a lei. Un sorriso un po' storpio perché non è più abituata a sorridere tanto, ma le esce spontaneo perché Marisa è stata gentile con lei fin da quando si sono conosciute, nonché il giorno prima.
«Sei una specie di psicologa? Tipo quelle che psicoanalizzano gli altri e danno consigli a chi ne ha bisogno?» le chiede Simona curiosa e Marisa scoppia a ridere.
«Fammi capire: prima mi hai dato della drogata, ora sono uno psicologa... continuiamo fino a che non indovini la mia vera identità?» ridacchia la ragazza davanti a Simona e anche quest'ultima fa un sorriso divertito.
Poi si gratta la testa imbarazzata, «Sì, be' vedi, per la cosa della droga, ehm, scusa. Non volevo essere così sgarbata, solo che ti conosco da ieri e sei così pimpante...» tenta di spiegarsi Simona, ma Marisa la interrompe con un cenno della mano.
«Fa niente. Non sei la prima a chiedermi se mi drogo per avere tutta questa allegria in corpo. Riposta: no. Sono fatta così. Prendere o lasciare» ridacchia regalando a Simona un occhiolino mentre si sfila la maglietta per sostituirla con la felpa del merce di Ultimo. Infatti Simona poserà con dei pantaloni della tuta mentre Marisa con la felpa con sopra i due calici e la scritta Aperitivo Grezzo.
Simona fa un respiro profondo mentre lentamente slaccia la cintura dei pantaloni. Per un attimo la mano destra va a stringere la D della catenina appesa al collo. Marisa lo nota mentre si infila la felpa nera e «Per cosa sta quella D?» domanda mentre sistema il cappuccio della felpa.
Simona si trova spiazzata dalla domanda e quando ripensa al suo migliore amico sente un gruppo in gola che le impedisce di parlare, così «Davide, il mio ragazzo» mente di getto, aprendo il bottone dei jeans.
Marisa alza di scatto la testa verso di lei inarcando un sopracciglio, «Wow! La nostra Simona fidanzata!»
«Sì sì, ma non lo urliamo, va bene?» - si guarda intorno anche se nella tenda ci sono solo lei e Marisa. Quest'ultima alza gli occhi al cielo poi batte le mani allegra, «E lui com'è?» domanda con gli occhi pieni di curiosità avvicinandosi a Simona.
«Lui chi?».
Marisa corruccia le sopracciglia, «Come lui chi? Il tuo ragazzo Simò, me l'hai detto ora che hai un ragazzo».
Simona sgrana gli occhi, «Ah sì, hai ragione, scusa».
«E poi sono io quello che farebbe uso di droghe eh?» la prende in giro Marisa e Simona le dà una spinta leggera sulla spalla facendo ridere l'altra.
«Allora, com'è fatto sto ragazzo?» continua imperterrita Marisa. Simona non sa davvero che dire; dovrà giocare di fantasia.
«Be' lui non è troppo alto, alto poco più di me. Ha i capelli marroni... hai gli occhi sempre marroni,» elenca con lentezza, cercando di dire cose credibili sotto lo sguardo attento di Marisa, «Ha i tatuaggi, porta degli anelli alle dita, ma pochi. E basta» - una volta terminato tira un sospiro di sollievo davanti al sorriso soddisfatto di Marisa. Quest'ultima infatti indietreggia e sembra ripensare alle parole di Simona.
«Come Niccolò» afferma dopo qualche secondo Marisa. Simona la guarda senza capire.
«Come Niccolò cosa?» chiede infatti spiegazioni Simona.
Marisa le fa un sorriso e un gesto con la mano come a dire che stava solo riflettendo ad alta voce, poi «No pensavo che il tuo ragazzo assomiglia un sacco a Niccolò: occhi marroni, tatuaggi, non troppo alto, pochi anelli alle dita...» riepiloga la ragazza e ad ogni parola Simona sente un tuffo al cuore.
Ci riflette su e conclude Marisa ha ragione. Inevitabilmente nell'inventare la fisionomia del suo finto ragazzo ha descritto Niccolò alla perfezione.
Non se lo sa spiegare. Forse perché Niccolò è in effetti il prototipo del ragazzo con cui lei, quando ancora aveva voglia di mettersi in gioco, avrebbe volentieri intessuto una relazione. Scaccia subito quel pensiero però quando «Non dirmi che è puro bravo a cantare il ragazzo tuo!» scherza Marisa e «No!» si affretta subito a rispondere Simona, per evitare ulteriori fraintendimenti.
Marisa scoppia a ridere fin quando non sentono entrambe la voce di Adriano che le avvisa di sbrigarsi. Marisa è pronta, Simona ancora non ha sfilato i jeans.
«Simo io vado così ti lascio cambiare da sola e avviso Adriano che stai arrivando, ok?».
Simona annuisce e Marisa le lancia un sorriso e un piccolo saluto prima di correre fuori con la felpa che le sta alla perfezione.
Simona allora poggia sulla sedia di legno i pantaloni della merce e inizia a sfilarsi i jeans. La sera prima si era anche depilata e quella mattina indossava delle mutandine abbastanza striminzite perché, senza averlo fatto apposta, aveva sbagliato temperatura per la lavatrice e una buona parte della sua biancheria le si era ristretta e non aveva avuto ancora il tempo di andarne a ricomprare della nuova biancheria.
Una volta sfilati i jeans afferra i pantaloni della tuta mentre sente dei passi nella tenda. Non si volta perché pensa che sia Marisa, tanto che scherzando domanda «Ti sei scordata il cellulare, vero? Te lo stavo per dire prima di-» - ma un «Cazzo!» detto da una voce maschile la fa sobbalzare e quando si gira di scatto, afferrando la tutta per coprire le gambe scoperte, per poco non le prende un infarto.
«Niccolò cazzo!» grida sgranando gli occhi e arrossendo come non mai. Il ragazzo è davanti a lei con gli occhi sgranati ed increduli. E la fissa. Simona ha il respiro affannato e si vergogna terribilmente. Niccolò deve averle visto il sedere e lei si sente tremendamente imbarazzata. E la cosa che la infastidisce è che continua a fissarla.
«Che guardi? Vattene!» le grida contro e Niccolò scuote la testa, gli occhi luccicanti e sì, anche divertiti.
«Che culo...» mormora lui senza accorgersi di averlo detto ad alta voce, rivolto a Simona e quest'ultima, con gli occhi infuocati e le guance rosse come pomodori, «Che hai detto?!» sbotta nel panico.
Niccolò tossicchia, «No dicevo: che culo! Che culo ad aver trovato subito ciò che cercavo!» esclama correggendosi, prendendo il cellulare che Marisa aveva lasciato sul tavolino, «La tua amica mi ha chiesto di prenderle il telefono» spiega con un sorrisino, lanciando ogni tanto delle occhiate alle gambe scoperte della ragazza.
«E la mia amica non ti ha detto che c'ero io in tenda?».
«Sì, ma ha omesso il fatto che fossi mezza nuda».
Simona scuote la testa, passandosi una mano sugli occhi e cercando di calmarsi.
«Comunque sei molto carina» si complimenta Niccolò con un sorrisetto sincero.
«Sei fidanzato Niccolò».
«E quindi?» - fa spallucce lui, «Ti ho detto che sei carina, mica t'ho chiesto de venì a letto co me» le fa notare con una leggera risata di fronte allo sguardo stralunato di Simona. Quest'ultima si sente tremendamente in imbarazzo e tenta di coprirsi alla bell'e meglio.
«Comunque sbrigati, fra poco iniziamo» - e senza aspettare risposta, con uno sguardo soddisfatto, Niccolò fa dietro front ed esce dalla tenda.
Simona lascia andare un sospiro di sollievo, infilando subito i pantaloni - nel caso qualcun altro avesse avuto l'idea brillante di entrare in tenda. Deve dire che le calzano bene e sono anche molto comodi.
Prima di uscire fa un respiro profondo e accarezza la collana.
«Daniè te prego, dammi una mano tu che qua non faccio altro che fa figuracce» si lamenta tra sé e sé per poi avviarsi vero l'uscita con il cellulare in tasca. Ovviamente avrebbe ammazzato Marisa per averla fatta finire in quella orribile situazione.
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Certo che Niccolò poteva bussare però 😂💝
Spero che la storia vi stia piacendo!☀️
Un bacio a tutti/e!💚
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D'improvviso...//Ultimo.
Hayran Kurgu-STORIA COMPLETATA!- TRAMA: Il 22 maggio suo padre era finito in carcere per complicità e fornitura d'armi in tre rapine. Il 22 aprile dell'anno precedente aveva chiuso i rapporti, già tremolanti, con sua madre. Il 22 giugno aveva fatto la maturità...