«Mi hai fatta spaventare a morte! Non rifarlo mai più!» le grida contro Simona giocosamente - ma in realtà è serissima dato che ancora stava smaltendo la paura vissuta - tenendole stretta la mano e guardandola con gli occhi bagnati. Nella stanza sono rimaste solo lei Marisa dato che Niccolò e Adriano sono usciti a fumare una sigaretta e a prendere una boccata d'aria fresca. Simona è seduta sulla sedia accanto al letto di Marisa e la guarda come fosse un'apparizione. Ancora non riesce a credere che siano lì, faccia a faccia quando la mattina stessa credeva di averla persa. Simona sa di avere gli occhi pieni di senso di colpa e Marisa se ne accorge e le stringe la mano, anche se ancora debole per il sedativo.
«Non volevo farti spaventare, sei l'unica che non volevo ferire. E sei anche l'unica che si è preoccupata per me».
Simona scuote la testa e cerca di mettere su un sorriso leggero, «Non l'hai visto Adriano? Penso che se ti fossi buttata giù ti sarebbe corso dietro» le fa notare Simona cercando di stemperare la tensione ed entrambe si lasciano scappare una risatina imperniata di dolore e paura e anche di speranza che tutto possa essere finito.
Marisa abbassa lo sguardo sulle coperte bianche del letto e «Non vedevo altra via d'uscita. Non sapevo più cosa fare» confessa colpevole e Simona la guarda e si allunga verso di lei accarezzandole una guancia.
La guarda con uno sguardo materno e «C'è sempre una soluzione. Te lo dice una che ha pensato di farla finita parecchie volte, ma anche nel buio più totale c'era sempre una parte di me che sperava che le cose potessero andare meglio».
«Quella parte in me si è spenta».
Simona scuote la testa, «No Mari, c'è e devi solo riuscire a ritrovarla».
«Come?» le domanda con sguardo supplicante Marisa e Simona sente l'istinto di stringerla fra le braccia - e lo farebbe se la flebo non glielo impedisse - perché Marisa sta diventando una piccola sorellina da proteggere.
Allora la guarda e le sorride con gli occhi lucidi, «Con l'aiuto di chi ti sta intorno,» sussurra Simona prima di sentire il senso di colpa invaderla quando riguarda i lividi che ha sulle braccia. Negli occhi di Marisa Simona può vedere un bene immenso rivolto a lei e una piccola fiammella di speranza riaccendersi, ma non sa se si merita ancora l'amicizia di Marisa. Infatti, «So che non sono la persona meno adatta e ti chiedo scusa per questo,» - Simona si morde un labbro e distoglie lo sguardo dagli occhi di Marisa, «Ti ho messo in secondo piano, ho dato per scontato che stessi bene e non ho mai ricambiato il bene che tu mi hai sempre dimostrato e-» - ma Marisa sorride felice e guarda Simona con occhi luccicanti e «Simo ne hai passate tante nella vita. Non mi hai mai raccontato niente e spero che lo farai quando ti sentirai pronta, ma si vede dagli occhi che sei stata ferita quindi smettila di incolparti per qualcosa che hai fatto inconsapevolmente. Non sei tu che hai voluto mettermi in secondo piano, semplicemente non sei abituata a condividere qualcosa con qualcun altro e ti sei semplicemente comportata nell'unico modo che conosci. Sì, sei un po' fredda e stronzetta a volte, ma se sono sempre rimasta accanto a te non è per pietà o compassione, ma perché sono sicura che dietro questa ragazza fredda e delusa c'è una ragazza splendente e pronta ad amare che vuole e deve solo venire fuori,» - Simona ha gli occhi sgranati e una lacrima sfugge al controllo mentre ascolta quelle parole. Anche Marisa, come Niccolò, è riuscita a capirla senza che Simona raccontasse nulla di sé. E Simona non riesce a capire come possa avere la fortuna - perché sì, quella è una fortuna - di essere circondata da persone così buone e disponibili, persone che le vogliono così bene mentre lei non riesce neanche a regalargli un sorriso. Che sia questa l'occasione di cambiare? Di riprendersi la sua vita? Forse qualcuno dall'alto le sta dicendo di lasciarsi andare e di fidarsi? Non lo sa, ma non può non avvicinarsi a Marisa e posarle un grande bacio sulla guancia. Marisa spiazzata scoppia a ridere e «Mo non me diventà appiccicosa eh! Fai una via de mezzo tra la Simona stronza e la Simona dolce!» la punzecchia e Simona alza gli occhi al cielo e la guarda con gli occhi brillanti mentre le fa una linguaccia ed entrambe scoppiano a ridere. E Simona sente che quei momenti le erano mancati davvero tanto. E ancora di più ammira la forza di Marisa nel riuscire a ridere nonostante il casino successo. Marisa è più forte di lei, non è affatto debole perché ha provato a suicidarsi perché anche per tentare di suicidarsi ci vuole il coraggio di farlo, coraggio che Simona - per fortuna direbbe ora - non ha mai avuto.
Mentre le risate scemano Simona non si accorge di stringere troppo il polso di Marisa e quest'ultima fa un leggero verso di dolore quando le mani di Simona le toccano un livido fresco.
«Scusa!» - Simona subito si mette sull'attenti con gli occhi spauriti e cerca di massaggiarle la parte ferita. Marisa fa spallucce e le poggia una mano sul braccio, guardandola con occhi imbarazzati.
«Non fa nulla. Mi dispiace solo che mi abbiate vista così...».
Simona corruccia le sopracciglia e non accetta che Marisa si demoralizzi così. Infatti le mette due dita sotto al mento e la costringe a guardarla.
Con sguardo determinato «Tu non devi chiedere scusa a nessuno, siamo noi semmai che non ci siamo accorti di nulla. L'unica persona che deve sentirsi di merda è quel coglione del tuo ragazzo,» - a quelle parole Marisa abbassa lo sguardo, ma Simona la costringe nuovamente a guardarla, «Mari devi denunciarli, quel quel merita il carcere».
Marisa si tortura le mani e si morde il labbro. Gli occhi sono nuovamente lucidi.
«Non vi ho mai detto niente perché mi vergognavo. Mi vergognavo di-» non riesce a terminare la frase perché un singhiozzo la scuote, ma Simona ha capito cosa intendesse. Infatti le accarezza dolcemente una guancia e «Lo so. Non sei l'unica, molte donne si vergognano o hanno paura. Ma vergognarsi di cosa Mari? Tu non hai colpa, è lui la merda che dovrebbe seppellirsi. Un uomo che picchia una donna non è un uomo, non merita nemmeno di respirare la tua stessa aria. Deve farsi schifo e tu non devi giustificarlo».
Marisa inizia a piangere e afferra una mano di Simona, annuendo e «L'ho giustificato tutti questi anni» confessa tra le lacrime e Simona sente il cuore stretto in una morsa nel vedere tutto quel dolore fuoriuscire dagli occhi di Marisa. Ripensa a ciò che le aveva detto Niccolò e cioè che Adriano l'avrebbe picchiato volentieri quel bastardo che aveva fatto del male a Marisa e per un attimo Simona vorrebbe davvero che questo accadesse. Poi si ravvede e con il pollice asciuga una delle tante lacrime di Marisa.
«Devi denunciarlo Mari».
«Ho paura Simo, ho tanta paura» confessa l'altra.
Simona le stringe la mano e «Non sei da sola, non può farti nulla. Hai me, d'ora in poi proverò ad essere un'amica migliore, hai Adriano che darebbe tutto sé stesso per te e hai Niccolò, i tuoi genitori, tutti siamo dalla tua parte Mari» le sussurra Simona vicino al volto, accarezzando quel faccino pallido. Marisa annuisce e piange ancora di più per la forza e l'appoggio che Simona le sta dando.
Infatti «Dici di non essere un'amica, ma lo sei eccome. Non sarai perfetta Simo, ma chi lo è? E invece ora sei qui. Potresti essere ovunque, invece sei accanto a me e quiesto basta e avanza e fa di te un'amica perfetta per me» - e a quelle parole anche Simona lascia che le lacrime scorrano e, stando attenta a non interferire con la flebo, si getta su Marisa e l'abbraccia. Entrambe piangono a dirotto e sentono le lacrime bagnarle, ma non importa. Si sono ritrovate. Hanno ancora molte debolezze da confidarsi, molti dolori, ma anche gioie. Però sanno che hanno appena trovato, l'una nell'altra, il proprio porto sicuro, l'amica pronta a sostenere l'altra. Ce ne è voluto, ma alla fine sentono di avercela fatta. Entrambe piangono una sulla spalla dell'altra.
«Che derelitte,» commenta tra le lacrime Marisa e Simona, passandosi una mano sugli occhi, scoppia a ridere perché Marisa riesce a farla ridere anche mentre piangono.
«Comunque mi dispiace per quello che ti ho detto sul ponte. Ho detto cattiverie, ma non le penso. Scusa» mormora Marisa contro la spalla di Simona e quest'ultima mentre accarezza la schiena all'altra, chiude gli occhi e «Invece quello che mi hai detto mi ha fatta riflettere. Non scusarti Mari. Promettimi solo che non lo rifarai mai più» - e mentre le chiede questo entrambe sciolgono l'abbraccio e Simona guarda Marisa dritta negli occhi. L'altra è invasa da paura e indecisione, ma lo sguardo sicuro di Simona e la mano di questa sulla propria la inducono a convincersi. C'è ancora molta strada da fare e i demoni sono tanti, ma insieme, mano nelle mano, possono farcela. Tutte e due hanno tanti scheletri nell'armadio, ma in due sono più facili da sconfiggere, facendosi forza l'una sull'altra.
Allora Marisa fissa con sicurezza gli occhi turchini di Simona e «Sì,» - le stringe la mano, «Te lo prometto, ma tu stammi accanto».
«Sono qui» la rassicura Simona decisa, accarezzandole il dorso della mano. Si sorridono entrambe mentre nella mente di Marisa sorge un dubbio.
«Lui non è venuto a cercarmi?» domanda con voce tremolante. Simona inspira e la guarda annuendo. «Sì, ma io e Niccolò lo abbiamo indirizzato all'ospedale sbagliato» confessa Simona con sguardo leggermente colpevole, ma alla vista del sorrisone di Marisa, il senso di colpa scompare e sorride anche lei.
Marisa scuote la testa e «Siete assurdi tu e quell'altro. Ma quando ve decidete?» domanda con un sorriso furbetto. Simona inarca un sopracciglio e si schiarisce la gola, fingendo di non capire.
«A fare che?».
Marisa alza gli occhi al cielo e cerca di tirarsi su, mettendosi seduta.
«Simò non fa la cascamorta con me, sai de che parlo. De sta relazione tra voi due. La sto ad aspettà più della seconda stagione della mia serie tv preferita e t'ho detto tutto!» - Marisa scoppia a ridere davanti alla faccia sbalordita di Simona. Quest'ultima non si aspettava che fosse così diretta - anche se da Marisa c'era da aspettarmelo - e sopratutto non pensava che i sentimenti tra lei e Niccolò fossero così palesi a tutti.
Così accavalla le gambe e si poggia allora schienale della sedia, sospirando.
«Non so, c'è qualcosa che mi frena» ammette lei.
Marisa incrocia le braccia e «Federica?» - Simona annuisce e Marisa alza gli occhi al cielo battendo le mani per farla animare.
«Sveglia, Simona Fiorentino è pregata di usare il cervello ogni tanto!» grida Marisa sbattendo le mani e guardando male Simona, «Ma se prima t'ha detto che non la ama! Come te lo deve fà capì? Deve mette i manifesti in giro pe' Roma?!» esclama lei contrariata. Simona si irrigidisce e le lancia un'occhiata storta a Marisa.
«Ma come...?».
«Ero sveglia, me stringevi il polso con una forza assurda e me so svegliata e quindi ho sentito tutto. E se non fossi stata sedata me sarei alzata e prima t'avrei preso a pizze in faccia e poi t'avrei detto di baciarlo. Quello è cotto di te! La lascerebbe per te santo cielo!».
Simona viene investita dall'entusiasmo di Marisa e le viene anche da sorridere nel vedere come la stia incitando. Anche Adriano prima aveva fatto una battuta su lei e Niccolò. Cosa volevano dire tutte queste cose? Simona si tortura le dita delle mani e guarda per terra.
«Lo so, ma non so se sono in grado di dargli ciò che vuole» ammette demoralizzata. Marisa allora sbatte le mani ai lati del letto «Ma se nemmeno ci provi!» ribatte seria con sguardo severo.
Simona allora la guarda indecisa e «L'ho respinto tante di quelle volte, non so se merito il suo-» - ma Marisa alza gli occhi al cielo e sbuffa.
«Ancora co sta storia del meritare? Ma chi te l'ha messa in testa? Tutti meritiamo una seconda possibilità comunque, se proprio sei fissata con questa storia. Perché tu non la meriteresti? Smettila cazzo e vattelo a prendere che vuole solo te!» le grida contro Marisa con talmente tanta sincerità che Simona si ritrova, per l'ennesima volta, spiazzata. Il suo cervello fa a cazzotti con il cuore. Se fosse solo per il cuore già sarebbe tra le braccia di Niccolò, ma il cervello le ripropone tutte le vicende della sua vita, tutto ciò che l'ha resa così apatica e poi pensa a Niccolò che l'ha fatta letteralmente rinascere; che ha tirato fuori la parte nascosta che Simona aveva seppellito per anni; la parte che sapeva piangere e ridere fino alle lacrime. Simona sbuffa perché non sa che fare - o meglio: lo sa, ma non ha il coraggio. In più lo sguardo severo di Marisa la mette in soggezione così si sistema meglio sulla sedia e incrocia le braccia.
«Tu invece con Adriano?».
Marisa si immobilizza, ma poi ruota gli occhi al cielo e assottiglia lo sguardo, «Non cercare di cambiare discorso» la minaccia. Simona fa un sorrisetto perché sa di aver toccato un nervo scoperto e poi fa spallucce.
«Non cambio discorso, ma visto che mi fai tutti questi bei discorsi non vedo perché tu sia la prima a non seguirli» - e a quelle parole Marisa si rilassa in un sorriso leggermente amareggiato, ma non per colpa di Simona, ma perché riflette sulle parole dell'altra ed è vero. Infatti annuisce e guarda l'amica con un sorriso amaro, «Io e te siamo assurde. Facciamo tanti bei discorsi agli altri e poi siamo le prime che non riescono a seguirli» nota Marisa con tono basso e Simona alza lo sguardo ed annuisce. Si guardano entrambe e Simona afferra la mano di Marisa.
«Siamo fatte per essere amiche. Incoerenti allora stesso modo».
«E testarde».
«E complicate».
«E bellissime, anche con gli occhi rossi di pianto».
A quelle parole sia Marisa che Simona si volta verso la porta. A parlare sono stati Adriano e Niccolò fermi sulla soglia della porta. Le due ragazza arrossiscono sotto gli sguardi degli altri due e Marisa è la prima parlare.
«Da quanto è che siete lì?» domanda imbarazzata che i due possano aver sentito i loro discorsi.
«Abbastanza da aver sentito tutto» le terrorizza Niccolò e Marisa e Simona sgranano gli occhi.
Adriano però alza gli occhi al cielo e dà un scappellotto a Niccolò, «Non è vero, dice solo cazzate. Siamo arrivati proprio ora» le rassicura ed entrambe le ragazze tirano un sospiro.
A quel gesto Niccolò inarca un sopracciglio, «Ma perché? Di che cosa parlavate di così segreto? Di sicuro parlavano male di noi, vero Adrià?» le prende in giro Niccolò mentre Adriano si avvicina al letto di Marisa e «Sicuro, sai quante ce ne dicono dietro?» gli regge il gioco lui e sia Marisa che Simona scoppiano a ridere.
«Cretini» commenta Marisa e prima che possano dire qualcos'altro, qualcuno bussa alla porta.
«È permesso?».
«Mamma! Papà!» esclama Marisa mentre i due genitori le si avvicinano con dei sorrisi giganteschi, ma gli occhi preoccupati. Hanno notato anche loro i lividi, ma cercano di non darlo a vedere. Mentre Marisa abbraccia calorosamente i suoi genitori, Simona, Niccolò ed Adriano si allontanano e si avviano verso la porta. Simona fa un cenno a Marisa e «Mari io vado. Da domani puoi venire a sistemarti da me, va bene?» - Marisa le sorride a trentadue denti e le regala un bacio volante.
«Grazie davvero, mia figlia ti adora» - è la mamma di Marisa a parlare. Guarda Simona e le stringe calorosamente la mano. Simona le sorride altrettanto e sente un leggero senso di invidia nel vedere come la mamma di Marisa sia una vera mamma. Fa la conoscenza anche del padre che le regala un sorriso altrettanto sincero prima di uscire.
Adriano e Niccolò la seguono fino alla soglia della stanza. Adriano le regala un abbraccio e le dice che rimarrà con Marisa e porterà lui la roba di Marisa a casa di Simona mentre Niccolò si offre di darle un passaggio. Simona lo guarda e vede negli occhi del ragazzo un velo di speranza, ma lei ha bisogno di metabolizzare quella giornata e rifiuta.
«No tranquillo Niccolò grazie, prendo la metro» declina lei e non ha coraggio di guardare gli occhi di Niccolò perché sa che ci affogherebbe dentro. Infatti saluta entrambi con un cenno della mano ed esce velocemente fuori dall'ospedale con il cuore un po' più leggero e nella mente l'immagine fissa del bacio con Niccolò.Sta cercando di fare un po' di pulizia nell'armadio e mentre pulisce riflette su tutto ciò che era successo. Marisa che aveva tentato di suicidarsi, lei che era riuscita a fermarla, Niccolò che la bacia. Niccolò, lui è un pensiero fisso ormai. Qualsiasi cosa le ritorna in mente lui e il gusto dolce delle sue labbra. Non riesce proprio a resistergli. Mentre ripensa alla loro discussione in ospedale, tira giù una piccola scatola che però le scivola dalle mani e le cade a terra.
«A Simò, stai rincoglionita eh!» esclama rivolta a sé stessa mentre si piega per raccoglierla. La scatola è piccola e quando la gira vede che è vuota perché le uniche cose che c'erano dentro sono sparse sul pavimento. E sono due foto. Simona sente il battito accelerare non appena vede la prima.
È la foto che le aveva scattato Niccolò. La afferra con mani tremanti e la gira, rileggendone la dedica.
Amati sempre. Quella frase le tocca sempre il cuore. Ma come fa ad amarsi? Ripensa alle parole di Niccolò: "devi farti aiutare, non puoi farcela da sola". E forse è vero. Questo Simona lo stava capendo. Aveva anche detto a Marisa che doveva farsi aiutare e poi lei non riusciva a seguire i suoi stessi consigli.
Sospira mentre riguarda la foto e ancora una volta trova quella foto bellissima e pensare a chi gliel'ha scattata è ciò la fa sorridere. Si allunga e raccoglie anche l'altra foto e sente gli occhi lucidi. È una foto di quando era bambina ed era in braccio a sua madre. Sono abbracciate l'una a l'altra e gli occhi di sua madre brillano. Simona sente i suoi lucidi perché le manca tanta la sua vecchia mamma, quella che ancora le voleva bene. Gira la foto per curiosità e trova inaspettatamente una frase che non ricordava affatto.
'Ciò che è destinato a te troverà il modo di raggiungerti'.
Simona si passa una mano sulla guancia e asciuga una lacrima. Stava piangendo un sacco in quei giorni, anche per cose che prima non l'avrebbero minimante sfiorata. Stava forse riaffiorando la sua umanità?
Sì e sapeva anche di chi era il merito. Di Marisa, che le stava facendo credere e riscoprire l'amicizia. Ma sopratutto di lui, di Niccolò che le stava insegnando l'amore; le stava insegnando a ridere, a piangere, a gioire e ad amare. Le stava facendo rispolverare sentimenti ed emozioni che Simona credeva di aver perso per sempre. Allora ripensa alle parole di Marisa: "Perché tu non meriti una seconda possibilità?". Simona si era convinta di questo, di non meritare una seconda possibilità, ma chi è che lo decide? Siamo noi gli artefici della nostra vita, giusto? Glielo aveva detto Niccolò e lei lo aveva detto a Marisa. Perché non riusciva a seguirle i consigli che dava?
Si passa una mano sulle labbra e rilegge la frase dietro la foto con sua mamma. Forse il fatto che avesse ritrovato proprio queste tue foto era destino. E forse quella frase è proprio adatta a lei. Niccolò è arrivato in un momento terribile per Simona, dopo anni di buio pesto e sopratutto non si è arreso nonostante i vari rifiuti di Simona. E allora se è vero che ciò che è destinato a noi trova il modo di raggiungerci, forse Niccolò potrebbe essere ciò che è destinato a lei. Simona non lo sa, ma ripensa alle parole di Niccolò, di Marisa e di Adriano e se ne convince. Niccolò le ha espressamente detto di volerla al suo fianco e allora perché non darsi una seconda possibilità?
Inspira a pieni polmoni e si sente talmente sicura che va in cucina a prendere il telefono ed entra su Instagram, nella chat con Niccolò.
Ancora invasa dalla sicurezza digita quel messaggio.
Ho riflettuto e vorrei che domani parlassimo. Penso di essere pronta a darmi una seconda possibilità.
Chiude gli occhi non appena finisce di scriverlo e, dopo aver preso un respiro profondo, con mani tremanti invia il messaggio e spegne il telefono. Non vuole sapere la risposta, vuole parlare direttamente con Nicolò il giorno dopo.
Spera davvero che questa sicurezza non l'abbandoni e mentre riguarda le due foto che ha tra le mani pensa che forse quel lavoro come modella della ULTIMORECORDS sia stato un segno del destino. La seconda possibilità per essere felice. E non doveva lasciarsela scappare.
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D'improvviso...//Ultimo.
Fanfiction-STORIA COMPLETATA!- TRAMA: Il 22 maggio suo padre era finito in carcere per complicità e fornitura d'armi in tre rapine. Il 22 aprile dell'anno precedente aveva chiuso i rapporti, già tremolanti, con sua madre. Il 22 giugno aveva fatto la maturità...