A quest'ora avrebbe voluto essere con Niccolò in giro per Roma e non sotto casa di sua madre a citofonarle per salire su. Quando durante il pranzo scorso le aveva gridato contro di non volerla più vedere diceva sul serio e non pensava di ritrovarsi tanto presto a casa sua, ma purtroppo la situazione di suo padre andava risolta. Per quanto Simona volesse tagliare i ponti con entrambi i genitori, questi ultimi trovavano sempre un modo per piombare nuovamente nella sua vita e, nella maggior parte dei casi, rovinargliela.
Non aveva intenzione però di farsi rovinare l'umore. Durante tutto il viaggio in motorino aveva sorriso nel ripensare a quella mattinata. Ancora non ci credeva che realmente aveva compiuto quel passo e cioè accettare di conoscersi con Niccolò e con il tempo instaurare una vera e propria relazione. Non credeva che stesse succedendo a lei. Si era talmente convinta di non meritare più alcuna felicità che le sembrava un sogno; un sogno dal quale non voleva affatto svegliarsi. Aveva ancora molto dubbi, paure ed incertezze, ma sperava che mano a mano con Niccolò le avrebbe sconfitte. Entrambi portavano dentro di sé i propri demoni, ma è più facile sconfiggerli in due che da soli, no?
Mentre il portone le viene aperto e sale le scale riflette su ciò che aveva visto quella mattina. Federica e quell'uomo. Si chiedeva se Federica avrebbe confessato tutto a Niccolò e se da una parte lo sperava vivamente - perché Niccolò non meritava quel tradimento - d'altro canto aveva paura che Niccolò, per quando non amasse Federica, avrebbe comunque sofferto dati i tanti anni di relazione che li legavano. Inoltre temeva che Federica avrebbe provato a riavvicinarsi a Niccolò e che avrebbe tentato di sottrarre a Simona quella possibilità di rinascita, ma tutti questi pensieri vengono puntualmente spazzati via dall'immagine di Niccolò che la afferra per i fianchi e le riempie il collo di baci. Un sorriso ebete le spunta sul volto nel ripensarci mentre suona il campanello della porta. Non si accorge di essere davanti la porta di casa di sua madre finché lei non le apre.
«Ciao, entra» la saluta sua madre senza regalarle neanche un abbraccio, semplicemente un sorriso cordiale e facendole strada. Simona si ricorda come sia fatta la casa e sente il cuore incrinarsi un po' perché sa che sua madre le sta ancora portando rancore a causa della discussione al pranzo scorso. Da una parte però è meglio, non vuole false dimostrazioni di affetto; almeno così la separazione da sua madre sarà meno dolorosa che se fossero state più legate.
Simona non riesce ad aprire bocca ed ora Niccolò e tutto ciò che l'aveva tenuta occupata prima è sparito dato che sa che in quel salone l'aspetta l'ultima persona che vorrebbe vedere. In silenzio segue sua madre. La casa è silenziosa e si sente solo il rumore della lavatrice e il ronzio del frigorifero. E anche dei rumori di ceramica. Proprio mentre sente delle ciotole sbattere, entra in salone e, mentre sua madre va a sedersi sulla poltrona a sinistra, Simona rimane paralizzata sulla soglia. Sente la bocca asciutta e stringe con forza la cinghia della sua borsa a tracolla.
Anche se era stata sommersa da miriadi di cose ed eventi, Simona in quei giorni aveva ripensato all'incontro col padre e si era convinta che non avrebbe provato niente. Invece adesso si sente mancare e vorrebbe solo scappare via. Non appena lo guarda prova un dolore che le allaga gli occhi e le divora lo stomaco. Ogni volta che rivede suo padre, da quando era accaduto quel terribile incidente, non poteva fare a meno di ricordarlo e le sembrava ogni volta di sentire le grida di quegli uomini rimbombarle nelle orecchie.
Suo padre sta divorando delle patatine, sbracato sul divano e non si accorge nemmeno di Simona finché la mamma di quest'ultima tossisce e, schiarendosi la gola, «Giorgio è arrivata anche tua figlia» richiama l'ex marito che si lecca le dita coperte di briciole di patatine prima di alzare lo sguardo e incontrare quello impaurito di Simona. Quest'ultima non sa perché si senta così spaventata da lui, ma non lo riconosce più. Il volto è stanco, provato dalla vita misera del carcere, pieno di rughe e anche numerose cicatrici. La barba è rada e in alcuni punti completamente assente e i capelli sono quasi del tutto spariti, giusto qualche ciuffo. L'unica cosa che le ricorda che quell'uomo è suo padre sono gli occhi, perché sono dello stesso colore di quelli di Simona, ma mentre quelli di Simona si stanno riempendo di una nuova luce, quelli di suo padre sono vuoti e smorti.
Non appena la vede suo padre sorride e, a fatica, si alza, andandole incontro a braccia aperte. Simona però non sente per niente il bisogno di abbracciarlo ed infatti si scansa, scandagliandolo con gli occhi. Suo padre si immobilizza e la guarda deluso, ma solo per pochi secondi perché Simona legge negli occhi di lui senso di colpa e accettazione. Infatti inspira e, facendo finta di nulla, le dà solo una pacca veloce sulla spalla per poi ritornare seduto sul divano. Simona non ha il coraggio di guardare sua madre perché sa che la sta rimproverando con lo sguardo, ma lei non se la sente di abbracciare quell'uomo e di certo non lo farà solo per un'occhiataccia della madre.
«Come stai?» le domanda suo padre riprendendo in mano il pacco di patatine e, prima di mangiarne una beve un sorso di birra. Simona lo guarda ancora senza parole perché credeva di non rivederlo per molti altri anni e guarda anche il bracciale legato alla caviglia che indica che l'uomo è agli arresti domiciliari.
«Aò da ragazzina non te stavi 'n attimo zitta e mo manco rispondi alle domande?» la prende in giro suo padre e Simona sente gli occhi di entrambi i genitori puntati addosso. La cosa che più le dispiace è che quegli occhi potrebbero essere tranquillamente di due sconosciuti e l'effetto sarebbe lo stesso. Non li percepisce come sguardi amorevoli, come gli sguardi di due genitori, ma di due estranei. Cosi capisce di volersi liberare da quella situazione il più in fretta possibile per andare a casa e magari parlare al telefono con Niccolò - ed è proprio pensando a lui che le viene da sorridere internamente. Di nuovo Niccolò è quella piccola fiammella che la spinge ad andare avanti. Infatti si schiarisce la gola e molla la presa sulla cinghia della borsa. Fissa suo padre con disprezzo e «Sto bene. Ora sbrighiamoci che ho da fare» taglia corto, incrociando le braccia.
Suo padre ridacchia divertito, «Fare che?».
Simona lo fulmina con lo sguardo, «Affari miei» ribatte secca battendo impaziente il piede a terra.
«Sempre acida sei rimasta» commenta suo padre a bassa voce, ma tutte e due le donne lo hanno sentito, sopratutto Simona che si sente chiamata in causa.
Già non voleva venire, poi sentirsi anche sminuire la fa andare fuori di testa.
«Senti, da come ho capito ti serve un posto dove andare e io e mamma siamo le uniche a poterti dare una mano, quindi non metterti contro di noi e tieni chiusa quella cazzo di bocca!» sbotta Simona con uno sguardo di fuoco tanto che suo padre la guarda sbalordito e sua madre la riprende.
«Simona smettila» - e a quelle parole Simona si volta vera sua madre e le lancia altrettanto disprezzo.
«Ah giusto, dimenticavo che tu lo difendi. Dopo tutto il male che ci ha fatto va pure difeso, pensa te! Sei proprio masochista, eh mamma? Ma un po' di rispetto verso te stessa ce l'hai?» le sputa contro con odio Simona. Sua madre ha gli occhi sgranati e stringe i pugni.
«Non parlare così a tua madre» - è suo padre e rimproverarla e Simona lo guarda con pietà e con un sorriso amaro. Passa lo sguardo dall'uno all'altra e puntando il dito contro di loro, «Siete voi che mi avete portata a dire queste cose con le vostre scelte sbagliate. Guardatevi, per l'ennesima volta mi venite contro. In voi due non vedo e non ho mai visto due genitori, ma sempre due nemici» gli rigetta contro lei tutto ciò che di odioso sente. Ed è vero. A parte i primi anni della sua vita, i suoi genitori l'hanno sempre messa in mezzo ed è sempre stata lei a dover pagare il prezzo per le scelte sbagliate dei genitori.
Suo padre si sistema composto sul divano e le lancia un'occhiata risentita.
«Non sai quello che dici Simò» le risponde con nonchalance, liquidando la cosa, ma Simona a quel gesto sente la rabbia ribollirle dentro e il bisogno di sfogarsi. Infatti sbatte un piede a terra.
«Ah non so di che parlo? Davvero?! Non so di che parlo nemmeno quando dico che quella volta hai rischiato di farcia ammazzare per i tuoi giri loschi? E tutte le notti seguenti, per anni, quando mi svegliavo la notte per i cazzo di incubi e tu eri in giro a farti chissà quale puttana e io ero da sola! Non so di che parlo? Davvero papà? Eri e sei un cazzo di drogato di merda!» strilla Simona con il volto rosso per la rabbia. Suo padre mantiene la calma e «Non mi sono mai drogato. Io la droga la vendevo e basta».
«Non me ne frega un cazzo!» sbraita Simona facendo sobbalzare i genitori, perché suo padre non aveva capito il punto della situazione e cioè il male che le aveva arrecato, «Non mi interessa! So solo che per i tuoi giri sporchi e le tue scelte del cazzo quella che ha ancora gli incubi la notte sono io! Quella che ci ha rimesso sono io! E tu,» - si gira verso sua madre puntandole un dito minaccioso contro, «Tu sei peggio di lui perché hai scordato e perdonato tutto».
«Non l'ho perdonato,» la corregge severa sua madre alzandosi in piedi e guardandola dritta negli occhi, «Sto solo cercando di dimenticare per andare avanti al meglio».
Simona fa un sorriso amareggiato e scuote la testa, «Quando parli di andare avanti al meglio e di dimenticare parli anche di me, vero? Andare avanti senza una figlia che non ha il fisico adatto, che non va all'università e non ti fa fare belle figure con le amiche è meglio. Un peso in meno» - Simona sputa fuori quelle parole con gli occhi lucidi di pianto nel pensare che è sua madre quella che l'ha resa così insicura, sopratutto con il commento che aveva fatto al pranzo della volta scorsa. Sua madre scuote la testa e, anche se con sguardo arrabbiato, cerca di avvicinarsi alla figlia e accarezzarle una guancia, ma Simona indietreggia e la guarda schifata.
«Non mi toccare» le sputa contro e non le importa quando vede il carico di delusione negli occhi di sua madre. Hanno avuto tempo per starle accanto e volerle bene ed invece l'hanno sempre messa in secondo piano ed ora è tardi per rimediare.
Simona poi si gira vero suo padre che guarda le due donne con apatia.
«Tu vedi di trovarti un posto dove stare perché a casa mia non ci metti piede».
«Ho già trovato un posto, starò da un vecchio amico».
Simona sorride acida, «Un altro drogato bastardo come te immagino».
Suo padre inspira cercando di mantenere la calma e con tono basso «Ti ho già detto che io la droga la vendevo e basta» ribatte.
«Non importa, sempre un bastardo resti».
«Ora basta,» si impunta sua madre guardando l'ex marito e la figlia, «Non siamo venuti qua per insultarci» afferma con severità, riprendendo posto sulla poltrona. Simona la guarda con ironia.
«Ah davvero? Perché è un insulto già solo il fatto che lui sia fuori di prigione così presto».
A queste parole la mamma di Simona fa cenno all'ex marito di non rispondere e Simona li guarda spazientita.
«Be', allora che cosa mi avete fatta venire a fare?» domanda sprezzante. Non vede l'ora di lasciare quella cosa, si sente opprime e ha bisogno di rifugiarsi tra le braccia di Niccolò. Lui non la farebbe mai sentire così sbagliata come la stanno facendo sentire ora i suoi genitori.
Sua madre si sfrega le mani ed inspira prima di guardarla dritta negli occhi.
«Io e tuo padre volevamo solo farti sapere che anche se divisi e in una situazione un po' particolare, ci siamo per te» le confessa sua madre e Simona, guardandola negli occhi per un attimo rivede quella donna che per la prima parte della sua vita l'aveva cresciuta, quella che le aveva insegnato ad essere forte, ma solo per un attimo perché poi guardando in faccia suo padre e sua madre le sembra davvero una barzelletta quella situazione.
Infatti, «Mi avete fatta venire fino a qua solo per dirmi un'ennesima cazzata? Potevate farlo per telefono».
«Simona, noi siamo seri».
Simona scoppia a ridere amaramente, «Forse voi non avete capito: io non lo voglio il vostro appoggio, ho già chi mi sta vicino e no, non vi dirò chi è perché per me non siete nessuno voi due, chiaro? Me l'avete rovinata così tante volte la vita che questa volta ho imparato la lezione e vi fermo prima. Lasciatemi stare, fate finta che io non esista, come d'altronde avete fatto per tutti questi anni, e continuate a vivere in tranquillità le vostre vita. E soprattutto lasciatemi vivere in pace la mia!» sbotta con tono sarcastico e serio allo stesso tempo. Si è stufata di quel teatrino e di tutte le prese in giro. Infatti non vuole neanche stare a sentire la risposta dei due genitori che gira sui tacchi ed accelerando il passo esce da quella casa. Scende di corsa le scale e una volta messo piede fuori da quel palazzo trae un profondo respiro. Vuole chiudere quel capitolo della sua vita e non le importa di essere andata via di casa senza salutare, in modo maleducato, perché i suoi genitori erano anni che non le portavano rispetto e lei aveva sopportato fin troppo.Dato che tutta la roba di Marisa era a casa di Niccolò e il giorno dopo lui l'avrebbe portata da Simona, per quella sera Simona presta un pigiama all'altra che, divertita, si butta sul divano accanto a Simona dopo essersi fatta la doccia. Simona non può non scoppiare a ridere quando vede Marisa col pigiama da unicorno che le sta molto largo.
Marisa la guarda male e «Che ridi? Solo tu c'hai sti pigiami così!» rimbrotti Marisa non riuscendo a nascondere un sorriso mentre accarezza il pigiama morbido. Simona continua a ridere e «Guarda che invece va molto di moda» afferma tra le risate.
«Sì, tra i bambini dell'asilo» ribatte Marisa accodandosi alla risata di Simona.
«Però devi ammettere che è comodo».
«Sì e anche caldo» sorride Marisa mentre afferra un cuscino e lo abbraccia. Hanno cenato frettolosamente perché entrambe sono stanche sia mentalmente che fisicamente. Però prima di andare a dormire volevano vedere un film e sopratutto Simona non riesce a non dire tutto a Marisa. Sente che si può fidare dell'altra, sopratutto dopo quello che era successo e che si erano confidate. Infatti mentre Marisa cerca tra i CD un film da vedere, Simona si tortura le dita. Come glielo può dire? Si vergogna in realtà, ma guardando Marisa avvolta da quel pigiama così tenero e colorato la trova adorabile e decide di essere diretta. Infatti mentre «Preferisci Notting Hill o Pretty Wo-» sta dicendo Marisa, «Io e Niccolò abbiamo deciso di frequentarci!» la butta lì Simona chiudendo gli occhi per l'ansia. Dopo la sua frase c'è del silenzio tombale, fin quando le grida di Marisa le entrano nelle orecchie.
«Che cosa hai detto?! Aò, che cazzo hai detto?! Ma sei seria? A Simò sei seria? Davvero?» - e a quella miriade di domande si accompagna l'abbraccio che Marisa le regala e i baci su tutto il viso. Infatti Simona si sposta per fare spazio all'altra e ride quando Marisa le prende le guance fra le mani e le riempie di baci.
«Mari ma che è che me baci?» ride di cuore Simona.
«So troppo felice! Non me sembra vero!» esclama Marisa lasciando le guance di Simona e abbraciandola. Si stringono forte tra loro e Simona sospira di sollievo. Marisa è davvero tra le persone più dolci e allegre che abbia mai conosciuto.
Quando sciolgono l'abbraccio Simona può vedere gli occhi di Marisa luminosi e pieni di gioia talmente tanta che «Wow! Sei più eccitata di me!» ridacchia Simona e Marisa sgrana gli occhi.
«E certo! Finalmente ce l'avete fatta a capire che eravate destinati l'uno all'altra e in più ho pure vinto cinquanta euro, sto proprio alle stelle!» grida Marisa muovendosi allegra. Simona sorride prima di corrucciare le sopracciglia.
«Scusa, in che senso hai vinto cinquanta euro?» - e Maria scoppia a ridere davanti allo sguardo di Simona portandosi una mano sulla faccia.
«Forse non dovevo dirtelo, ma pensavo lo sapessi. Comunque dato che tutti avevano capito che tu e Niccolò vi volevate e ora finalmente pure voi, io e Adriano abbiamo deciso di fare una scommessa su quando vi sareste accorti di amarvi e ho vinto io!» esclama tutta contenta Marisa e Simona non potrebbe essere più sbalordita di così.
«Cioè mi stai dicendo che tu e Adriano avevate scommesso su questa cosa?» domanda incredula.
Marisa le fa un occhiolino, «Mica solo io e Adriano, tutto lo staff della Ultimorecords!».
Simona allora scuote la testa e non può non ridere, ancora bastia. Ma davvero allora a tutti era così palese ciò che provassero l'uno per l'altra? Evidentemente sì se si era arrivati alle scommesse.
Così da una spintarella a Marisa e «Sei assurda. Giusto tu e quell'altro potevate avere un'idea del genere!» la prende in giro Simona mentre Marisa «Modestamente» si vanta con un faccia buffissima mentre va a prendere i CD di prima per far scegliere a Simona quale vedere.
Proprio in quel momento però le arriva un messaggio e Simona controlla svogliatamente il mittente. Si ridesta subito quando legge che è un messaggio di Niccolò. Ancora non si sono scambiati in numeri whatsapp quindi si stanno scrivendo su Instagram. Simona legge il messaggio dall'anteprima.
'Dovresti venire a Villa Borghese ora. Devo risolvere la questione con Federica, ma servi anche tu. Ti aspettiamo'.
Simona sente gelare il sangue nelle vene a quel messaggio. Ha scritto 'ti aspettiamo', ciò significa che c'è anche Federica. Che cosa dovrà mai dirle? Odia tutto questo mistero e quando Marisa la vede preoccupata e le chiede cosa sia successo, Simona le mostra il messaggio.
«Per me dovresti andare» le dice allora Marisa.
«Dici?».
Marisa le poggia le mani sulle spalle e la guarda dritta negli occhi.
«Simò tu lo ami?».
Simona inspira e gli occhi sono sinceri.
«Mi sto innamorando di lui, sì».
Marisa le sorride amorevole.
«E allora vattelo a prendere e non lasciartelo scappare. Certi treni passano una sola volta nella vita».
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D'improvviso...//Ultimo.
Fanfiction-STORIA COMPLETATA!- TRAMA: Il 22 maggio suo padre era finito in carcere per complicità e fornitura d'armi in tre rapine. Il 22 aprile dell'anno precedente aveva chiuso i rapporti, già tremolanti, con sua madre. Il 22 giugno aveva fatto la maturità...