MARISA.
«Perché ti comporti così?» singhiozza lei.
«Perché ultimamente mi stai disobbedendo e stai facendo troppo come ti pare,» le risponde secco, poi però le accarezza una guancia e le lascia un bacio delicato sulla fronte, «E perché lo faccio per il tuo bene» aggiunge poi con tono profondo prima di dare uno schiaffo in faccia alla ragazza che cade a terra piangendo.
Sono anni che la loro storia va avanti così. Si sono conosciuti ad un campeggio estivo e all'inizio tutto sembrava rose e fiori. C'era l'amore, l'amore vero sopratutto da parte di Marisa. Poi era arrivato il fidanzamento e l'idea di andare a vivere insieme. Le cose però erano degenerate subito, peccato che Marisa avesse puntato tutto su di lui e su quella storia d'amore per ammettere che tutto ormai andava a rotoli. Aveva addirittura litigato brutalmente con i suoi genitori quando le dicevano che lui non era adatto a lei, che era diverso da come lo vedeva Marisa. Perché lei era innamorata e quando si è innamorati non si vogliono vedere i difetti dell'altro. Difetti che Marisa tuttora non voleva ammettere.
Lui la picchiava, le controllava il cellulare e si era molto arrabbiato dopo aver saputo che Marisa era andata a pranzo con due ragazzi. Marisa lo giustificava, giustificava le botte dicendo che lui l'amava e lo faceva per il suo bene. Lo giustificava sempre, da anni ormai. Non perché lo amasse ancora, ma perché aveva paura di restare sola e di denunciarlo. Aveva paura delle ritorsioni. Lui la picchiava e poi la confondeva perché la notte le chiedeva di fare l'amore e si scusava con lei. Marisa ci cascava perché lui aveva una capacità di assuefazione incredibile e Marisa credeva davvero alle sue parole. Lui le diceva sempre «Scusa amore dai, prometto che cambierò. Ti amo» e Marisa per debolezza, per paura, per speranza che le cose davvero cambiassero, ci credeva. Ma poi il giorno dopo tutto si ripeteva. Le botte, gli insulti e poi ancora l'amore nel letto. Così aveva tirato su una maschera fatta di sorrisi, di incoraggiamento a chi vedeva debole come lei quando in realtà era lei che aveva bisogno di quella sicurezza che cercava di dare agli altri. Sorrideva, si mostrava sempre allegra perché non voleva essere giudicata. Il pomeriggio, tornata dal pranzo con Adriano, lui era venuto a sapere dove era stata e l'aveva riempita di botte tanto da farle un occhio nero e dei lividi sulla schiena che si andavano ad aggiungere a quelli sulle braccia. E lei piangeva a dirotto senza sapersi spiegare perché non riuscisse a ribellarsi. Da sola, da sola non riusciva a farcela. Così era stata costretta a mentire perché così gonfia di botte non poteva presentarsi al lavoro. Allora aveva mentito a Simona costretta dal suo ragazzo che le aveva poi sequestrato il cellulare. Marisa aveva dato di stomaco per il nervosismo tutta la notte. Non riusciva fare niente, perché? Il suo cervello sapeva che doveva uscire da quella situazione, metterle fine, ma la sua forza di volontà non era abbastanza. Aveva anche pensato di raccontarlo a Simona, ma Simona aveva tanti dolori già e Marisa non voleva essere di troppo. Le aveva fatto tutti quei discorsi di incoraggiamento e poi lei stessa non riusciva a seguirli.
Si massaggia la guancia mentre le lacrime le scorrono sulle guance. Lui è uscito a portare fuori il cane e Marisa ne ha approfittato per riprendersi il cellulare ed ora le mani le tremano mentre cerca le chiavi dell'auto. Se non riesce a porre fine a quella storia, l'unica cosa che può fare e porre fine alla sua vita, lasciarsi andare e liberare il mondo dalla sua presenza. Così si fa coraggio e asciugandosi le abbondanti lacrime afferra le chiavi dal cassetto per poi richiuderlo a chiave e uscire dalla porta di casa senza guardarsi indietro, senza rimorsi. Doveva dire addio a tutto. Sentiva orma che per lei non c'era più posto lì.SIMONA.
Tre giorni che provava a chiamare Marisa, ma lei continuava comunque ad attaccarle. Allora aveva provato a chiedere ad Adriano di dirle la via di casa di Marisa, ma avevano scoperto che la ragazza aveva fornito un indirizzo falso. Simona era sinceramente preoccupata e non immaginava quanto lo fosse Adriano.
È mercoledì mattina e nel pomeriggio deve vedersi con sua madre e suo padre, ma la sua mente è interamente concentrata su Marisa. Ogni tanto ripensa anche alla discussione con Niccolò, ma ogni volta che lo fa sente gli occhi lucidi. Dopo aver discusso con lui era tornata a casa e senza volerlo era scoppiata a piangere a dirotto. Aveva premuto la bocca contro il cuscino ed aveva gridato fino a sgolarsi. Si era maledetta per aver accettato quel lavoro perché prima di farlo aveva una vita diversa, non piangeva per cose del genere e non aveva tutti questi problemi. Era fredda e triste, queste sì, ma non sentiva questo dolore lancinante al petto per aver lasciato andare la sua fetta di felicità.
Quel giorno però non aveva tempo per quello perché era seriamente preoccupata per Marisa. Non la conosceva da tantissimo, ma per il tempo che avevano passato insieme sapeva che non era da lei sparire così e non venire al lavoro. Per di più quel giorno Adriano non era venuto al lavoro e a sostituirlo c'era Niccolò. Simona non sapeva che Niccolò sapesse anche fotografare, ma aveva capito che quel giorno dovevano solo ritoccare delle foto e postarle sul sito della ULTIMORECORDS e lei e gli altri ragazzi dovevano essere lì a contribuire al ritocco.
Simona scende dal motorino ed entra di corsa nella sala della riunione. Sono tutti lì e stanno aspettando solo lei. Ha fatto tardi a causa del traffico e quando entra ha lo sguardo basso e si scusa a bassa voce prima di andarsi a posizionare infondo all'aula. Gira lo sguardo tutto intorno, ma di Marisa nessuna traccia. Il cuore le accelera di qualche battito perché non capisce. Niccolò intanto parla delle modalità di ritocco e di altri argomenti di cui Simona non sente nulla. Ogni volta che sente la voce di Niccolò le si stringe il cuore. Forse dovrebbe abbandonare quel lavoro se veramente vuole ignorarlo e stargli alla larga, ma non può farlo perché ha bisogno dello stipendio che riceve per vivere e pagare l'affitto.
«Quindi Fiorentino, Marescialli e Porsa verranno con me» termina di dire Niccolò dividendo in gruppi i presenti. Simona si riscuote a sentire il suo cognome e sobbalza. Non ha sentito una singola parola del discorso di Niccolò. Alza gli occhi per guardarlo e quando i loro sguardi si incontrano Simona inspira perché il suo cuore batte fortissimo e lo trova bellissimo, nonostante le occhiaie leggere e i capelli scompigliati che, a dir la verità, le piacciono tanto.
Deglutisce e annuisce riabbassando lo sguardo e seguendo i suoi due compagni di gruppo che raggiungono Niccolò. Proprio mentre Niccolò esce fuori dalla stanza, gli squilla il telefono e Simona lo vede afferrare il dispositivo e portarselo subito all'orecchio.
«Adrià? Dimmi» - e si gira verso i tre ragazzi per scusarsi prima di allontanarsi un attimo. Simona cerca di non guardarlo, ma la tentazione è troppo forte. Indossa dei pantaloni neri strappati sulle cosce e leggermente attillati e una felpa dello stesso colore. Nella sua semplicità è davvero bello, anche con la barbetta più lunga del solito. Gli occhi però non sono luminosi come quella sera a Villa Borghese. Sono spenti, privi della luce che avevano quando Simona lo aveva visto per la prima volta e lei si rifiuta di pensare che Niccolò stia così male per ciò che è successo tra loro perché devono scordarsi di quel dannato bacio.
Decide di smettere di guardare Niccolò e cerca il pacchetto di gomme nella borsa a tracolla. Proprio mentre sta per afferrarlo una mano le afferra il braccio e la strattona da una parte, lontano dal gruppo. A Simona prende un colpo e si libera subito della presa con gli occhi sgranati. Ha riconosciuto subito quella mano tatuata: Niccolò.
Infatti lo guarda sbalordita.
«Che cazzo fai? Lasciami Niccolò!» gli grida contro, ma quando vede gli occhi marroni del ragazzo si preoccupa. Sono terribilmente spaventati. Niccolò infatti le si avvicina e «Lascia perdere i problemi tra noi e ascoltami. Mi ha schianto Adriano e un suo amico di Ariccia gli ha detto che c'è,» - Niccolò si interrompe chiudendo gli occhi e facendosi forza per parlare. Simona sente la paura divorarla perché non l'ha mai visto così preoccupato. Niccolò punta il suo sguardo intenso negli occhi turchini di Simona e sospira, «C'è una ragazza che vuole lanciarsi del ponte di Ariccia. È Marisa».
A quella confessione Simona sente di avere un mancamento e infatti si aggrappa a Niccolò che l'afferra per i fianchi e la stringe a sé, impedendole di cadere a terra. Lo sguardo di Simona è perso e vaga spaurito sul voto di Niccolò in cerca di una spiegazione, tentando di capire e sperando che sia uno scherzo, che lui la stia prendendo in giro. Non riesce a metabolizzare quelle parole. Infatti stringe la felpa di Niccolò e si avvicina al volto di lui. La discussione dimenticata e «Niccolò se è uno scherzo...» - la voce le trema e gli occhi si fanno lucidi.
Niccolò scuote la testa e sospira, «Non è uno scherzo. Dobbiamo andare da lei» sentenzia Niccolò dispiaciuto e preoccupato. Simona lo guarda dritto negli occhi e sente le lacrime calde invadergli il volto. Marisa, la stessa ragazza che il primo giorno che si erano incontrare le aveva fatto quel bellissime discorso sul vivere. Marisa che le aveva portato la colazione a casa quella mattina. Marisa che si era preoccupata per Simona dopo il bacio con Niccolò e che Simona aveva bellamente ignorato. È un'egoista. Aveva detto bene Niccolò durante la litigata: lei non è altro che un'egoista. Non si è mai accorta del dolore di Marisa e ha pensato solo a sé stessa solo perché vedeva quella ragazza sempre allegra. Ma lei è la prima che dovrebbe sapere che spesso il dolore si nasconde dietro i sorriso più belli.
«Niccolò, Ni-Niccolò Ma-Marisa,» balbetta in preda all'ansia, con lo sguardo perso e le mani che stringono convulsamente la felpa di Niccolò.
Niccolò le passa una mano tra i capelli e le afferra il volto tra le mani per farsi guardare. Anche i suoi occhi sono impauriti, ma cerca di respingere la paura per rassicurare Simona.
«Adesso andiamo da lei e le impediamo di fare una pazzia. Sta andando là già Adriano, ma dobbiamo sbrigarci» sentenzia lui passandole un dito sulle labbra bagnate di lacrime. Simona è ancora sconvolta e non riesce a togliersi dalla testa le parole di Niccolò.
Così annuisce in trance e lascia la felpa di Niccolò, correndo fuori dal palazzo. Sente Niccolò scusarsi con i due ragazzi del gruppo e affidarli ad un altro collega per poi raggiungerla. Simona non capisce ciò che sta succedendo, il mondo sembra girarle attorno e lei non riesce a capire più nulla. Durante tutto il viaggio in macchina spera che sia tutto un grande incubo dal quale svegliarsi presto. E, sempre durante tutto il viaggio, non leva mai la mano di Niccolò poggiata sulla sua coscia per rincuorarla. Anzi poggia la propria mano su quella del ragazzo concentrato sulla strada perché, nonostante abbiano discusso ferocemente e lei l'abbia respinto e deluso, lui è comunque lì adesso, al suo fianco, pronto ad aiutarla.
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Lo so, sono capitoli tosti, ma vorrei che rifletteste su una cosa: l'amore NON è violenza. MAI. Se vi picchia non vi ama e dovete denunciare. Sempre.
Speriamo lo capisca anche Marisa ♥️
Un bacione e grazie a voi che leggete!💚
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D'improvviso...//Ultimo.
Fanfiction-STORIA COMPLETATA!- TRAMA: Il 22 maggio suo padre era finito in carcere per complicità e fornitura d'armi in tre rapine. Il 22 aprile dell'anno precedente aveva chiuso i rapporti, già tremolanti, con sua madre. Il 22 giugno aveva fatto la maturità...