#4 Capitolo

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Mio padre era sparito quando io avevo 8 anni, e di lui ricordavo solo la cattiveria che aveva ogni sera quando picchiava mia mamma e mio fratello che mi difendevano, ricordo la brutalità con il quale entrava nella mia cameretta e abusava di me. Ricordo tutte le volte che mi rinfacciava il fatto che ero stata concepita per errore.

Quell'uomo non aveva amore, ma solo un'illimitato senso di odio.

«Ti sono mancato piccola?» piccola? Solo un uomo poteva chiamarmi così, e non era lui. Gli chiusi la porta in faccia, ma il suo piede bloccava l'entrata, spinse la porta e mi afferrò i capelli con forza e me li strattono a lui facendomi sbattere la schiena sul suo petto sudato.

Piangevo, le lacrime cadevano a dirotto sul mio viso. Era la sua presa, non ricordavo facesse così male.

«Sei cresciuta molto, amore mio -mi disse ad un orecchio- e il tuo corpo è molto più inebriante di quanto ricordassi» lui non doveva essere qui, doveva essere in prigione, lontano da noi.

Entrò in casa sbattendomi sul divano, cercai di divincolarmi dalla sua presa, una delle sue mani grandi prendeva entrambe le mie e con l'altra percorreva il mio corpo, urlavo interrotta solo dai singhiozzi, lui non era un padre, ma una bestia. «Dimmi piccola, non ti sarai vestita bene per il fidanzatino vero? Sei la mia bambina e di nessun altro» mi baciò in bocca, sapeva di rum e tabacco, non era cambiata la puzza che emanava.

Mia madre si era innamorata di lui al liceo, lui era il più intelligente della classe, credetemi se vi dico che è veramente furbo se vuole. Quando i miei genitori ebbero Jamie mio padre trattava ancora mia madre come una principessa, l'inferno arrivò quando nacqui io, mio padre pensò bene di diventare molto geloso di me, ogni volta che io o un'altra persona litigavamo lui le prendeva a botte. Era manesco, crudele, era un animale.

Sentii il clacson di una macchina, sapevo che era Ian, sapevo che lui mi avrebbe salvato.

La bestia si drizzó. Non so se fosse stato per farmi stare ferma ma mi tirò uno schiaffo e caddi a terra, mi coprii la guacia bollente con una mano, ora le lacrime sembravano coltelli. Andò a chiudere la porta a chiave e tornò da me, «Ora starai zitta vero? Ti ricordi da piccola quando non facevi silenzio cosa faceva papà?» oh si che ricordavo, gli spazi piccoli e buii e le sue mani su di me.

La porta bussava, Ian mi chiamava. Lo volevo vicino, urlai il suo nome, ma un altro schiaffo mi arrivò in pieno viso, bruciava da morire. Mi alzò in piedi e mise una mano sulla mia bocca, mi teneva in una morsa tra le sue braccia talmente strette da far male. Intanto pensavo che la porta stesse per venire giù, lo sentivo, era in panico, ed anche io.

La sua sudicia mano era tornata sul mio corpo e lo strusciava come se non avesse mai visto una figura femminile.

La sentivo nella cerniera del vestito mentre lo percorreva per slacciarlo, poteva sembrare una scena erotica in altre occasioni, ma era solo violenza.

Il vestito senza spalline non ci mise molto a scivolarmi fino ai fianchi, un mugugno di piacere gli uscì dalla bocca e i brividi mi percorsero tutto il corpo.

Lo vidi, gli occhi color ghiaccio si affacciarono dalla finestra, ma non erano i soliti occhi. Erano più scuri, velati di odio e rabbia, io piangevo e appena il suo sguardo si posò sul mio con le labbra disse ARRRIVO PICCOLA. Ricordo ringraziai ogni divinità per avermi fatto incontrare quell'uomo che adesso mi avrebbe salvato da quell'abominio.

La porta sbatteva, e intanto l'essere mi baciava e leccava il collo, ero attaccata al muro con gli occhi chiusi quando senti la porta aprirsi, io venni scaraventata a terra e sbattei la testa nell'angolo dello scalino, dopo quello il buio più totale.

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Mi scuso se il capitolo è corto ma è solo un piccolo passaggio che però spiega molte cose :)
mi scuso anche se ci sono degli errori, faccio del mio meglio, mi piacerebbe molto scriveste qualcosa e vi facciate sentire :)
XOXO - SHARON

Amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora