Il lunedì mattina.
Vogliamo parlarne? A chi piace il lunedì?
La sveglia presto per la scuola o il lavoro dopo uno o più giorni di riposo, il dover andare tutti di fretta, l'essere tutti un po più suscettibili. Insomma una di quelle giornate infinite.
Dopo che la mia sveglia suonò, i vestiti erano sul mio corpo e un filo di trucco faceva in modo di non farmi apparire uno zombie, mi precipitai di sotto prendendo la mia borsa contenente due o tre libri messi li per dare forma.
Mia madre stava dormendo, l'avevo sentita rientrare che saranno state le cinque di mattina, quindi cercai di fare meno rumore possibile.
Presi un frutto e mi diressi verso il tram, che sarebbe passato sotto casa mia di li a poco.Arrivai davanti scuola, Sarah e Emily stavano parlando appoggiate al muro, appena mi avvicinai i loro sguardi preoccupati si attaccarono al mio.
«Come ti senti?», fece una delle due ragazze.Non mi sentivo felice o arrabbiata.
Non mi sentivo bene o male.
Non sentivo niente.
La scuola era molto affollata, più di quello che ricordavo, e quando passavo tra i corridoi la gente parlava di me e alle volte mi indicava anche, ero in soggezione. Mi toccai inconsapevolmente la cicatrice nel sopracciglio «Lasciali parlare, avranno sempre da parlare.» una voce possente sovrastó le altre. Alzai la testa e Tyler mi stava sorridendo di fianco alla mia spalla.
Era davvero bello, una berrettina di morbida felpa blu gli fasciava la testa, gli occhi attaccati ai miei, come se sapesse dove andare anche senza guardare il pavimento.
Le vans nere ai piedi camminavano vicine le mie all star bianche.«Benvenuto a scuola, dove tutti ti parlano alle spalle e ti puoi fidare solo di te stesso!» gli urlai allungando le braccia verso l'alto, sperando che tutte quelle persone la smettessero. Sentì un "È stata in coma" e "Il padre era un mostro ed è per questo che ora è così!", wow insensibilità a mille.
«Di me puoi fidarti, se vuoi Samantha.» Disse Tyler sempre più vicino a me, io annuì sorridendo.
Sapevo di poterlo fare. Non so perché, ma lo sapevo.Arrivammo davanti il mio armadietto depositando i miei libri per poi guardare il ragazzo con la beretta «Ma i tuoi libri?» chiesi guardandolo a mani vuote, «Devo andarli a ritirare sulle 8.10» e mi sorrise, non mi ero resa conto di quel sorriso, illuminava più quello che le stelle celesti.
Appena spostai lo sguardo da lui per vedere l'ora mi resi conto di quanto fossi in ritardo «È meglio che ti muovi allora, sei già in ritardo di due minuti, e anche io -gli stampai un bacio sulla guancia- ci vediamo a ricreazione!» e scappai via.Prima ora.
Ian.
La tensione si poteva tagliare. Entrai in classe e anche se tutti erano già seduti nessuno mi rimproveró per essere arrivata tardi, così mi andai a sedere vicino a Emily, Sarah era proprio davanti a noi.Iniziò a parlare di un certo scrittore del XII secolo, o una roba del genere, ma non lo stavo ascoltando.
Non faceva altro che fissarmi, distogliendo lo sguardo solo per guardare la pagina o se qualcuno dei miei compagni gli faceva una domanda.La prima ora passò velocemente come la seconda.
Quando stava per suonare l'ora ci distribuii le tracce di un tema che avremmo dovuto fare a casa, e quando mi passò di fianco il suo profumo mi ubriacó. Mi mancava.
Poi suonò la campanella.
Stavo andando verso la porta con la testa bassa, sperando di non essere vista, quando mi sentii richiamare «Ehm.. Signorina Tools, potrebbe fermarsi un secondo?» in quel momento gelai, guardai Emily e mi appoggiò una mano sulla spalla uscendo ad un mio accenno, e così fece anche Sarah. Vidi Tyler avvicinarsi alle altre e poi guardare dentro e fissarmi, ma poi Ian lo vide e mi spostò in fondo alla classe, lontano da occhi indiscreti.
«Sam, io ti devo delle spiegazioni, lo so ma..» lo fermai subito «Non sai un bel niente Ian, non provarci a farti passare per la vittima perché qui tu sei il boia.» dissi puntandogli il dito contro il petto facendolo sbattere più e più volte.
«Samantha tu non capisci! È una malata compulsiva! Ho provato molte volte a lasciarla ma mi perseguitava e una volta ha tentato di ammazzarsi!» a quelle parole mi si geló il sangue.
«Allora probabilmente non avremmo mai dovuto iniziare una storia, se è così che dobbiamo chiamarla!» ora al posto del dito c'erano i miei pugni che sbattevano, anche se sapevo che non gli stavo facendo nulla «Solo perché vuoi tornare da quel finocchietto là fuori che ti gira attorno! -Mi prese i pugni e inizió a stringere forte facendomi male- Cos'è gliela hai già data, eh? Fai tanto la santa con me ma poi la dai a cani e porci, puttana!»Vomitava parole, senza rendersene conto.
Ma sapevo che lo faceva perché non voleva prendersi la colpa.
Strattonai le braccia ma lui strinse di più, che senti le ginocchia cedermi e le lacrime cadere.«Ian, lasciami mi fai male!»
«No, Samantha per favore! Io ti amo!»
«Smettila! Mi dicevo come poteva essere tutto così semplice!
Poi ho incominciato a chiedermi se era solo una bugia?
Quante volte mi sono augurata di potermi svegliare con un amnesia, ma questa volta non ricordarmi più di te!
Di non ricordarmi più il modo in cui mi sentivo tra le tue braccia!
Dei vari baci rubati, e dei tuoi occhi, perché mi sono fatta ingannare anche troppo da quei stramaledissimi occhi.
Dimmi che questo è un sogno perché io non sto bene per niente!
E ora vattene e stai lontano da me!»Era vero che stavo male, anche se cercavo di nascondere tutto.
Poi qualcuno dietro di noi si schiarí la voce, e appena ci girammo la figura della preside era appoggiata allo stipite della porta. «Signor O'Nell l'aspetto nel mio ufficio» disse fredda.
Sapevo che ormai Ian era spacciato, infatti mi lasciò i polsi e mi guardò negli occhi, «Contenta?» bisbigliò.Ian era solo una pagina, mica tutto il libro.
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Salve piccoli muffin al cioccolato!
Ormai non so manco io in che giorni pubblico, beh appena è pronto un capitolo ve lo sforno!Ho la testa tra le nuvole, lo vedo dagli orribili capitoli e della lentezza ad aggiornare, scusate ♥
-Sharon :*
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Amore proibito
FanfictionSamantha Tools si era innamorata dell'unico uomo vietato per lei, un amore segreto con il suo professore la bloccava dal rivelare tutto a i suoi genitori e amici. ----------------------------- «Che fai?», «Vieni con me» disse poi allungandomi la su...