#7 Capitolo

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Restammo sul divano abbracciati per quasi un'eternità, annusavo il suo profumo di muschio bianco e menta, stavo bene, mi chiedo come avevo fatto a scordarmi di lui, l'unica persona che amavo.

Ad un certo punto mi baciò la testa, lo guardai negli occhi mettendo le mani sotto il mento per non fagli male. «Sai -disse- pensavo davvero che non mi avresti più ricordato.. Avevo paura.» Era triste, si stava mordendo il labbro, gli misi due dita sotto il mento e gli sollevai il volto, i suoi occhi si incentrarono nei miei, mi veniva da piangere. Aveva lo sguardo perso, i suoi occhi color ghiaccio erano spenti ma una speranza luccicava ancora «I tuoi occhi mi hanno fatto ricordare di quanto ti amassi» l'avevo detto davvero. Non mi ero aperta mai così con una persona, e sbandierare il mio amore con lui non sapendo quello che veramente anche lui provava per me, mi faceva sentire esposta..

«Ti amo» disse poi lui e mi ribaltó venendo lui sopra di me, iniziò a baciarmi la bocca entrando con violenza nella mia bocca con la sua lingua, poi passò al collo iniziando a baciarlo e poi a morderlo «Ian.. Aspetta.. Io..Io..» mi teneva le mani ferme sopra la testa, quella presa faceva male. «Tranquilla piccola, sarà bellissimo» mi strappo la canotta che era fatta di un tessuto fine. «Ian smettila! Non voglio!» mi dimenavo, calciavo sotto di me ma lui era aggressivo, «Eddai Sam, non resisto più!» disse in un grugnito, era diventato un animale. Non baciava neanche più, mordeva, mordeva forte.
Era un incubo che si stava ripetendo, la stessa cattiveria.
Mi sentivo un oggetto senza sentimenti, sembrava mio padre e appena lo guardai vidi i miei stessi occhi, il sorrisetto che da piccola vedevo in continuazione, era diventato quella bestia, e io piangevo.

«Samantha, smettila, svegliati!!» aprì gli occhi di colpo ero di nuovo sopra Ian sudavo e lui era preoccupato, mi stava cullando «Era solo un brutto sogno piccola, ci sono io ora..» se sapesse che proprio lui era il mostro nel mio incubo..

**

Il mio cellulare iniziò a squillare, con la voce ancora impastata dal sonno risposi «Si?» «Tools stai ancora dormendo? Sono le undici e tu sei ancora a letto! Questa cosa della riabilitazione ti è sfuggita di mano mi sa!» la voce squillante di Emily era fastidiosa dopo un giorno di scuola, figuriamoci di appena sveglia «Wide, spiegami, che cosa vuoi?» tenevo gli occhi chiusi e non avevo minimamente voglia di aprirli. «Per prima cosa svegliati per il verso, vatti a lavare e preparati, passo da te il pomeriggio e stasera usciamo!» «Amo quando ti auto inviti a casa mia Emi.» sorridevo, mi mancava quella pazza sciroccata. «Lo so amore, ora muovi quel culo! Ci vediamo tra poche ore, baci baci!» non mi ha dato il tempo di obbiettare perché aveva già chiuso il telefono.

Andai i bagno e mi lavai la faccia, mi guardai allo specchio e mi spaventai, i capelli spettinati e il trucco sbavato.

Alla fine ieri sera quando mi ero svegliata dopo l'incubo Ian era andato a casa, avevamo parlato molto e piano piano i ricordi riaffioravano come fiori in un campo durante la primavera.

Scesi in cucina, solita spremuta, solita medicina, sarei tornata a scuola tra un po', quindi mi godevo a pieno quello mia "vacanza". Un post-it era attaccato sul frigorifero "Ehy amore, stasera dovrei tornare per cena, mangiamo assieme? Se ci sono aggiornamenti ti chiamo, baci mamma" proprio oggi che ci sarebbe stata Emily? Avrei preferito mangiarmi una bella pizza con lei e guardarci un film. Ogni volta che mia mamma e Emily erano allo stesso tavolo parlavano in continuazione di moda e a me non fregava molto.

Ero stesa sul divano a giocare con il telefono quando sentii la macchina di Emi fermarsi nel vialetto, corsi fuori e appena chiuse lo sportello gli saltai addosso «Mi mancavi tanto anche tu» dice lei stringendomi ancora di più «Aiutami ho portato del cibo e altre cosine..» disse schiacciando il bottone nel suo mazzo di chiavi, contemporaneamente il bagagliaio della sua mini si aprì rivelando cioccolata, patatine, caramelle, riviste, vestiti di tutti i generi e scarpe alte, troppo. «Tesoro della mia vita, lo sai che non potrei vivere senza di te, ma tu vuoi vivere senza di me se quelle scarpe sono per stasera!» dissi preoccupata, davvero. Una cosa che odiavo era andare a ballare con i tacchi alti, sapevo che tanto entro metà serata me li sarei tolti e sarei stata tutto il tempo sopra un divanetto a ballare a piedi scalzi.. «Vedremo cosa si può fare..-mi squadra dalla testa ai piedi- Quelle gambe dovrebbero essere ancora più belle con un buon paio di tacchi..» «Smettila di prendermi in giro.. Guardale sono ciccione» la guardo e lei alza gli occhi al cielo senza dire nulla e sparì dentro il bagagliaio. «Toh» e mi lanciò addosso le sporte di cibo e di riviste «Educazione di Wide, dove ti sei cacciata?» inizio a guardare sotto le suole delle mie ciabattine, poi sotto la macchina «Ah ma quindi devo venire qui se voglio ridere eh?» e se ne va. Corro mentre rido e mi affianco a lei che teneva i vestiti e le scarpe, era davvero un acida del cavolo ma era l'unica persona al mondo che mi capiva e mi faceva sentire capita.

Ci stravaccammo sul divano, ognuno con qualche rivista e qualcosa da mangiare davanti, lei aveva scelto i Pop Corn e io gli m&m's, ma d'altronde eravamo così io la zuccherina, brava figlia che diceva sempre si e non si metteva mai nei guai, lei quella che si faceva cacciare ripetutamente dall'aula, che amava l'adrenalina e che non aveva peli sulla lingua.

«Tua madre?» chiese intanto continuava a sfogliare Cosmopolitan, «Dovrebbe tornare per cena, ma non so.. Ora provo a scriverle» presi il telefono e cercai mamma nella rubrica, poi aprì il messaggio:

A: MAMMA

Per cena quindi sei dei nostri?

Lanciai il telefono di fianco a me e aspettai la risposta «Sam ho sete, mi sono proprio dimenticata le bevante.. Ma qualsiasi cosa tu abbia va bene..» «Agli ordini!» dissi facendo sbattere due dita sulla fronte.
Mi alzai e andai a vedere in cucina, presi della Coca-Cola dei cubetti di ghiaccio e dei bicchieri, sentii il telefono squillare «Emi dovrebbe essere mia mamma, guarda che ha scritto!» urlai perchè sicuramente non avrebbe sentito altrimenti.. Intanto che mettevo il ghiaccio in una ciotola lei urlò «IAN? SEI TU CHE TI SENTI CON IL PROFESSOR O'NEILL!!!»

La tazza cadde e si ruppe in mille pezzi.

Amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora