Louis' POV.
«Vuoi del... del caffè?»
«Uhm, certo, grazie!»
Rose mi guardò per qualche secondo ancora, torturandosi nervosamente le mani, prima di darmi le spalle e dirigersi verso l'anta della cucina sopra i fornelli. Approfittai del momento per guardarmi attorno: in quella casa sembrava essere appena passato un tornado a tutta velocità.
Il tavolo a cui ero seduto era ricoperto da briciole di chissà quale epoca, il pavimento cosparso di tanto in tanto di qualche capo d'abbigliamento sicuramente da buttare in lavatrice, e da quella posizione riuscivo a scorgere il divano rattoppato del salotto riportare diverse macchie di una qualche cosa di liquido che immaginavo fosse vodka o gin.
L'odore di quella casa – tabacco mischiato a poca pulizia – mi fece intuire che non areava il locale da parecchio tempo.
Un colpo secco al ripiano della cucina mi fece voltare di soprassalto verso Rose: aveva il capo chino ed il pugno destro chiuso contro il legno.
«Merda.» sussurrò tra i denti.
Sollevai lo sguardo sull'anta aperta del mobiletto che si rivelò completamente vuota, se non per qualche granello di caffè sparso qua e là.
«Dell'acqua andrà benissimo.» intervenni a quel punto, leccandomi le labbra secche.
Rose rimase ancora per qualche secondo ferma in quella posizione, con il capo chino, le spalle tese e le scapole contratte. Poi, si trascinò – letteralmente – verso il frigorifero mal messo sul lato destro della stanza, lo aprì ed estrasse l'unica bottiglia d'acqua rimasta, piena per metà. Afferrò stancamente un bicchiere dalla mensola e lo posò davanti a me.
«Scusami.» sospirò quindi, sedendosi sullo sgabello posto di fronte a me, mentre riempiva il bicchiere per metà.
«N-non devi... è... tutto ok.» balbettai, preso alla sprovvista.
«No, non lo è!» sbottò a quel punto lei, sbattendo la bottiglia di vetro sul tavolo. «Non sono una brava madre, non sono premurosa, non ho niente da offrirti, non ho parole confortanti per nessuno dei tuoi problemi che non vedi l'ora di vomitarmi addosso, non ho soldi per pagarti gli studi né affetto da donarti.» si sfogò tutto in una volta, alzandosi di nuovo nervosamente dallo sgabello per aprire il freezer ed estrarre una bottiglia di vodka liscia – praticamente agli sgoccioli – per bersela tutta d'un fiato direttamente dalla bottiglia. «Io non sono una madre.»
Se da un lato quelle ultime parole mi ferirono, dall'altro – nonostante avesse usato delle espressioni poco carine per dirlo – capivo perfettamente cosa intendesse.
Non puoi, dopo ventisei anni, chiedere a qualcuno di farti da madre da un giorno all'altro; Rose non ha mai voluto essere madre, nemmeno quando mi aveva partorito. Non potevo pretenderlo adesso, dopo tutti questi anni.
«Non ti ho chiesto di esserlo.» risposi quindi pacatamente, e lei si voltò a guardarmi. I suoi occhi rossi erano fissi nei miei. «Non voglio i tuoi soldi e non pretendo che tu mi voglia improvvisamente un bene dell'anima.»
«E che vuoi, allora?» mi rimbeccò lei, duramente.
«Aiutarti.»
Rose sbuffò una risata sommessa, scuotendo la testa.
«Non ho bisogno del tuo aiuto.»
Scesi lentamente dallo sgabello e camminai adagio verso la sua figura, allungai con calma una mano ad afferrare la bottiglia di alcol che reggeva tra le mani e piano piano gliela sfilai dalle dita.
«Ne sei sicura?» le chiesi quindi, trovandomi – ancora una volta – ad analizzare il suo viso invecchiato dalla stanchezza.
Allungai il braccio verso il lavandino e gettai il poco liquido rimasto all'interno della bottiglia nello scarico. Lei seguì con gli occhi i miei movimenti, poi tornò su di me, mordendosi con forza l'interno della guancia.
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Hiraeth||Louis Tomlinson
FanfictionQuando ti ritrovi nel posto sbagliato al momento sbagliato, durante un brutto periodo della vita, è facile scegliere la via più semplice per non lasciarsi morire. Così si potrebbe riassumere la vita di Louis, che non ha certezze sul presente, ignor...