Capitolo 12

222 17 5
                                    

Mi voltai automaticamente nella direzione verso cui proveniva la voce per vedere un ragazzo trasandato, con dei vestiti larghi e a tratti strappati, fermo accanto a Louis mentre lo guardava con un sorriso d'incredulità stampato sul volto asciutto.

«Sei uscito, allora!» esclamò dopo alcuni instanti di completo silenzio, e vidi Louis irrigidirsi sulla sedia mentre tutti i giocatori avevano smesso di prestare attenzione alle carte per rivolgerla a quel ragazzo. «E Dio, ma guardati! Come sei vestito e senza barba... Sembri un'altra persona!»

Vidi Louis deglutire a stento, con gli occhi fissi sul ragazzo e la mascella serrata.

«Scusami, devi avermi confuso con qualcun altro.» si limitò a rispondere infine, voltandosi nuovamente verso il tavolo da gioco per puntare gli occhi sulle proprie carte.

«Oh, andiamo!» insistette a quel punto il ragazzo, dandogli un leggero pugno sulla spalla. «Sono io, Nico!»

Tutti gli uomini al tavolo da gioco alternavano continuamente lo sguardo da Louis al ragazzo affianco a lui, perplessi e incuriositi da come due ragazzi così apparentemente diversi potessero eventualmente conoscersi.

«Ripeto, mi dispiace ma credo proprio che tu mi stia confondendo con un'altra persona.» insistette a quel punto Louis, rivolgendogli un sorriso di cortesia per poi voltarsi verso il tavolo da gioco, alzando gli occhi verso il mazziere. «Si può chiamare qualcuno per allontanarlo?»

«Sul serio?!» sbottò a quel punto il ragazzo, allargando le braccia.

Il mazziere annuì e afferrò una radiolina dal petto per comunicare con i colleghi della sicurezza che subito, efficientissimi, si mossero per raggiungerci al tavolo.

«Oh, te la farò pagare!» gridò il giovane, con le vene fuori dal collo, mentre i due uomini della sicurezza lo afferravano da sotto le braccia per trascinarlo fuori. «Dirò a tutti che sei uscito di prigione! Cazzo, Al ne aveva il sospetto! Ti verremo a cercare, Louis Tomlinson. Ci vediamo presto!»

Lo sguardo tagliente, di sfida, che gli rivolse mi fece rabbrividire dalla testa ai piedi; tuttavia, Louis continuò a fissarlo, impassibile, fino a quando il ragazzo non scomparve dalla nostra vista per poi chiedere scusa al tavolo, rammaricato.

«Chi diavolo era quel ragazzo scalmanato?!» esclamò George, inorridito.

«Non ne ho la più pallida idea.» mentì Louis, scrollando le spalle come se non gliene importasse assolutamente nulla, ma il modo in cui poi alzò gli occhi nei miei, con la bocca secca, mi fece capire che gliene importasse eccome, invece.

Colsi quindi l'occasione per lasciare delicatamente la mano di Anita che, non mi accorsi fino a quel momento, era rimasta affettuosamente appoggiata sulla mia dal momento in cui quel ragazzo aveva cominciato ad urlare, e mi avvicinai a Louis, fermandomi alle sue spalle e chinandomi verso di lui per stringerlo in un leggero abbraccio che a tutti sembrò di semplice conforto.

La mano destra di Louis lasciò subito le carte per appoggiarsi sul mio avambraccio e il suo viso si girò verso il mio per fissare le pupille tremanti nelle mie. Aveva il terrore puro dipinto negli occhi.

I miei capelli scivolarono lungo la mia spalla a causa della posizione in cui ero messa, depositandosi leggeri sulla sua giacca, e Louis non riuscì a resistere all'impulso di allungare la mano a toccarmi il viso con le dita. Sapevo che avrebbe voluto lasciare tutto all'istante e andare via; era un libro aperto in quel momento.

È questo che fa la paura. Ti rivela agli altri, ti indebolisce, ti rende vulnerabile.

Tuttavia, Louis abbassò per qualche secondo le palpebre, prendendo un ampio respiro per cercare di calmarsi mentre mi massaggiava la guancia con il pollice. Quando riaprì gli occhi, un accenno di sorriso comparve sulle sue labbra.

Hiraeth||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora