Capitolo 15

258 13 6
                                    

Song: Bad guy – Billie Eilish

Il ticchettino dell'orologio a muro era l'unico suono che rompeva il silenzio, nella camera d'albergo di Louis, alle undici e mezza di sera.

A volte, al suono dell'orologio si aggiungeva il fruscio della sigaretta di Louis che veniva aspirata; la teneva ferma tra le labbra, muovendola di tanto in tanto dall'interno con la lingua. Quando doveva aspirare, invece, la stringeva tra indice e medio, i suoi occhi diventavano sottili come una fessura e le sue guance si incavavano per qualche secondo. Dopodiché, la sfilava dalla bocca per tenerla semplicemente tra le dita e – lentamente – soffiava fuori il fumo, facendomelo finire di proposito sul viso per pura e semplice provocazione.

«Stai bluffando.»

«Tu dici?» rise di gusto, stringendo la punta della lingua tra le labbra. Poi, si fece più avanti con il sedere sulla sedia e si sporse maggiormente verso di me, fissandomi dritta negli occhi. «Vieni a vedere, allora.»

Mi presi del tempo per riservarmi una rapida occhiata: mi stava insegnando a giocare a poker come si deve. Avevamo ancora poco meno di una settimana per arrivare al giorno "x", in cui avrei dovuto versare l'intera somma di denaro che mi avevano chiesto per cui, secondo Louis, avremmo dovuto cominciare a giocare separati. E questo prevedeva che non ci fossero trucchetti, questa volta, ma che si giocasse sul serio e con furbizia. Dovevo imparare a capire un bluff e Louis, da quanto avevo potuto vedere, era il re del bluff.

Quindi, quella sera ci stavamo allenando nella sua camera d'albergo. Dato che nessuno dei due aveva intenzione di giocare a soldi, Louis trovò un espediente per rendere il tutto interessante e – soprattutto – trovò il modo perfetto affinché entrambi ci impegnassimo a fondo nel gioco: chi smascherava il bluff vinceva la mano, chi subiva la perdita doveva togliersi un capo d'abbigliamento a suo piacere.

Ovviamente, questo implicava anche che, nel caso in cui il presunto bluff non si fosse dimostrato tale – ma una vera e propria scala reale, per intenderci – sarebbe stato l'avversario a doversi togliere i vestiti. Questo giustificava perfettamente il motivo per il quale io fossi rimasta in pantaloncini e reggiseno, mentre Louis era ancora tutto completamente vestito.

«Suppongono che preferirai toglierti il reggiseno, dato che sei indisposta...» mi provocò Louis, spegnendo l'ennesima sigaretta della serata nel posacenere per poi poggiare tutto il suo bel poker di dieci sul tavolo, davanti ai miei occhi. «Prego.» fece quindi, appoggiandosi allo schienale della sedia per godersi lo spettacolo.

A mia volta, mi appoggiai – sconsolata – alla sedia dietro di me, lanciando le carte sul tavolo. Quando rialzai gli occhi sul viso di Louis, l'angolo sinistro della sua bocca sollevato più del destro, in un sorrisetto furbo e malizioso, mi fece cambiare immediatamente espressione. Mi alzai in piedi, tenendo gli occhi fissi nelle sue pupille, e – lentamente – cominciai a sbottonarmi i pantaloncini, abbassando la zip per poi farli scivolare gradualmente lungo le cosce, oltre le ginocchia, fino alle caviglie. Quindi, feci un passo di lato e mi abbassai per prenderli e piegarli, posandoli sul lato del tavolo sopra la maglietta che mi ero tolta qualche mano prima.

Il sorriso di Louis si fece più ampio, scoprendo anche i denti, e scosse leggermente il capo per il modo in cui sapevo tenergli testa e mi rifiutavo, categoricamente, di dargliela vinta.

«Assorbenti interni. Una gran bella invenzione, non trovi anche tu?» dissi, facendo un semplice giro su me stessa per poi tornare a sedermi sulla sedia e incrociare le mani sul tavolo. «Mescola le carte, Tomlinson.»

Vidi gli incisivi di Louis affondare nel suo labbro inferiore per risucchiarselo in bocca e rilasciarlo poi lentamente, mentre raccoglieva tutte le carte dal tavolo.

Hiraeth||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora