Capitolo 6

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Cercai di mantenere la calma, portando avanti la coreografia anche se avevo il cuore a mille e la salivazione a zero.

Louis sembrava non essersi accorto di nulla.

Harry sembrava non essersi accorto di nulla.

Nessuno dei buttafuori di quel locale – il cui compito era quello di controllare accuratamente la clientela prima di farla entrare – sembrava essersi accorto che quell'uomo sfoggiasse una vera e propria pistola nella cintura dei pantaloni.

Sapevo che sarebbe successo, un giorno o l'altro, ma non credevo... così presto!

Tolsi frettolosamente il reggiseno e lo lanciai, incurante di dove andasse a finire; poi, camminai velocemente fino al bordo del palco dove tutti gli uomini si erano già accalcati. Grazie a Dio Harry, nel tenerli a bada, incrociò il mio sguardo.

«C'è un uomo armato, sul fondo del locale. Indossa un giubbetto nero col cappuccio. Vicino al bancone.» sussurrai a malapena.

Nessuno degli uomini lì presenti, troppo distratti dal mio corpo, riuscirono a sentire le mie parole; neanche Harry avrebbe dovuto, a causa del volume alto della musica, ma seguì il mio labiale dalla prima all'ultima parola e – non appena finii – vidi le sue sopracciglia curvarsi verso il basso e il suo viso farsi scuro mentre, concentrato, si voltava e cominciava ad allontanarsi dal palco per verificare.

Lasciai un sorriso agli uomini ai miei piedi, continuando a recitare la mia parte per non insospettire nessuno, dopodiché mi alzai in piedi e camminai fino all'altra ala del palco, sorridendo e accarezzando anche quel cospicuo gruppo di uomini che cercava attenzioni da me, mentre infilavano i loro soldi nei miei slip.

Rialzai lo sguardo sulla folla solamente quando tornai al centro del palco per concludere il mio spettacolo, e fu allora che mi si ghiacciò il sangue nelle vene: l'uomo che avevo visto poco prima non c'era più.

Harry, una volta raggiunto il punto che gli avevo precedentemente indicato, continuava a guardarsi intorno, scrutando ogni persona; infine, rialzò gli occhi su di me e allargò le braccia, scuotendo lentamente la testa. Louis, affianco a lui, alternava lo sguardo da Harry a me, con la fronte corrucciata per la confusione, mentre cercava di capire cosa stesse succedendo.

Sentii le mani cominciare a tremarmi, la pelle d'oca formarsi sulla mia pelle e la vista farsi sempre più annebbiata mentre il cuore mi batteva nel petto come un tamburo. In qualche modo – non so neanche come – riuscii a terminare la mia coreografia e poi corsi giù dal palco, lanciando immediatamente via i tacchi per correre lungo il corridoio più veloce che potevo.

Arrivai nei camerini, dove mi infilai in fretta e furia una felpa e un paio di leggings per poi mettermi un paio di Converse; dopodiché rovesciai tutte le mie cose alla rinfusa nello zaino e me lo misi sulle spalle.

«Francis.» mi disse una mia collega, guardandomi. «Dove stai andando, tesoro? Devi uscire, adesso.»

«Parlerò con Jimmy domani, devo andare.» la liquidai, infilandomi il cappotto per poi incamminarmi verso l'uscita sul retro.

Cacciai la mano nella tasca della felpa per estrarre il cellulare, aprii la chat con Harry e gli scrissi, con le mani tremanti:

"Dove sei? Io sto uscendo dal retro. Ti prego, vienimi a prendere."

Spalancai di colpo la porta e respirai una bocca d'aria fresca a pieni polmoni, cercando di calmare almeno in parte il tremore delle mie mani e la mia tachicardia; ma proprio mentre stavo per girare l'angolo ed andare verso la parte più trafficata della strada per confondermi in mezzo alla gente e non restare sola in mezzo al nulla, una mano si ancorò prontamente davanti alla mia bocca, tappandomela del tutto.

Hiraeth||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora