Capitolo 21

151 11 6
                                    

Francis' POV.

"Oh, la Florida... ma come abbiamo fatto a non pensarci prima? Miami è una città che offre molte opportunità per chi si vuole disperdere in mezzo alla gente... o forse no, bambolina."

Lessi il messaggio arrivato dal solito numero anonimo una volta soltanto, velocemente, poi riposi il telefono in tasca. In quel momento, l'unica cosa di cui mi importava era Louis.

Mi accucciai sui talloni davanti al divano su cui era seduto, infilandomi tra le sue ginocchia, appoggiandogli le mani sulle cosce. I paramedici erano appena andati via, dopo aver dichiarato ufficialmente il decesso di Rose.

«Hey.» mormorai con un filo di voce, una volta rimasti soli.

Louis teneva lo sguardo basso, fisso sul pavimento, e sembrava quasi che neanche si fosse accorto della mia presenza in quella casa o delle mie mani sulle sue gambe. I suoi occhi azzurri erano tanto vuoti quanto piena era la sua testa; di pensieri, di brutti pensieri. Ne percepivo il carico solamente guardando il suo sguardo assente.

«È colpa mia se è morta.» esordì ad un tratto, a bassa voce. Il suo tono era calmo e pacato, quasi... rassegnato. «È per me che l'ha fatto. Sono arrivato qui, di punto in bianco, dopo tutti questi anni e lei non voleva. Non mi ha mai voluto nella sua vita, perché accettarmi adesso? È solo colpa mia.»

«Oh, Louis, no.» feci, appoggiandogli una mano sulla guancia. «No, che stai dicendo?»

Fu probabilmente il fatto che avessi appoggiato una mano sulla sua guancia a risvegliarlo dalla staticità che lo aveva posseduto dall'esatto preciso istante in cui aveva realizzato il tutto ed io avevo chiamato l'ambulanza. Da quel momento, era restato immobile e in completo silenzio per tutto il tempo; a stento batteva le palpebre di tanto in tanto. Fu quindi un sollievo, per me, vedere che i suoi occhi avevano finalmente ripreso vita.

Si alzarono lentamente sul mio viso e si fermarono, dritti e decisi, nei miei. Talmente decisi che quasi mi sembrarono... furiosi. Se non avessi conosciuto Louis, probabilmente in quel momento, sotto il suo sguardo duro, mi sarei sentita spaventata.

«No... no, hai ragione. È colpa tua.» allontanò velocemente la mia mano dal suo viso e si alzò in piedi in modo talmente brusco, che persi l'equilibrio e mi ritrovai seduta per terra. «Se tu ti fossi fatta gli affari tuoi, se non l'avessi mai cercata e non mi avessi fatto entrare nella sua vita, a quest'ora sarebbe ancora viva.»

Sapevo che quelle parole erano dettate solamente dalla rabbia e dalla situazione, che voleva soltanto trovare qualcuno su cui scaricare la colpa di quello che aveva appena visto... eppure, quelle frasi mi investirono come un tir a tutta velocità.

«N-non lo pensi sul serio.» sentii gli occhi pizzicare.

«Oh, non sono mai stato più serio in vita mia.» mi rispose prontamente Louis, senza neanche rifletterci mezzo secondo.

«Io volevo solo...» lo guardai, incredula. «Volevo solo...»

Non riuscii a proseguire la frase e lui rimase in completo silenzio, fissandomi con gli occhi infuocati.

«Che cosa? Umh?» disse ad un tratto, sorprendendomi ancora una volta. «Essere d'aiuto? Darmi una mano o... che so io, salvarmi? Credi davvero di essere importante a tal punto?» allargò le braccia, poi le fece ricadere lungo i fianchi e – infilando la lingua tra gli incisivi – scosse la testa con veemenza. «Tu non sei nessuno, Francis Rivera.»

La mia fronte era così corrugata da farmi quasi male, i denti solcavano con forza l'interno della guancia destra per cercare di impedire che gli dessi la soddisfazione di vedermi piangere. Per evitare che capisse quanto quelle sue parole, sputate una dietro l'altra, mi avessero ferita.

Hiraeth||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora