Se c'era una cosa che avevo sempre detestato, fin da quando ero una bambina, questa era la gente che mi mentiva, che mi prendeva in giro o che mi trattava come se fossi una povera stupida.
Il fatto che cercassi di vedere sempre del buono in qualsiasi persona, di credere semplicemente che una persona non potesse essere cattiva per natura, quello purtroppo era un mio errore, lo riconoscevo. Tuttavia, la cosa che avevo sempre ritenuto la più grave ed imperdonabile di tutte era il mettermi in pericolo di proposito.
Louis era perfettamente a conoscenza di quanto io volessi stare tranquilla, quanto volessi stare il più lontana possibile da tutte quelle situazioni che avrebbero potuto portarmi altri crucci, altre faccende da dover risolvere e altri problemi, con la polizia, con la legge e/o con la brutta gente che – purtroppo – mi girava attorno. Non volevo attirare in alcun modo l'attenzione su di me, per evitare così che loro mi trovassero, e lui se n'era semplicemente infischiato della mia sicurezza, la sera precedente.
Pensavo a questo, quella mattina, sdraiata sul letto matrimoniale, con Harry disteso accanto a me; una mia gamba infilata tra le sue e la mia guancia appoggiata al centro del suo petto, mentre le sue dita lunghe continuavano ad inserirsi tra i miei capelli per districarli dolcemente prima di tornare nuovamente ad accarezzarmeli.
Solo una mezz'ora prima quello stesso posto era occupato da Niall, dal quale mi ero subito rifugiata una volta tornata a casa, infilandomi silenziosamente nel suo letto, scaldandomi con il calore del suo corpo e dei suoi abbracci, che si preoccupò di riservarmi senza pormi nessuna domanda, nonostante la mattina si dovesse svegliare presto per andare a lavorare. Non mi chiese nemmeno perché indossassi un vestito tutto strappato, perché i miei capelli fossero così sfatti, i miei piedi così tagliuzzati e il mio trucco così rovinato. Semplicemente mi strinse a sé e mi consolò per tutta la durata della notte, fino a quando non mi appisolai e lui si dovette alzare per cominciare il turno ma – dopo soli pochi minuti – sentii la porta dell'appartamento aprirsi e Harry fece capolino in stanza, appoggiando le chiavi di Niall sul comodino prima di prendere il suo posto nel letto.
Niall era sempre stata una persona così buona, gentile e altruista che non appena aveva captato il mio umore e intuito il motivo per il quale, alle cinque e mezzo del mattino, ero dovuta correre in bagno tenendomi la pancia, si era preoccupato di chiamare Harry così che mi tenesse compagnia e non restassi sola a casa. Difatti, oltre alla terribile serata precedente, proprio quella mattina il mio orologio biologico aveva deciso di ricordarmi che anche per quel mese ero una donna a tutti gli effetti.
Grazie tante.
«Mi dici qualcosa?»
Harry interruppe il silenzio che c'era stato fino a quel momento nella camera da letto, spostandomi i capelli dal viso per poi mettersi seduto e portarmi con sé a fare lo stesso.
«Niall non mi ha saputo dire niente e tutto questo silenzio, sinceramente, comincia a spaventarmi.»
Scrollai le spalle, evitando di proposito i suoi occhi per non cedere.
«Riguarda... quel ragazzo?»
Scrollai nuovamente le spalle, scuotendo leggermente la testa per cercare di negare la cosa, ma Harry non se la bevve così facilmente.
«Ces.» prese un profondo respiro e si sistemò meglio sul materasso, rivolgendosi verso di me, appoggiando una mano sopra la mia, ferma sulla mia coscia. «Se ti ha fatto del male...»
«No, no.» scossi subito la testa, tenendo gli occhi bassi. «Non mi ha fatto del male. Non fisico, perlomeno.»
Harry chiuse gli occhi e vidi la sua mascella contrarsi prima di risollevare le palpebre.
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Hiraeth||Louis Tomlinson
Fiksi PenggemarQuando ti ritrovi nel posto sbagliato al momento sbagliato, durante un brutto periodo della vita, è facile scegliere la via più semplice per non lasciarsi morire. Così si potrebbe riassumere la vita di Louis, che non ha certezze sul presente, ignor...