Solo per lei

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Christian's Pov
Mi svegliarono dei rumori provenienti dalla cucina, non avevo ancora le forze per alzarmi dal letto, perciò rimasi ancora sdraiato. Sentivo un dolore pulsare nella testa, all'improvviso mi tornò in mente la giornata precedente. La colazione con Alex, le risate, quando l'ho presa sulle spalle davanti a tutti, la partita, lei che ci incoraggia, Alan che ci prova, la festa, il bacio tra lei e quel coglione, il pugno, i suoi occhi spaventati da me, l'alcool, Elizabeth, il sesso, Alex che scappa via da me piangendo, Mark che mi dice che se ne era andata con Alan, lei che si prende cura di me, io che cerco di baciarla, lei che mi rifiuta, io che le dico che la voglio, lei che mi dice che sono un coglione, i pensieri su mia madre, la debolezza, le lacrime, il suo abbraccio, io che provo ancora a baciarla e lei che scappa nuovamente da me.

Sono ancora frastornato e sento ancora tutte le emozioni di ieri sera, le sensazioni che provavo e la pelle d'oca che provocavo a lei. Mi accontentavo anche solo di quello, mi bastava riuscire a scatenare qualche reazione, solo non esserle indifferente. Ieri sera è stato un incubo, non volevo ferirla o vederla piangere. Merita solo di essere felice e se non posso dargliela io la felicità.. spero che qualcuno lo faccia al mio posto.

Come se non volessi prendere a pugni il primo essere vivente di sesso maschile che le si avvicina.

Solo perché non credo che siano adatti a lei, non se li merita e penso che potrebbero ferirla, deve stare con qualcuno pronto a darle tutto ciò che ha. Mi ha fatto male il fatto che mi abbia rifiutato.. per due volte, però non potevo farci più niente. Sicuramente non volevo che lei ci stesse male o anche solo si sentisse in colpa, farò finta di niente. Lei non sa quale sia la mia reazione all'alcool, probabilmente penserà che io me ne sia semplicemente dimenticato e forse è meglio così. Lasciare da parte questi ricordi per cercare di convivere e sopportarci almeno un po'.

È bello stare con lei in qualsiasi modo, stando a litigare, parlando, ridendo, insultandoci e anche piangendo, riesce a rendere il mio dolore più lieve e a farmi stare bene. Non voglio buttare tutto all'aria, lei riesce a cambiarmi e a farmi sentire cose mai provate prima. Non voglio perderla, per questo devo cercare di sopprimere ciò che mi provoca, fermare in partenza la voglia che ho di baciarla ogni volta che la guardo, smettere di perdermi nei suoi meravigliosi occhi verdi e reprimere i brividi che mi causa il suo tocco. Devo farcela per non farla scappare definitivamente.

Dopo questa raffica di pensieri deprimenti decido di alzarmi e andare in bagno a sciacquarmi. Una volta uscito dal bagno notai di aver ancora indosso i jeans di ieri, prendo dall'armadio un pantalone della tuta e me lo infilo, rimanendo senza maglietta. Vado verso la porta e la apro, sorridendo nel vedere Alex in cucina intenta nel posizionare nei piatti i pancake mezzi crudi. Sembrava così innocente, con il grembiule bianco e i capelli raccolti in una strana coda, senza trucco ma con un sorriso raggiante. Lei non si era ancora accorta di me ed io ne approfittai per appoggiarmi allo stipite della porta e continuare a guardarla.

Iniziai ad andare verso la cucina solo quando lei si mise davanti al lavandino intenta a lavare i piatti, aveva una strana espressione mentre era concentrata a pulirli del tutto, sembrava una bambina. Preso da non so che pensiero andai dietro di lei, mettendo le braccia al lato della sua vita, fino ad arrivare a toccare il lavandino, ma senza toccarla. Lei era intrappolata tra me ed esso, avvicinai le mie labbra al suo orecchio, per poi sussurrarle <Buongiorno bellezza.> la vidi sussultare sotto il mio soffio e nel farlo tirò indietro la testa di scatto facendola scontrare con il mio naso.

Un urlo uscì spontaneo dalla nostra bocca, il mio provocato dal dolore e il suo dallo spavento. Mi portai immediatamente una mano sul naso mentre lei si voltò verso di me, avevo ancora un braccio al suo fianco ed una mano messa come protezione per il naso. <QUESTO TI SEMBRA NORMALE?! Ho perso dieci anni di vita.> mi urlò lei contro.
<MA SE MI HAI QUASI ROTTO IL NASO TU.> risposi di getto io. Lei guardò prima la mano sul naso e subito dopo miei occhi per poi fare un sorrisetto malefico e dire <Scusami, la prossima volta cercherò di non fallire nell'intento e rompertelo.> io alzai gli occhi al cielo e riposizionai il braccio al suo fianco dove si trovava prima, lasciando il mio naso indifeso.

Eravamo davvero vicini, i nostri corpi si toccavano e mi piaceva questa situazione perché sentivo di avere il potere. La guardai negli occhi e con fare malizioso dissi <Oh tesoro, mi hai preparato la colazione?> lei mi guardò incredula ma con un pizzico di divertimento negli occhi. Assunse un espressione tra il provocante ed il perfido e disse <Non era per te.> io mi rabbuiai subito confuso, era possibile avesse invitato qualcuno in camera nostra senza dirmi nulla? E se fosse stato Alan? Lei aveva accettato l'uscita e lui non si rassegna facilmente. Rimasi senza parole ed il divertimento nei miei occhi scomparve lasciando spazio alla delusione. Se fosse stato davvero Alan gli avrei spaccato quel sorrisetto del cazzo che si ritrova.

Lei sembrò stupita dalla mia reazione e scuotendo la testa iniziò a ridere. La sua risata era la cosa più bella che avessi mai sentito, sarei potuto rimanere ad ascoltarla per tutta la vita, ma in quel momento ero solo confuso, alzai un sopracciglio e le chiesi secco <Per chi è?..> Lei calmandosi alzò gli occhi per guardare dritto nei miei, sorrise per poi abbassare lo sguardo, che io seguii. Cazzo. Il suo sguardo era puntato sull'erezione aderente al suo corpo. Spalanco gli occhi e rimango a fissarla qualche secondo, per poi alzare lo sguardo e trovare il suo, in cerca di informazioni. Lei mi sorrise semplicemente per poi alzare gli occhi al cielo. Io continuai a guardarla, così bella.. così vicina. Sorrisi malizioso a quel pensiero e fissandola ancora negli occhi mi avvicinai di più al suo corpo, accentuando il contatto fisico.

Lei sganò gli occhi sentendo la mia erezione premere su di lei, si prese un momento per sbattere più volte le palpebre, come per cercare di risvegliarsi. Le nostre labbra erano a ormai meno di dieci centimetri di distanza, volevo baciarla, volevo sentirla mia in qualche modo. I nostri corpi aderivano tra loro perfettamente, i respiri affannati e i battiti accelerati. Lei aveva le pupille dilatate, le guance rosso fuoco e le labbra leggermente aperte. La vedo davanti al mio viso, bellissima, che lotta tra la ragione ed il desiderio. Vince sempre la seconda. Io feci per avvicinarmi, ma i suoi occhi tramutarono la voglia con la paura, vidi il suo sguardo quasi terrorizzato da me e subito le sue mani si scontrarono contro il mio petto intente a bloccare l'azione. Sentii il mio cuore raggerlarsi sotto le sue mani, mi aveva rifiutato, per la terza volta. Non era l'alcool il problema, sono io. Lei non mi vuole ed io mi sto imponendo, sto cercando in ogni modo di avvicinarmi dopo aver detto di dover fare il contrario.

Devo smetterla per non farla soffrire,
solo per lei.

Mi sentii subito in colpa per ciò che avevo appena fatto e volevo sparire da lì. Sentivo gli occhi pizzicare, non mi ricordavo così debole e non ne conoscevo neanche il motivo. I suoi invece si stavano addolcendo davanti a quella visione, ormai avevo capito che l'unica emozione che avrei potuto provocare in lei era la pietà. Mi separai dal suo corpo e feci subito un passo indietro, quasi come se fossi stato scottato dal suo tocco. L'aria era tesa, ma non per colpa sua. Dopo qualche secondo lei ruppe il silenzio dicendo <Potremmo fare colazione.. che ne pensi?> la sua voce era bassa e dolce, ma non potevo cedere. Se cercando di essere amici si finiva sempre così, non volevo esserlo. Dovevo riuscire a mantenere il controllo, a restare lucido.

Io non ero più lo stesso, non avevo più voglia di scopare.. o almeno, con qualcuno che non fosse lei. Avevo sempre solo Alex in testa, mi bastava un suo sorriso per cambiare umore ed una sua lacrima per stare male. Mi piaceva anche solo guardare un film se c'era lei, non dovevo tornare quello di una volta. Debole e vulnerabile. Dovevo rialzare la corazza che mi ero creato, da quando davo il permesso ad una ragazza di stravolgermi la vita? Allontanarci serviva a me e a lei. Dovevo tornare quello che ero all'inizio.

Lei continuava a guardarmi con quei suoi occhi verdi, non riuscivo a sostenere il suo sguardo puro. L'unica cosa che dissi fù <No.> per poi tornarmene in camera. Presi una maglietta per metterla e non andai neanche in bagno a darmi una sistemata. Mi feci forza e tornai in salotto, vedendola ancora dove l'avevo lasciata, con delle gocce cristalline che le scivolavano sul viso. E questo era successo solo a causa mia, mi sentivo una merda e velocizzai il passo, non potevo sopportare quella visuale per un secondo di più.

Uscii dalla camera senza dire nulla, mi accorsi di aver trattenuto il respiro solo dopo aver chiuso la porta alle mie spalle. Sentivo il cuore martellarmi nel petto e mi accasciai con la schiena contro la porta. Presi il cellulare e vidi una chiamata persa da Elizabeth, ieri sera dopo che vidi Alex correre via da lì piangendo non feci altro che cercare Mark per sapere dove fosse. Lui mi disse che se ne era andata con Alan, io feci per andarmene con la mia macchina, ma lui me lo impedì e mi accompagnò al campus. La mia macchina l'avrebbe riportata Anthony quì e oggi sarei dovuto andare a riprendere le chiavi, ma in quel momento mi serviva solo un punto di sfogo.

In quel momento mi tornò in testa la chiamata di Elizabeth, sapevo già che fare.

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