Lacrime rubate

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Stesa ancora nel mio letto sento un rumore di chiavi, sembrava avesse difficoltà ad aprire la porta, difatti dopo poco sento una bestemmia e la porta aprirsi. Faccio finta di niente e rimango nel letto sdraiata, sento che la porta sbatte nell'essere richiusa e successivamente un tonfo a terra. A quel punto decido di alzarmi e andare a vedere che fosse successo, vedo Christian steso a terra. È in condizioni pessime, i capelli scombinati, la maglietta ricoperta da qualche liquido e il viso era rosso, aveva anche le pupille dilatate e gli occhi umidi.

Come cazzo fa ad essere bellissimo anche così?

Io faccio per avvicinarmi a lui, per poi fermarmi al secondo passo, sono ancora arrabbiata. Non posso alla prima debolezza corrergli incontro, non è da me. Lo sento dire qualcosa di incomprensibile e il mio senso di colpa vince su tutto il resto, perciò decido di andare a vedere come sta. <St- stai bene?> chiedo io con un filo di voce, lui mi guarda negli occhi e fù quasi sorpreso di vedermi lì. <Scus-> fece per dire, ma venne fermato dalla nausea che percepii pure io, si portò una mano sulla bocca per frenare quell'istinto. Io lo aiutai subito ad alzarsi e mi diressi con lui verso il bagno, intanto lui iniziò a parlare, sostenuto quasi completamente da me. <Io non volevo farlo, però tu l'hai fatto con quello stronzo.> mi disse lui <Non ho fatto un bel niente con Alan.> puntualizzo. <Tu l'hai baciatoo e a me no.> ormai faceva fatica pure a parlare, però non aveva intenzione di smettere. <Io ti odio.> disse lui mentre puntava verso il mio viso con il suo indice. <Ricambio tesoro.> gli comunicai io enfatizzando l'ultima parola.

Lui si girò verso di me e fece per parlare ma fù travolto dal senso di nausea e corse verso il bagno, una volta all'interno di esso si mise in ginocchio affianco al gabinetto, riuscendo a vomitare tutto l'alcool che aveva in corpo. <Va meglio?> gli chiesi preoccupata <Sì, devo darmi una rinfrescata> la voce era già più calma e si avvicinò al lavandino levando la maglietta, aprì l'acqua e se la porto al viso per rimuovere lo sporco. Io rimasi lì affianco a lui a guardarlo, era bellissimo. I capelli si stavano bagnando assieme al viso e ricadevano in disordine su di esso, le goccioline d'acqua scivolavano dalla mandibola fino agli addominali. Sentii le guance avvampare e i miei pensieri sconnettersi, come riusciva a farmi avere quelle sensazioni senza neanche sfiorarmi?

Lui si accorse del mio sguardo e mi regalò un sorriso sghembo, mi girai di scatto fingendo di essere interessata al deodorante al borotalco riposto nella mensola.
Mi sedetti a terra con la schiena contro il muro e lui, dopo essersi lavato i denti, fece lo stesso.
<Pensavo a te.> disse lui dal nulla, io mi girai e aggrottai la fronte confusa. <Pensavo a te, quando ero con lei.> io rimasi lì ferma, incapace di parlare. <Per quello ti odio, non riesco ad evitarti.. e se lo faccio in qualche modo arrivo sempre a te. Ma non è una cosa normale Alex, in un mese hai rubato il possesso dei miei pensieri> dovevo avere un'espressione indecente per riuscire a far trapelare incertezza dai suoi occhi blu.
<È ovvio che tu non riesca ad evitarmi, siamo nella stessa stanza.> rispondo io ovviamente. Lui mi guarda come per dirmi "non hai capito", però non proferisce parola.

Ha le ginocchia strette sul petto e le braccia le circondano, le mani sono strette su di esse ma lo sguardo sembra calmo, quasi perso. Mi soffermo sulle mani, ha le nocchie ancora insanguinate dal pugno che ha dato ad Alan, ancora non mi spiegò il motivo della sua reazione, ma evito di pensarci per il momento. Mi alzo senza dire nulla e prendo una garza ed il disinfettante, immergo la garza in quest'ultimo e mi metto in ginocchio davanti a Christian. Lui mi guarda confuso mentre io gli prendo la mano, il tocco delle nostre mani scatena un brivido lungo la mia colonna vertebrale ma cerco di reprimerlo.

Poso delicatamente la garza sul dorso della sua mano e la passo sopra le nocchie. Una alla volta, con tutta la delicatezza che riuscivo ad avere. Notavo che percepiva il bruciore del disinfettante solo quando socchiudeva gli occhi e ritirava leggermente la mano. Quando ebbi finito rimasi lì a guardarlo con la sua mano tra le mie, erano sguardi profondi e quasi mi vergognavo sotto quello sguardo così attento. Avevo paura potesse leggere nella mia mente, cercare e trovare tutto ciò che voleva, all'interno delle mie iridi. Quello che sentivo in quel momento non mi era chiaro, erano sensazioni nuove e strane, ma erano di sicuro le più belle che avessi mai provato.

Christian iniziò a venire verso il mio viso, arrivando a sfiorare le mie labbra. Io ero stata colta di sorpresa e rimasi immobile, ma il forte odore dell'alcool mi fece risvegliare, perciò mi scostai e bloccai il bacio.

Dopo questa azione ci fù solo silenzio, un silenzio che mi stava uccidendo. I suoi occhi erano feriti, quasi lucidi. Dopo qualche minuto lui ruppe il silenzio dicendo <Perché non mi vuoi?> io sgranai gli occhi, dovetti coprire le sensazioni provate e mascherarle.. almeno ai suoi occhi. <Perchè sei un coglione e sei ubriaco.> lo sentii sussurrare <Ma io voglio te.> non sicura di ciò che avevo sentito non risposi, l'unica cosa che feci fù alzarmi da quella posizione per sfuggire alla situazione. <Ti porto a letto, non riesci ancora a camminare, sei un cretino. Non dovevi bere così tanto.> lui mi guarda ancora ferito ma annuì alzandosi, lo aiutai ad arrivare sul suo letto e poi mi sedetti anche io affianco a lui.

Ci furono vari minuti di silenzio, lui stava meglio rispetto a prima, ma era comunque ubriaco e questo dovevo ricordarlo.
Si stese nel letto e iniziò a guardare verso il cassetto alla sua destra, aveva uno sguardo che non gli avevo mai visto addosso, era tra il rassegnato e quello di una persona che ha sofferto parecchio. In quel momento mi faceva tenerezza, era in un mondo tutto suo e i suoi occhi stavano iniziando ad inumidirsi. Mise una mano sul comodino e alzò lo sguardo al soffitto. <Fra due settimane è il suo compleanno.> probabilmente parlava con sé stesso, non potevo capire cosa intendesse davvero, ma potevo scorgere la sua fragilità nel dirlo. Era una scena dolorosa, non sapevo di cosa parlasse o perché fosse così affranto.. ma mi si stringeva il cuore a vederlo in queste condizioni.

Si tirò sù sedendosi sul suo letto, aveva gli occhi lucidi ormai ed il suo sguardo vagava nel vuoto. Quando tornò a guardarmi vidi una lacrima solcare il viso, i suoi occhi sembravano pregarmi di non lasciarlo solo, non l'avrei mai fatto. Per quanto potessi cercare di evitarlo o essere incazzata con lui, non sarei mai riuscita a fare a meno di lui e ormai a malincuore l'avevo capito. Con un movimento spontaneo, portai la mia mano sopra la sua guancia inumidita dalle lacrime, feci scivolare il mio pollice sopra la lacrima appena nata.

C'era un silenzio intimo, privato e profondo, ancora una volta il resto del mondo sembrava svanire, poteva finire tutto e noi non ce ne saremmo accorti. C'eravamo solo noi, i miei occhi verdi persi nei suoi occhi blu. La mia mano rimase sulla sua guancia, ed era tutto ciò che volevo, quel contatto leggero e sincero ma che mi trasmetteva un miliardo di sensazioni.
Lui per un attimo abbassò gli occhi e mi chiese semplicemente <Puoi abbracciarmi?>  per poi alzare gli occhi ed unirli nuovamente ai miei. Con voce flebile aggiunse <Per favore..> vedevo la sua insicurezza, la sua fragilità e debolezza.
Si era aperto con me, magari non molto, ma mi bastava questo. Lui aveva bisogno di me ed io ora avevo bisogno di lui.

Christian mi voleva far capire che non ero obbligata, mi aveva lasciato la possibilità di scelta anche davanti un gesto così normale. Voleva fossi io a decidere se volerlo fare o no, ed era quello che volevo fare. Io mi avvicinai a lui e sprofondai tra le sue braccia, ero ancora arrabbiata, ma in quel momento non ne ricordavo neanche il motivo. Il suo calore mi riempiva e sentivo i suoi battiti mescolarsi ai miei. Le sue braccia mi facevano sentire protetta e per una volta non pensai a nient'altro se non a lui. Non riuscivo a pensare lucidamente, quando lentamente ci staccammo fui triste dal dovermi separare dal suo corpo, ma sapevo di non essere io a pensare. Rimanemmo vicini e le nostre labbra erano a circa dodici centimetri di distanza, sentivo il cuore uscirmi dal petto, sentivo le mie guance diventare bollenti e non riuscivo a staccare gli occhi da quelle pozze blu davanti ai miei.

Le sue labbra si iniziarono ad avvicinare alle mie ed io non potevo far altro che aspettare lo facessero, lo volevo. Avevo la gola secca, i battiti accelerati ed una strana sensazione nello stomaco, era orribile e fantastica contemporaneamente. Sapevo di stare sbagliando, che non sarebbe significato nulla per lui e che quel momento sarebbe andato perso, non potevo accettarlo o anche solo pensarci. In questo momento feci ricorso a tutta la forza che avevo in corpo per allontanarmi da lì e alzarmi in piedi.

Avevo rotto il nostro momento, avevo rovinato tutto, ma non mi interessava. Non potevo cedere e farglielo fare, lui era ubriaco ed io no, dovevo evitare di fargli fare cazzate o cose di cui poi si sarebbe pentito. Lui non aveva staccato neanche per un attimo gli occhi da me e mi continuava a guardare triste e insicuro. Io non riuscii a dire nulla se non un flebile <Scusa..> dopo il quale me ne andai dalla stanza con ancora il cuore in gola e le farfalle nello stomaco, mentre delle lacrime iniziarono a scendere libere sul mio viso caldo.

Mi stesi nel letto e pensai a tutto ciò che era appena successo, era successo tutto e niente allo stesso momento. Non sapevo come spiegare ciò che avessi provato neanche a me stessa.

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