Take a breath

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Scossi il capo e allontanai frettolosa il professore da me. Abbassai il capo e tenni stretta la mia testa fra le mani. Cercavo in qualche modo di scacciare l'immagine di Louis dai miei pensieri, ma sembrava tutto impossibile e forse involontariamente iniziai a piangere. Una mano mi si poggiò sulla schiena.

"Signorina, che succede?"

La sua voce rendeva trasparente un velo di sincera preoccupazione e questo mi convinse ad alzare il volto verso di lui, dopo aver cercato di asciugare qualche lacrima.

"Troppi pensieri, scusatemi professore"

Mi ricomposi alla meglio e accennai un sorriso. Lui, però, continuava a guardarmi con uno sguardo disorientato e direi un po' spaventato. Si grattò il mento e puntò gli occhi oltre le mie spalle. 

"Le serve qualcosa?"

Disse improvvisamente, poggiando per una seconda volta una mano sul mio corpo, sulla mia spalla.

"No, stia tranquillo"

Mi sorrise a sua volta. Mi prese poi sottobraccio e a bassa voce, dirette nel mio orecchio, pronunciò flebili parole.

"Le voglio offrire una cioccolata calda, mi segua"

Non esitai, anche se ancora un po' in preda ad una specie di shock. 

Attraversammo lunghi corridoi, percorremmo scale fino al trovarci davanti ad un distributore. Notavo in lui una sorta di grande fiducia, diretta al mondo e a tutte le persone, un sentimento che mi sembrava trasferibile a chiunque. E in quel momento infatti mi sentii meglio e lo osservavo curiosa e meravigliata. Introdusse con delicatezza una monetina nella macchina e ne estrasse alcuni secondi dopo la bevanda.

"Ecco a lei"

La avvicinò alle mie mani, la afferrai e con fare altrettanto attento e concentrato la portai alle labbra. Lui, intanto, si portò verso la grande finestra e osservò il giardino sottostante. Continuai a puntare l'attenzione verso i suoi gesti fin quando decisi di accostarmi lenta a lui. Si girò e mi rivolse un ennesimo sorriso. D'un tratto percepii che la fiducia che inizialmente era tutta sua stava iniziando ad essere anche mia.

"Professore, perché trovo tanto difficile provare indifferenza per una persona?"

Mi guardò, scoppiò in una risata e strofinò successivamente gli occhi con i polpastrelli.

"Perché siamo maledettamente istintivi, Gabrielle. Non c'è una spiegazione logica a questo rifiuto del tuo cervello perché il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce. Purtroppo lui prevale su tutto il resto"

"Ma il mio non è amore"

Lo interruppi, allarmata.

"E chi ha mai parlato d'amore? Il cuore non prova solo amore, giusto?"

Abbassai la testa e mi resi conto dell'orrenda figura che avevo appena fatto. Posò un dito sotto il mio mento e lo alzò.

"Quindi è amore?"

Non capivo. Gli avevo appena detto che non era amore, in alcun modo, e ora lui stava chiedendo se lo era. Non era stupido, di certo, eppure quella domanda sembrava dimostrare il contrario. Rimasi, però, cupa nei miei pensieri quando lui prestò ad arretrare di qualche passo.

"E' difficile, lo so"

Profetizzò, forse non a me ma fra sé e sé. Queste ambigue parole attirarono la mia attenzione e con gli occhi spalancati seguii i movimenti delle sue mani che si giravano, si intrecciavano, si allontanavano in continuazione. Non comprendevo il perché di tutta quell'ansia inattesa e stranamente poggiai una mano sulla sua, inconsciamente, incurante di quali fossero gli abissi tra me e lui.

Ropes (Louis Tomlinson)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora