The Wider Sun

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Da quel giorno Louis era cambiato.
Era tremendamente freddo, distaccato, si esprimeva in monosillabi e non sprecava neanche uno sguardo in più.
Non ricambiava una carezza, un sorriso.
Ed io sentivo che in quella situazione prima o poi sarei esplosa, che sarei scappata.
La pistola l'avevo nascosta in un cassetto del nostro armadio, accuratamente chiuso a chiave. Ero sicura che Louis non avrebbe mai cercato nulla lì.
Quel segreto, tuttavia, a mano a mano che i giorni passavano, stava diventando un demone orribile, capace di risucchiarmi quanto più di sicuro ci fosse nella mia vita.
Io lo sapevo che la colpa di tutto era solo la mia, io avevo tradito Louis non solo con le parole ma anche con gli sguardi.
Quelli che proprio non riuscivo a nascondere e che sputavano la verità ad ogni minimo secondo.
"Ti va una tazza di tè al limone?"
Era un pomeriggio di giugno. Il sole batteva sulle imposte del nostro balcone e rendeva l'aria irrespirabile. Ci sembrava di vivere nel centro esatto di un deserto. A farci vento avevamo solo due ventilatori, posizionati in un angolo della cucina.
Louis non si disturbò a guardarmi, accennò solo un "no" con il viso rivolto verso la TV che guardava disinteressato.
Decisi, così, di alzarmi e prendere una tazza solo per me.
Sorseggiai lentamente alcune gocce mentre dentro di me sentivo formarsi un nodo alla gola. Con fatica il tè arrivò al mio stomaco, disturbato da quell'orribile sensazione che provavo.
Era una sensazione di disperazione, paura, rabbia.
Osservai per un po' le ombre che il sole creava sotto le figure degli alberi che ci sottostavano e decisi di rivolgere alcune parole a Louis.
"Louis, mi spieghi cos'è che non va?"
Lui non si voltò, sembrava non aver sentito ma io sapevo che non era così.
Quindi avanzi alcuni passi verso la sua figura spaparanzata.
"Allora?"
Il tono della mia voce si fece più sicuro e, forse, più minaccioso.
"Cos'è che non dovrebbe andare Gabrielle? Va tutto bene"
"Io non ne sono per niente sicura"
"Beh, ti sbagli allora"
Non mi rivolse neanche allora uno sguardo.
La sua voce era spaventosamente lontana e distaccata.
Sembrava che a parlare fosse un fantasma e non lui.
Sentii gli occhi inumidirsi e la gola farsi secca.
"Ti prego, Louis, spiegami"
"Gabrielle, sei diventata scema? Non c'è nulla, nulla da spiegare. Basta. Lasciami vedere la TV in pace"
Stavolta i suoi occhi si posarono sui i miei. Erano stanchi e arrossati.
Mi immobilizzarono.
"Louis, io non ti riconosco"
Dissi, tra me e me, con un tono di voce che seppur lieve, lui riuscì a sentire.
"Cosa?"
Le sue parti scattarono.
Si staccò dalla parete sgualcita del divano e si mise seduto.
Mi girai verso di lui e lo vidi diverso da quello di pochi attimi prima.
"Nulla"
Risposi con il viso verso terra, mentre proseguivo verso il bagno.
"Tu non mi riconosci? Io non riconosco te Gabrielle!"
Urlava.
"Tutti questi segreti, tutti questi sguardi bassi, tutte queste tue insicurezze. In undici anni di amicizia non mi hai mai detto nemmeno una bugia ed inizi ora che siamo fidanzati? Io, boh, non so che cazzo hai in quella testa"
Si mise in piedi, proseguendo svogliatamente verso la finestra.
Afferrò una sigaretta dalla mensola in alto e la portò alle labbra.
"Io non ho segreti con te, Louis"
"Ma non dire cazzate"
Sussurrò con un respiro di stizza.
"Vuoi darmi da bere delle assurdità, sei ridicola"
"Louis..."
"No, Gabrielle, ora basta. Basta, è meglio che tu stia zitta"
Mi voltai, ma dopo due soli passi ritornai indietro, spinta da una scarica di adrenalina nata in me proprio in quel preciso istante.
"Mi spieghi solo quali sarebbero queste cazzate di cui ti parlo? Eh? Dato che è più di una settimana che non parliamo io e te"
Con le mani incrociate al petto aspettai furiosa e tremante una sua risposta.
Emise una risata.
Il fumo della sigaretta lo avvolgeva e costrinse i suoi occhi a rimpicciolirsi.
Decise di gettarla.
"Caden, chi è? E non dire per un'ennesima volta che è tuo cugino altrim.."
"Altrimenti cosa, Louis? Mi uccidi? Mi spacchi la testa?"
Il suo volto sicuro si fece cupo e la sua espressione si spalancò in sorpresa.
"Caden che ti piaccia o no è mio cugino, niente di più. E se ti fa piacere saperlo, fra un paio di giorni se ne ritorna in America e non lo rivedrai mai più"
Mi tremava il cuore ma dentro di me sentivo una forza incredibile.
Era l'amore che provavo per lui.
E così con un ultimo sguardo mi indirizzai sicura verso il bagno.
"Gabrielle!!"
Urlò di nuovo, arrestando le mie intenzioni.
"Cos..."
Un rumore assordante inondò le mura della cucina.
Louis si catapultò verso il corridoio mentre io rimasi immobile al mio posto.
Ma dopo non molto ritornò indietro.
Due tizi sconosciuti lo tenevano fermo.
Uno con una pistola puntata alla testa, l'altro con le sue mani strette intorno alle sue.
Immediatamente portai le mie mani sul viso.
"Scusi il disturbo signorina, ma rivoglio indietro il nostro gioiellino"
La paura aveva immobilizzato ogni mio tentativo di parlare, camminare o reagire.
"Vedo che facciamo i difficili, forse ha bisogno di uno stimolo"
Quello che parlava e che contemporaneamente teneva la pistola alla testa di lui la avvicinò ancora di più alle sue tempie, quasi incastrandola nella sua pelle.
Iniziai così a piangere e finalmente riuscii ad urlare qualcosa.
"Lasciatelo, per favore!!"
"Lo faremo, non appena riavremo il nostro gioiellino"
"Non so di cosa state parlando, lo giuro!"
"Mhm...questa non le dice niente?"
L'altro – quello che teneva Louis fermo con le mani – cacciò una foto.
Raffigurava una pistola.
La pistola di Caden.
Sbiancai, sentii i sensi venire meno ed una nausea incessante percorrermi le pareti dello stomaco e della gola.
"Si.."
"Ecco, non è stato molto difficile, vero? Ora, dov'è?"
"Nella stanza da letto"
"Ottimo, la accompagniamo"
Lentamente tutti e quattro proseguimmo verso la camera.
Non un attimo azzardai ad osservare Louis. Percepivo solo i suoi occhi ghiacciati scivolarmi addosso.
Mentre dentro di me non pensavo altro che: "Scusami, Louis"
Non appena raggiunsi il nostro armadio tirai fuori la chiave del cassetto da una delle mie tasche.
Quando lo aprii l'arma non c'era.
Un brivido di puro terrore mi calpestò l'anima.
Non desideravo altro che lasciarmi morire.
"Allora?"
"Non c'è più, io l'avevo messa qui..."
Quello con la pistola, spazientito, emise un ghigno.
"Qua vogliamo giocare. Bene, il ragazzo viene con noi"
E con una spallata lo tirarono sempre più indietro.
Louis, con tutte le sue forze, provò a liberarsi.
Urlò, scalciò, ruggì con la gola.
Io mi dimenai verso di lui. Afferrai per un attimo i suoi piedi ma furono immediatamente trascinati via dai due rapitori.
"Lasciatelo! Lasciatelo!"
Sbraitai inutilmente.
Erano già fuori dalla nostra casa.

-SPAZIO AUTRICE
Salve gente! Eccoci a questo nuovo capitolo!
Allora, qui non troviamo altro che azione. Questi due tizi che entrano all'improvviso in casa di Louis e Gabrielle, che vogliono la pistola di Caden e che, infine, decidono di rapire Louis.
A tutto questo ci sarà una spiegazione che secondo me proprio non vi aspettate.
Tra i nostri due protagonisti c'è della tensione, questa nuova esperienza li unirà o li allontanerà ancora di più?
Staremo a vedere.
Al prossimo!
Un bacio.
-Manu ♥
p.s. il titolo riprende l'omonima musica di Jon Hopkins - The Wider Sun

Ropes (Louis Tomlinson)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora