Silenziosamente gettai l'arma sotto il grande frigo e altrettanto silenziosamente mi misi in piedi.
Louis osservava Caden dalla testa ai piedi. Gli occhi gli tremavano ed umidicci iniziarono a provare innumerevoli dubbi e domande.
Caden, dal suo canto, rimase immobilizzato per alcuni attimi dalla sua occhiata di ghiaccio ma poi, preso da una sfacciataggine improvvisa, si alzò e proseguì verso di lui, tendendogli la mano.
"Ciao Louis, piacere"
Azzardò anche ad accennare un sorriso.
Ma Louis non mollava la presa. Quegli occhi color nocciola non gli piacevano per niente e il suo sguardo scrutatore ed assassino si intensificò sempre di più. Eppure, con indifferenza, afferrò la mano dell'altro e la strinse a sé.
"Piacere Caden"
Distolto lo sguardo, Louis puntò l'attenzione su di me. I suoi occhi non mi erano mai sembrati così interrogativi e, in un qualche modo, perfidi.
"Perché non me ne hai mai parlato, Gabrielle?"
Il tono della sua voce fu diretto e crudo, mi trapassò il corpo e scatenò in me un brivido di confusione e puro terrore. Silenziosamente presi a balbettare qualche parola, intimorita da quella situazione a cui non ero stata preparata.
"Beh...non ne ho mai avuto l'occasione e poi...torna solo ora dagli Stati Uniti dopo dieci lunghi anni, vero Caden?"
Poggiai delicatamente una mano sulle spalle di Caden alla ricerca di un appoggio e di una conferma che permettesse ai dubbi di Louis di sparire.
"Si, lavoro come giornalista lì"
"Eppure non hai preso per niente l'accento americano"
A quella nota, che ci sembrò per un attimo sarcastica per poi rivelarsi crudele, entrambi sbiancammo.
Caden deglutì e si girò nella mia direzione, osservandomi nervosamente con la bocca semi-spalancata. Percepii improvvisamente una goccia di sudore scivolarmi lungo il viso e cercai di non farci caso, incrociando a me le braccia.
"Ama l'Inghilterra come le proprie ossa, non si sarebbe mai permesso!"
Soffocai una risata cercando, nuovamente, l'appoggio di mio "cugino".
Louis riprese a guardarci entrambi prima di sentenziare una nuova domanda con fare acuto.
"Cosa sei venuto a fare qua?"
"Qua, a Londra?"
"Si..."
Quel "si" uscì dalla gola di Louis come un sussurro sforzato, come una curiosità che non gli sarebbe interessata ma che avrebbe esaurito per pura gentilezza.
"Dopo dieci anni ho sentito il bisogno di rivedere i miei familiari"
Caden afferrò il mio busto e mi strinse sotto di sé, circondandomi completamente, quasi da impedire il mio respiro. Espresse un enorme sorriso che mi rivolse con degli occhi allegramente illuminati. E con un piccolo sforzo presi ad imitarlo. Da quella mia posizione osservai la figura di Louis in tralice.
Era sbiancata e il suo viso aveva assunto un'espressione dura, di sasso. Alcune piccole vene sulla fronte gli si gonfiarono e dopo un po' la mia attenzione fu risucchiata dalle mani, che dopo essersi stese completamente si serrarono in rigidi pugni.
A quella visione mi allontanai immediatamente dalla morsa di Caden e sentendomi a disagio sotto l'immensa figura di Louis mi rinchiusi in un imbarazzante silenzio, abbandonando mio "cugino" alla sua altrettanto complicata situazione. Quest'ultimo mi osservò scivolare lontano da lui, scatenò sul suo viso un'espressione stupita per poi riprendersi con un veloce: "Ora è meglio se vado, a presto Gabrielle...Louis"
Ci regalò un'ultima occhiata per poi allontanarsi nel buio verso l'uscita.
"Ti accompagno"
Urlai.
Le nostre figure nel buio non furono capaci di distinguersi, ma non appena Caden aprì la porta d'ingresso i nostri volti si tinsero di giallastro.
Vidi all'istante i suoi immensi occhi penetrarmi curiosi e sofferenti.
"Mi fido Gabrielle"
Afferrò una mia mano e la accarezzò debolmente. Il mio respiro fu sospeso per alcuni attimi, ripreso da quelle terribili sensazioni che mi avevano avvolto poco prima. Annuii con il viso per poi richiudere la porta alle sue spalle.
Dopo aver tirato su con il naso e aver aggiusto lievemente alcune ciocche dei miei capelli proseguii nuovamente verso la cucina, lì dove avevo lasciato Louis. Prima di varcare la soglia cercai di assumere un'espressione quanto più rilassata e disinvolta. Attraversai la stanza con un gelido sorriso diretto verso la sua figura che disinteressata portava alle labbra un bicchiere d'acqua.
"Ti senti meglio?"
A quella mia preoccupazione il viso di Louis si voltò nella mia direzione, mi scrutò per poi annuire silenziosamente.
Impacciata, e in preda alla vergogna e al terrore mi avvicinai a lui.
Desideravo sfiorarlo, regalargli una carezza, riportarlo a me con un bacio.
Ma non appena accennai l'ultimo passo il suo corpo si contorse sotto il mio, afferrando voracemente il mio polso.
"Gabrielle, chi cazzo era quello?"
La sua voce era acuta, forte, devastante. I suoi occhi rossi, sbizzarriti, malati. Mi tirava fortissimo a sé e mi scuoteva senza sosta.
Il sangue mi si gelò nelle vene e il corpo mi si fece di fuoco.
Le mie mani che cercavano di liberarsi presero a tremare instancabili, perdendo anche la più piccola scia di controllo.
"Louis, Caden, mio cugino!"
Urlai con quanta voce avessi dentro.
Gli occhi che si erano spalancati e inumiditi abbandonarono alcune piccole lacrime.
"Non prendermi per il culo Gabrielle!"
"Non lo sto facendo Louis! Mi fai male, cazzo!!"
Le nostre urla si confusero, lottarono fra di loro.
Le mie membra contro le sue sembravano infinitamente deboli e pronte da un momento all'altro a scindersi come granelli di sabbia.
Ormai ruggenti singhiozzi inondarono la mia gola e si liberarono del tutto con un pianto violento.
A quella visione Louis lasciò andare il mio polso, abbandonando il mio corpo a questo punto stremato.
Rimasi a contatto con il pavimento per alcuni minuti, con il freddo delle sue mattonelle a tranquillizzarmi e le mie lacrime crude a risvegliarmi.
Sentivo nel mio corpo un dolore cocente e terribile, devastante e incontrollabile. Mai prima di allora avevo provato una sensazione tanto orribile
Gli occhi di Louis mi osservavano esterrefatti, increduli a quello che avevano creato. Un corpo sgusciato, freddo e ammaccato con un viso la cui pelle si era fatta incredibilmente sottile.
Non avanzò un passo, non mi sfiorò, non fece altro che osservarmi, osservarmi e osservarmi come se non fosse capace di altro.
Dopo una svariata manciata di minuti mosse un passo e pronunciò un flebile "scusami" per poi proseguire verso la stanza da letto.
Io ero ancora lì, sul pavimento.
Il mio corpo si era fatto incredibilmente rigido, quasi di pietra eppure trovai la forza, in qualche posto nascosto del mio spirito, di urlare.
"Te lo giuro Louis, Caden è mio cugino!"
Mentre sapevo, dentro di me, che quella era la più grande bugia che io gli avessi mai detto.Io Louis volevo solo proteggerlo.
Sentivo che quella situazione in cui mi ero ritrovata era un terribile guaio, che qualcuno la pelle ce l'avrebbe rimessa.
Io volevo solo proteggerlo con il silenzio, con l'ignoranza, con la menzogna. Non desideravo in alcun modo vederlo - anche solo in parte – coinvolto. Doveva rimanerne all'oscuro di tutto perché mai mi sarei perdonata se gli avessero sfiorato anche solo un capello.
Sentivo dentro di me il dovere di proteggerlo a qualunque costo, anche se quel costo sarebbe stato per me doloroso e irrimediabile.
L'amore nei suoi confronti, il sentimento di puro affetto e protezione che provavo era per me troppo immenso e accecante e vederlo smorzato, sotto la morsa di un qualche sconosciuto, il mio cuore non lo avrebbe retto.
Né allora, né ora e né mai.-SPAZIO AUTRICE
Salve gente! Il tempo in estate passa troppo velocemente e per questo non mi ero per niente accorta che fossero passati più di dieci giorni dall'ultimo aggiornamento. Ma eccoci qui! Allora l'unico motivo per cui Gabrielle osa confessare una bugia a Louis è il desiderio di proteggerlo, tenerlo lontano da un guaio che non si perdonerebbe mai. Però, si sa, le bugie hanno le gambe corte e gli occhi di Gabrielle per Louis non hanno segreti.
E voi cosa ne pensate di questa scelta di Gabrielle?
Spero vi piacca!
Al prossimo.
Un bacio.
-Manu ♥
p.s. il titolo riprende l'omonima canzone di Patrick O'Hearn
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Ropes (Louis Tomlinson)
Fanfiction"Io credo negli inizi che non trovano una fine. Credo negli sguardi destinati ad incrociarsi e mai più a lasciarsi. Credo nella pelle che si confonde e sente di non averne mai più abbastanza. Credo nelle affinità di cuore e di mente, nelle affinità...