"Gliel'ho detto"
"Ehm...cosa?"
Alexandra era poggiata ad un muro poco distante da me e non appena udii la mia voce si girò nella mia direzione.
"Gliel'ho detto davvero! Ero sicura di me, pronta, decisa. Forse non mi ero preparata, ma ci sono riuscita! Poi quella cazzo di campanella, quella cazzo di campanella!"
Iniziai a parlare veloce, velocissimo. Sapevo di non farle capire nulla, eppure questo poco mi importava. Ero terribilmente arrabbiata con me stessa per essere stata vicinissima alla mia felicità senza, però, essere riuscita ad afferrarla.
"Fermati! Si può sapere di cosa tu stia parlando?"
Improvvisamente mi prese per le spalle e mi portò di fronte a se, con gli occhi sbarrati sui miei.
"Gliel'ho detto, davvero..."
Abbassai lo sguardo, ormai in preda allo sconforto più totale.
"Ma cosa gli hai detto!?"
Iniziò a scuotermi, visibilmente infastidita.
"Che lo amo"
A quelle semplici parole mi liberò e si portò una mano sulle labbra per poi soffocare un sorriso.
"Finalmente! E' bellissimo, Gabrielle! E lui?"
"Lui niente"
"Che?"
"Niente. Non mi ha sentito"
"Che cazzo significa?"
"E' suonata la campanella"
"Ma non è possibile!"
Si mise a sbraitare, a spostarsi furiosamente a destra poi a sinistra e a mettersi le mani nei capelli, fissando le unghie nella cute. Sembrava essere più scioccata di me.
"Ok, avrai un'altra occasione"
E cambiò atteggiamento in pochi secondi. Poggiò una mano sulla mia schiena e ci dirigemmo verso la sua auto. Finalmente dirette verso casa.
Casa mia era vuota, deserta.
Il silenzio regnava sovrano. In altre occasioni avrei festeggiato per una situazione del genere, ma non quella volta. Cercavo il chiasso, quel chiasso in cui non si riesce a distinguere una singola parola perché volevo compensare il silenzio che avevo dentro. Come una specie di cerotto. Decisa a distrarmi afferrai un libro dalla mia libreria. Una foto cadde dal suo interno, lasciandomi per un attimo sbalordita. La presi tra le mani e la osservai. Faticavo a ricordarla nonostante fosse solo dell'anno precedente. Ne osservai il retro: "31 Luglio 2013". Alla lettura di quella data i ricordi iniziarono a farsi più chiari. Ricordavo il sole, la spiaggia con la sabbia chiara come il cielo e quel mare che ormai era diventato parte di noi. Era una foto risalente alla pazza vacanza di Bournemouth, quella vacanza in cui avevamo lasciato tutte alle spalle e avevamo portato con noi solo i nostri pochi spiccioli e i nostri sorrisi, quello mio e di Louis. Un sorriso che era piazzato sui nostri volti anche in quella foto. Io avevo le guance rosse per il troppo sole e Louis i capelli fradici per gli eterni bagni. E quanto eravamo felici dopo tutto. I problemi non sembravano esistere in quella piccola cittadina che non ci aveva messo molto a diventare il nostro angolo di paradiso. La felicità fu tanto grande che il solo pensiero mi rendeva nuovamente felice ed era capace di farmi provare anche un solo brivido di quell'emozione immensa. Fu così in quella circostanza: il sorriso aveva preso possesso del mio viso e mi sentivo lì, su quella spiaggia. Passarono pochi minuti e una lacrima scese lungo la guancia destra. Non mi trovavo su quella spiaggia, tutto non era altro che un lontano ricordo. Eravamo troppo distanti da tutto, anche da noi stessi. Desideravo che anche Louis vedesse quella foto, desideravo ricordare tutto con lui perché quando si è insieme ai compagni di una vita è tutto più bello. E così presi la foto e la gettai nella mia borsa.
La distrazione di quel momento fu così grande che dimenticai del libro che volevo leggere e mi diressi in cucina per bere un caffè o almeno una bevanda calda. Lo squillo del citofono arrestò i miei passi e mi costrinse a dirigermi verso di esso.
"Chi è?"
"Gabrielle, sono Johannah"
Johannah, qui?
"Ciao Johannah, che succede?"
"Dovrei parlarti, posso salire?"
"Certo!"
Aprii e aspettai che salisse su.
"Ciao, entra"
Non appena fu dinanzi alla mia porta i mie occhi si poggiarono sul suo volto terribilmente devastato. Chissà se da lacrime, da poche ore di sonno o da altro. Accennò un sorriso e proseguì verso di me. Le feci gesto di seguirmi verso la cucina.
"Come va?"
Mi pentii di aver fatto quella domanda esattamente l'istante dopo averla espressa. Come poteva andare se non di merda? Eppure speravo per tutti che qualcosa, almeno qualcosa, andasse bene. Lei non si preoccupò di rispondere, impegnata come era ad osservare le sua mani piene di grinze per il lavoro da parrucchiera in cui era impegnata da una vita. Cercava di distenderle furiosamente, ma evidentemente era impossibile. E lei lo sapeva e continua ad insistere, a provarci fin quando non mi avvicinai e mi sedetti affianco. Le poggiai una mano sulla gamba e le rivolsi a mia volta un sorriso più deciso.
"Sono andata a trovare Louis prima. Sta bene, non resterà lì per molto sicuramente"
"Lo spero, io ancora non ho avuto il coraggio di andare"
Spostò il viso verso la direzione opposta alla mia. Si portò una mano nei capelli per aggiustarli e poi si rigirò cambiata in volto e in modi. Quella sicura era diventata lei.
"Gabrielle mi dispiace per non essere stata dalla tua parte"
"Quando? Non capisco"
Sul serio non capivo a cosa si riferisse, non collegavo nulla a quella sua affermazione.
"So che ami Louis da una vita e non mi sono mai fatta avanti per aiutarti, per aiutarvi entrambi"
"No...ma..."
"Ti prego, davvero, non ci sono parole per i guai e per le liti che potevo evitare se solo mi fossi intromessa."
"Erano problemi nostri, Johannah, non avresti ugualmente potuto fare niente"
"Ti sbagli, Gabrielle, perché anche Louis ti ama e ti ha amato per tutto il tempo. Forse ti ha amato anche prima che tu amassi lui. Se solo vi avessi spinto l'uno verso l'altro, se solo avessi cacciato di casa Vanessa tutte le volte che veniva a trovarci e avessi invitato te al suo posto Louis ora non sarebbe in carcere, lo sai vero?"
Si dava tutte le colpe di questo mondo come se il mondo stesso fosse sul punto di sparire. Volevo cercare di farle cambiare idee, tuttavia tutto sembrava inutile. Era così ferma sulle sue parole. Poi, quelle parole dette con insistenza: "forse ti ha amato anche prima che tu amassi lui" rimbombavano rumorose nel mio cervello eppure rendevano tutto più bello. Perché io lo sapevo che il rumore al silenzio fa bene, perché il silenzio da solo non si basta per molto, ha bisogno del rumore che lo completi dopo un po'. Mi sentivo più o meno così. Completa.
"Non sai sicuramente di questo però..."
Cacciò dalla borsa una busta gialla.
Una busta che come avrebbe potuto dare gioia, avrebbe potuto dare altro dolore da sommare a tutto il resto.
- SPAZIO AUTRICE
Salve gente! Per questo capitolo ho cercato di evitare il più possibile la parte psicologica dei personaggi che mi rendo conto a volte può sembrare pesante. Perciò mi sono soffermata sui fatti. Louis è proprio un ragazzo pieno di sorprese! Se ne stanno scoprendo di tutti i colori ultimamente. Speriamo siano sempre cose positive, anche questa busta misteriosa!
Spero vi piaccia, al prossimo. Un bacio.
-Manu ♥
p.s. il titolo e la citazione in alto riprendono la canzone di Marina and the Diamonds - Forget
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Ropes (Louis Tomlinson)
Fanfiction"Io credo negli inizi che non trovano una fine. Credo negli sguardi destinati ad incrociarsi e mai più a lasciarsi. Credo nella pelle che si confonde e sente di non averne mai più abbastanza. Credo nelle affinità di cuore e di mente, nelle affinità...