Gli sorrisi. Non potevo fare altro.
"Sono stanco, torniamo a casa?"
Io non lo ero del tutto ma di certo non potevo restare lì da sola. Così mi feci allungare una mano da Louis e mi aiutò a tirarmi in piedi.
Le strade erano deserte e dalla moto potevamo sentire solo il vento che si batteva contro i nostri visi. Era particolarmente freddo ma per mia fortuna le spalle, seppur minute, di Louis mi aiutavano a coprirmi. Fiondavo sempre di più la mia testa nelle sue scapole sperando che quel gelo pungente mi risparmiasse. Una volta arrivati alla mia destinazione, Louis mi fece scendere e mi salutò con il solito bacio sulla fronte, un bacio tanto stupido quanto, però, fondamentale.
Erano le tre e ovviamente un silenzio tombale circondava la mia casa. Il sonno iniziò ad impossessarsi di me e capii che dovevo immediatamente gettarmi a letto. Riuscivo a stento a tenere gli occhi aperti mentre facevo una veloce doccia e lavavo i denti ma non appena poggiai la testa sul cuscino una spaventosa visione prese un posto fisso nei miei pensieri.
Pensavo a Vanessa e al fatto che molto probabilmente questa volta sarebbe uscita con Louis. Provavo ad immaginarli insieme, ridere insieme e scambiarsi sguardi eccessivi. Cercai in tutti i modi di liberarmi da queste immaginazioni e di concentrare la mia attenzione unicamente sul mio riposo. Più ci provavo, più i pensieri si facevano insistenti e sempre più vicini alla realtà. Scattai e mi misi seduta, spalancando gli occhi. Presi il cellulare che era al mio fianco: segnava le cinque."Vaffanculo" pensai. Fra meno di due ore sarei dovuta essere all'università e mi domandavo dove avrei potuto trovare la forza necessaria per affrontare un'intera giornata di studio. Optai per una camomilla, mi avrebbe calmata sicuramente. Non riuscivo, però, a capire perché mi preoccupassi tanto per una questione così insensata. Louis era una persona libera, poteva prendere tutte le decisioni che gli giravano per la testa non potevo di certo essere io a limitarlo ma soprattutto lui non mi apparteneva, lui non era di mia proprietà: eravamo due persone completamente diverse e separate, unite forse solo da un sentimento di futile bisogno.
Mi avvicinai al fornello ed iniziai a riscaldare l'acqua. Gettai dopo un po' nel suo interno la bustina e dopo circa dieci minuti iniziai lentamente a gustarmi la bevanda. Sentivo i nervi e le pareti della gola rilassarsi ad ogni goccia che scendeva lungo di essa. Chiusi gli occhi e tentai di dimenticare tutto ciò che affollava la mia mente. Sospirai e mi portai nuovamente verso la mia stanza.
Fui svegliata la mattina dopo dalla suoneria assordante del mio cellulare.
Le due apparenti ore di sonno sembrarono nulle e il mio cervello rispose lento a tutto ciò che la mia volontà veramente intendeva. Non controllai chi fosse e mi limitai a dire: "Pronto?"
"Gabrielle vuoi un passaggio? Stamattina non ho il turno"
Louis e la sua voce mi scossero e mi risvegliarono definitivamente.
"Si, grazie"
Ottimo, mi sarei risparmiata un'incredibile e faticosa corsa per il bus. Con tutta calma mi alzai e proseguii verso il bagno.
Era un ragazzo straordinariamente puntuale e questo faceva in modo che la fiducia fosse la prima e più importante qualità che ispirasse.
Io ero sempre felice di vedere Louis. Anche dopo una lite io volevo stare con lui, volevo parlargli ma soprattutto sapevo che la tristezza e la rabbia non erano sentimenti che ci riguardavano. Erano apparenti ma mai solidi.
I sorrisi ci dominavano incontrastati e non facevano spazio a nulla. Spesso notavo questa cosa e mi domandavo se fosse positiva o negativa ma nel dubbio evitavo di farmi troppo problemi perché, in fondo, Louis mi faceva stare davvero bene che io lo volessi accettare o meno.
Aprii la portiera.
"Buongiorno!" Gli piazzai un sorriso a trentadue denti davanti mentre cercavo di intrufolarmi nella sua macchina.
"Buongiorno!" Lui rispose seguito, stranamente, da una terza voce.
Mi girai verso il fondo della macchina e vidi Vanessa.
Mi meravigliai di non essermi accorta della sua presenza prima data l'enorme quantità di profumo che la inondava. Anche lei mostrò un sorriso sovrastato da due labbra truccate di rosso. Si aggiustò i capelli prima di chiedermi: "Tutto bene, Gabrielle?"
Guardai lei poi nuovamente Louis che mi osservava e teneva puntato su di me uno sguardo da cerbiatto in calore. Ero forse scioccata, incazzata e perplessa: perché lei era qui? E soprattutto perché Louis permetteva che io dividessi la macchina con lei? In quel momento sarei stata capace di sferzare un pugno ad entrambi e allontanarmi senza alcun rimorso o paura dalla scena del crimine ma il mio buon senso mi fermò e mi costrinse a prendere posto sul sedile.
Mi girai più volte verso di lui. Non pronunciò una parola, teneva lo sguardo fisso sulla strada e ogni tanto, ai semafori rossi, si osservava nello specchietto retrovisore e si dava un' aggiustatina ai capelli. Io lo guardavo e lo sapevo: faceva tutto questo per lei. Voleva sembrare sicuro, bello e intelligente, l'esatto contrario di ciò che era realmente. Sentivo, man mano che il tempo passava, un senso di insoddisfazione ribollirmi nelle vene e nello stomaco. Non accettavo la sua presenza, non volevo che quella ragazza si intromettesse come un muro tra me e lui perché la triade è instabile, la triade porta al malessere e può stroncare qualsiasi tipo di legame.
Finalmente quel viaggio straziante terminò. Salutai Louis, stavo per farlo anche con Vanessa ma lei mi precedette scattando con "Louis, scendo anch'io qui" Lui si girò con uno sguardo interrogativo.
"Sicura?"
"Si si, tranquillo e grazie ancora"
La fermò e ribatté.
"Quando vuoi!"
Lei gli sorrise un'ennesima volta prima di scendere e ritrovarsi al mio fianco. Ma Louis ebbe la forza distruttiva di fare un gesto che frantumò il mio cuore come un vetro gettato al suolo. Alzò una mano verso la sua direzione la agitò, non si disturbò a fare altrettanto con me. Continuai a guardare fisso verso la sua direzione e verso il fumo che lasciava ad ogni centimetro la macchina.
"Gabrielle, te lo ha detto?"
La sua domanda mi bloccò un' ulteriore volta ed ero sicura che questa non mi sarei risparmiata uno schiaffo dritto sulla sua guancia destra. Portai le mani dietro le mie spalle e le strinsi più che potevo fra loro. Riformulai mentalmente la domanda che mi aveva appena fatto ma no, non riuscivo a dargli una risposta sensata. Una sola affermazione riecheggiava instancabile nel mio cervello: "TI ODIO"
"Cosa?"
Dissi, o meglio, le mie labbra dissero. Non ero capace di formulare nemmeno una singola frase o domanda.
"Vorrebbe uscire con me domani sera"
"Me lo aveva accennato"
Guardai oltre, verso la miriade di studenti che entrava nella scuola e provai a distrarmi ma soprattutto a calmarmi.
"Voglio dargli un'opportunità. Mi sembra un così bravo ragazzo. Tu lo conosci da una vita e mi chiedevo..qual è il suo colore preferito?"
"Il nero"
Risposi immediatamente, non pensai: delle vans nere consumate occupavano la mia memoria.
- SPAZIO AUTRICE
Salve gente! Ho aggiornato dopo solo una settimana, wow. Ok, passiamo al capitolo: Gabrielle è un po' pazza, non trovate? Vuole bene a Louis più di ogni altra cosa ma l'attimo dopo lo odia e vorrebbe ucciderlo, bah. Forse è semplicemente innamorata? Si, sicuramente. Ma cosa la porta a comportarsi davvero così? Questo lo scopriremo con il tempo. Nuovi aspetti della sua vita e di quella del ragazzo verranno portati alla luce e vi renderanno la storia sempre più chiara. Ho parlato fin troppo, spero intanto che questo vi piaccia. Un bacio.
-Manu ♥
p.s. il titolo di questo capitolo si ispira all'omonima musica di Porter Robinson
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Ropes (Louis Tomlinson)
Fanfic"Io credo negli inizi che non trovano una fine. Credo negli sguardi destinati ad incrociarsi e mai più a lasciarsi. Credo nella pelle che si confonde e sente di non averne mai più abbastanza. Credo nelle affinità di cuore e di mente, nelle affinità...