Un interminabile silenzio ci caratterizzò per i seguenti istanti. Entrambi impietriti dalla situazione. Mi decisi poi ad avvicinarmi alla sua figura e lo aiutai ad entrare dentro. Lui si appoggiò completamente alle mie spalle e zoppicando proseguimmo verso la cucina.
Lo misi a sedere mentre mi posizionai esattamente di fronte a lui.
Caden manteneva lo sguardo basso e continuava a massaggiare le parti doloranti. Io lo guardavo e capii che dovevo in qualche modo provare ad aiutarlo. Mi avvicinai al frigorifero e tirai fuori dei cubetti di ghiaccio. Li avvolsi attorno ad un pezzo di stoffa e glielo sistemai sulla mascella, consigliandogli di tenerlo fermo in quel punto.
Mi ringraziò con un "grazie" per poi ripiombare in una terrificante calma.
"Cosa ti è successo?"
Gli chiesi, ormai stremata da quella circostanza.
Lui alzò gli occhi e con un' espressione confusa iniziò a balbettare qualche parola.
Parole senza alcun filo logico erano le sue, sembrava si vergognasse del suo stato o di qualcosa che teneva dentro e temeva di dover mostrare. Dopo un po' posò il ghiaccio sul tavolo e si tastò le tasche del giubbotto cacciando una pistola.
La sua figura lucente e metallica spezzò quella taciturnità. Il cuore iniziò a battermi all'impazzata e la pelle mi si fece d'oca.
Portai istintivamente una mano alla bocca, con gli occhi tremanti che chiedevano senza aver bisogno di parole una spiegazione.
"Non è mia, l'ho rubata"
Disse Caden secco. La voce si era fatta più chiara che mai eppure riuscivo a percepire una nota di disorientamento e terrore.
"Perché?"
"Ne avevo bisogno"
E in quel momento nella mia mente si scontrarono innumerevoli domande, pensieri e paure.
"Perché sei venuto da me?"
Mi decisi finalmente a chiedere, con una voce che non credevo fosse la mia.
"So di potermi fidare di me, l'ho sentito, l'ho sento"
Gli occhi di lui presero a brillare e un accennato sorriso gli aleggiò sulle labbra. Piano piano avvicinò una mano e con delicatezza la poggiò sulla mia. La sua mano era fredda, sporca e delle macchie di sangue la occupavano quasi dappertutto. Il mio corpo a quel gesto rispose con un tremolio che partì esattamente dal basso della mia colonna vertebrale, eppure non la ritrassi. Rimasi ferma ad osservare le mani e poi il suo viso.
Quel viso pallido, scavato con gli occhi fin troppo grandi che balzavano da una parte all'altra instancabili.
Ad un tratto si mise in piedi e si accostò al rubinetto.
"Gabrielle, ho bisogno del tuo aiuto"
L'acqua scorreva veloce sulle sue dita e il suo rumore rendeva la voce di Caden più leggera e tranquillizzante.
"Devi nasconderla, io non posso"
A quella frase scattai in piedi, animata da una scarica di adrenalina.
"Caden, sei impazzito?! No, assolutamente, non posso"
Agitai le mani e le intrecciai sulla mia testa, preda della disperazione e del panico.
Lui mi si avvicinò e liberò la mia testa da quella morsa che mi ero inflitta da sola.
"Gabrielle, Gabrielle...non preoccuparti. Nessuno ti conosce e poi questa è una zona praticamente inesistente. Nessuno penserebbe mai di venirci"
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Ropes (Louis Tomlinson)
Fanfictie"Io credo negli inizi che non trovano una fine. Credo negli sguardi destinati ad incrociarsi e mai più a lasciarsi. Credo nella pelle che si confonde e sente di non averne mai più abbastanza. Credo nelle affinità di cuore e di mente, nelle affinità...