"Ho bisogno di fare quello che mi fa star bene"

3.3K 80 36
                                    

Pov. Rosita 

Sono arrivata in orario alla riunione per fortuna, alla fine non mi sono fatta un granché, il segno della manata di Charlotte sono riuscita a coprirlo con un po' di fondotinta. Ho avuto anche modo di cambiarmi adesso indosso un abito blu con un leggero scollo a punta sul petto, ma nulla di esagerato o volgare, l'abito poi si stringe in vita e scende morbido a ruota fermandosi poco prima del ginocchio, ai piedi indosso un paio di sandali neri questa volta tacco a spillo. Siamo nel mio ufficio, abbiamo deciso di fare qui la riunione. Mio padre è seduto alla poltrona della mia scrivania, al suo lato destro in piedi c'è Mattia, io invece sono dal lato sinistro sempre in piedi. I due imprenditori sono invece seduti alle poltroncine di fronte alla scrivania. 

Abbiamo trovato un accordo con questi due e ne sono contenta, mio padre ha utilizzato la strategia che gli avevo suggerito e abbiamo fatto centro. Mattia infatti mi guarda di sottecchi e mi lancia un'occhiolino, io gli sorrido di rimando, fiera di me stessa. 

Stiamo firmando l'accordo quando improvvisamente la porta del mio ufficio si spalanca e un Charles tutto trafelato fa il suo ingresso, seguito dalla figura mortificata di Olimpia. Charles solo ora si rende conte che siamo nel bel mezzo di una riunione. Mattia lo guarda con sguardo scioccato, io sono altrettanto scioccata, mentre l'espressione di mio padre è indecifrabile.

Olimpia: "Scusate io ho provato" 

Io interrompo Olimpia prima che possa involontariamente far peggiorare la situazione

Io: "Grazie Olimpia, puoi andare" 

Lei annuisce ed esce dall'ufficio chiudendo la porta. Charles invece è rimasto fermo al centro stanza. Mattia prova a salvarlo dal casino in cui si è cacciato. Ma la voce di mio padre lo precede. Io inizio a temere il peggio. 

Papà: "Signori, vi presento il nostro pilota più giovane, il nostro talento Charles Leclerc" 

Io e Mattia lasciamo andare l'aria che avevo trattenuto nei polmoni, per poi vedere Charles stringere la mano ai due. Papà nel frattempo chiude la cartellina che mette sotto braccio alzandosi dalla scrivania. 

Papà: "Signori se volete seguirmi, Mattia se vuoi precedere i signori" 

Vedo Mattia subito avviarsi verso la porta, i due uomini invece mi salutano stringendomi la mano

Imprenditore: "Signorina è stato un piacere fare la sua conoscenza, non capita tutti i giorni di conoscere una mente giovane e brillante come la sua"

Io ringrazio i due uomini che insieme a mio padre escono dal mio ufficio. Ora siamo rimasti ufficialmente da soli io e Charles. Lui si gratta la nuca imbarazzato 

Charles: "Perdonami, non sapevo fossi in riunione" 

Io: "Tranquillo, per fortuna papà non ti ha scannato o almeno non per il momento" 

Nel frattempo evito di guardarlo in faccia e dedico la mia attenzione alla copia dell'accordo firmato che è rimasto sulla mia scrivania. Lo afferro e lo ripongo in una cartellina

Io: "Volevi dirmi qualcosa? C'è qualche problema con la vettura?"

E' un attimo che lui fa il giro della scrivania e io me lo trovo di fronte, poggia le sue mani ai lati del mio collo e mio obbliga a guardarlo negli occhi. Il suo sguardo saetta sul mio viso, i suoi occhi sono pieni di preoccupazione. 

Charles: "Ti fa male qualcosa? Dove ti ha fatto male?" 

Io mi distacco dal suo tocco, per quanto mi era mancato, mi erano mancati da morire i suoi occhi, io ricordo ancora Budapest. Lo sorpasso e mi avvicino alla libreria per riporre la cartellina

Quando il "rosso" lo hai nel sangue // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora