«Papà, ehy...con oggi sono dieci giorni che sei rinchiuso in questa stanza, che i tuoi occhi sono chiusi, che non sento la tua voce. Mi manchi molto, sai?» e stringeva una sua mano tra le sue, mentre piangeva con tono sommesso. «La mamma tenta di essere forte senza di te, ma - »
Dopotutto andarlo a trovare, era diventata ormai una tappa fissa per entrambe le donne che sconfortate e tristi, pregavano per quel dolce uomo che invano, giaceva su quel lettino di ospedale.
Natalie peró, era fermamente convinta che egli prima o poi, si fosse destato da quel sonno intramontabile - tornando così, vigile e sereno tra le braccia della propria famiglia.
«Mi senti? Io sono qui, entrambe ci siamo - noi stiamo bene, noi siamo forti, noi ti as-aspettiamo» e prese respiro, schioccando la lingua al palato. «Spiegare o solamente pensare a come mi sento - a cosa provo in questo momento, è complicato...percepisco l'aria più stretta, la mente più ovattata, il cuore pesante. Sei il mio punto di riferimento, la mia forza - e l'idea di perderti, l'idea che questo maledetto incidente ci possa allontanare..» la voce le mancava, le lacrime scendevano impetuose sul suo volto provato. «Sono consapevole che dovrei essere forte per me e la mamma ma non voglio credere di dover rinunciare a noi, alla nostra famiglia -» concluse con il capo chino sul petto di Carl, che cadenzato si muoveva su e giù, mentre il suo viso - apparentemente riposato, rimase ancora una volta, impassibile: le palpebre abbassate, la bocca morbida e ben delineata e la sua carnagione leggermente più pallida e fredda al tatto.❀ ❀
Contea di Ventura - 15 Novembre 1999
Natalie scrutava con attenzione ogni minuzioso dettaglio di quel posto, da dietro le scure vetrate del SUV. Era nervosa, visibilmente: la chioma raccolta in una coda alta, le labbra tese, il respiro cadenzato e le mani intrecciate sopra le gambe.
Bill la osservava di tanto in tanto mentre teneva lo sguardo fisso sulla strada e sorridendo sommesso, prese parola. «Il signor. Jackson mi ha ordinato di mostrarti l'intera dimora, in ogni dettaglio» e inspirò, una volta che ella virò l'attenzione nei suoi confronti. «Ha molto lavoro in questi giorni ma non voleva attendere minuto di più, Nat. Desidera che tu veda questa casa»
«Potevo aspettare, dopotutto ci sono altre priorità al momento» e si chiuse nelle spalle, sospirando. «Mi dispiace che tu debba..»
«Oh Nat» l'interruppe l'altro, battendo una mano sullo sterzo. «Per me è solo un piacere, sai della stima che nutro nei tuoi confronti. E poi se Michael mi ha chiesto questo, io esigo» e la fece ridere di gusto, mentre entrambi lasciarono il grande mezzo, dirigendosi a passi distesi, lungo la minuta stradina imbrecciata che conduceva al piccolo cortile che affacciava sul mare - con lui che la aiutava a camminare, dato che si sentiva leggermente impacciata a causa delle stampelle.La dimora era ampia, spaziosa e luminosa. Natalie schiuse le labbra appena vide la maestosità di quel posto, rimanendo come abbagliata da tutto quel bel vedere - dopotutto immaginava che Michael non avesse badato a spese, ma come ogni volta, era capace di superare di molto le sue aspettative.
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𝐓𝐡𝐞 𝐁𝐫𝐞𝐚𝐭𝐡 | 𝐌𝐉
Fanfiction[ IN REVISIONE E IN CORSO ] California, 1999. Michael Jackson, reduce dal suo ultimo tour mondiale e due matrimoni - destinati a sgretolarsi mano a mano che il tempo passava. Vive la sua vita - eccentrica e di fama - prossimo a nuovi progetti music...