𝚁𝚞𝚐𝚒𝚊𝚍𝚊 {𝟝/𝟝}

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«Natalie, sono ore che provo a chiamarti» e prese fiato, serrando le dita magre e leggermente umide per via della forte tensione, intorno la cornetta

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«Natalie, sono ore che provo a chiamarti» e prese fiato, serrando le dita magre e leggermente umide per via della forte tensione, intorno la cornetta. «Mi hai fatto preoccupare. È successo qualcosa?»

Ella rimase in silenzio, tamponando il viso bandito di sudore con un morbido asciugano, virando la sua attenzione nei confronti di Amanda, impegnata a leggere dei documenti vari. «Ero solo impegnata, Michael» rispose freddamente, rimanendo vaga.
Dopotutto era ferita, ferita che egli le avesse nascosto qualcosa di così importante in quanto era abituata al fatto che loro, potessero parlare di tutto.

«Oh..» e schioccò la lingua al palato, serrando le labbra in una linea dura. «Parlami, ti prego» e la voce gli venne a mancare, mano a mano che la percepiva distante, lontana. «Sono passate quattro settimane da quando non ti vedo, e due giorni da quando..»
«Sei stato impegnato, hai detto» lo interruppe, indossando una felpa nera, di pile. «In fondo eri su tutte le copertine dei giornali, anzi« e ridacchiò con fare sarcastico. «Eravate» concluse, alludendo alle foto del moro in compagnia della moglie, a quel ristorante di lusso.

«Natalie..» e si sedette sul divanetto in pelle, all'interno del suo ufficio. «Che succede? Di cosa parli?» chiese, giocherellando con l'orlo perfettamente cucito, della sua maglia.

Lei sollevò lo sguardo al cielo, sorseggiando il suo succo d'arancia, mentre era ancora in pausa. Amanda le venne incontro, abbozzando un sorriso complice quando, intravedendo la sua espressione turbata, anch'ella divenne seria nel medesimo istante.
«Michael ora non posso parlare, ho una lezione tra poco» gli rispose, con tono di voce sommesso.
«Natalie, parlami» insistette l'altro, picchiettando con il piede al suolo. «Perché mi stai evitando da un giorno intero?» aggiunse, stizzito. «Se non parliamo, come pensi possa funzionare tra di noi?»

«Se non parliamo, Michael?» ripetè ella, scettica. «Cosa ti aspetti che io ti dica, mh?» continuava, stringendo la bottiglia in plastica con decisione, per contenere il suo nervosismo palpabile. «Cosa ti aspetti, Jackson, da me?»

«Bambina, io..»
«No Michael, niente bambina o altre stronzate simili. Perché non mi hai detto, della cena intima con tua moglie?» mormorò, con voce flebile. «Perché hai preferito inventarti una balla per nascondermi una cosa così?» e prese respiro, virando la sua attenzione altrove.
«Natalie, lasciami spiegare per favore» ribatté l'altro, serrando la mascella in una morsa contratta. «Pensavo che non fosse fondamentale per te saperlo e che così, ti avessi evitato di stare male per una serata di scarso valore per me» aggiunse, percependo un tonfo sul suo cuore e le gambe, tremare sotto la pesante sensazione di totale oblio e preoccupazione. «Insomma era una cena in amicizia, per mantenere un rapporto..»

«In amicizia» lo interruppe ella, ridacchiando infastidita. «E siete stati fotografati mano nella mano, che vi scambiavate sorrisi complici, parole nell'orecchio, carezze..» si spiegò, leggermente scossa al ricordo di quelle immagini. «Michael non prendermi in giro, non trattarmi da stupida, non manipolarmi..»

𝐓𝐡𝐞 𝐁𝐫𝐞𝐚𝐭𝐡 | 𝐌𝐉Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora